Fronte ucraino a rischio, Macron elettorale, e tra Ue e Mosca arriva Xi

Il presidente francese torna a minacciare la Russia: in caso di sfondamento del fronte in Ucraina, l’invio di truppe di terra occidentali non è da escludere. Su Economist, Macron torna su quanto aveva già fatto litigare a febbraio. «Se i russi dovessero andare a sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina, dovremmo legittimamente porci il problema», rilancia.
Mosca: «Lo ripete ogni settimana…». Maria Zakharova beffarda, «Le dichiarazioni del presidente francese sono in qualche modo legate ai giorni della settimana, è una sorta di ciclo».
Da oggi il presidente cinese a Parigi, sperando di calmare i bollenti spiriti del padrone di casa, e quelli meno pubblicizzati dell’altra ospite, Ursula von der Leyen. Poi Xi volerà in Serbia e in Ungheria

Macron minaccia la Russia

Sulle ripetute minacce militari di Emanuel Macron a Mosca, il dubbio politico dei molti detrattori e dei pochi e impauriti sostenitori, resta irrisolto. Forzatura elettorale per vincere la destra filo Mosca della Le Pen dalla destra del fronte Occidentale? L’imporsi come leader militar politico alternativo all’Europa ‘Von der Nato’ tedesca di oggi? O una rivalsa all’espulsione dal nord Africa che fu francese? Risultato raggiunto, spingere Kiev a combattere i russi con qualche arma in più ma solo fino all’ultimo ucraino.

Soldati Nato di nascosto in Ucraina

Per Ora Macron si accontenta di truppe francesi con la Legione Internazionale ucraina. Voci di un reggimento dell’Armèe de Terre pronto a partire e qualche indiscrezione di truppe francesi nell’area di Odessa, avverte Analisi Difesa. Nulla di certo, se non la presenza al fronte di qualche migliaio di combattenti stranieri –notizia nota e con plurime conferme-, per lo più provenienti da Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna e Georgia. ‘Legione Internazionale’ di discusse presenze anche politiche sarebbe di circa 3.100 uomini.

Quei 6mila 800 soldati Nato già in Ucraina

«Foundation to Battle Injustice» russa. La fonte non è certo neutrale, ma fa il pari con le opposte fonti angle-amicane-Nato. E, letti da Mosca, i numeri cambiano. In peggio. 6.800 di soldati e ufficiali di Paese della NATO in Ucraina: di cui 2.500 americani, 1.900 canadesi, 1.100 britannici e circa 700 francesi che avrebbero compiti di consulenza, addestramento, incarichi nei comandi ucraini e forse anche operativi. La stessa fonte inoltre ritiene siano circa 13mila i ‘mercenari stranieri’ che eseguono ordini diretti da strutture di comando NATO.

I primi ‘militi ignoti’ Nato caduti

«Già in passato erano emerse voci di diverse perdite tra i consiglieri militari alleati, bersagli dei missili russi su centri di comando, così come tra i volontari che i russi chiamano mercenari (termine che l’Occidente riservava ai contractors del Gruppo Wagner) sono state registrate ampie perdite sui campi di battaglia», denuncia Gianandrea Gaiani.

Elementi su un vicino crollo ucraino?

Non è solo Macron a temere che il fronte ucraino, in grave difficoltà, possa cedere. E’ anche il Wall Street Journal, voce dell’estabshment economico Usa, a denunciare il rischio di collasso ucraino. Sempre da fonti Usa, le retrovie ucraine vengono bersagliate dai russi che hanno colpito depositi di armi e munizioni appena arrivate da occidente in tre aeroporti e depositi di Odessa mentre il governo di Kiev ha ammesso che la metà delle infrastrutture elettriche sono fuori uso, con la paralisi di attività industriali legate allo sforzo bellico.

Le voci silenziate dell’opposizione ucraina

Il canale Telegram Ucraino ‘Resident’, sempre ben informato sulle attività dello stato maggiore di Kiev, scrive che per tenere il fronte occorrerebbe arruolare un milione di reclute entro il 2026. Soldati da trovare, addestrare ed equipaggiare. Il minimo di personale da mobilitare sarebbe di 350mila uomini: 100mila per le perdite, altrettanti per creare riserve e 150 mila per mandare a casa chi serve da inizio guerra. Ma la nuova legge sulla mobilitazione con l’arruolamento a 25 anni sta solo aumentando diserzioni e le fughe oltre confine, con unità dell’Esercito Territoriale a vigilare frontiere con Polonia, Ungheria e Slovacchia.

Nuovi soldati o carne da cannone?

Sottolineatura di Analisi Difesa: «Arruolare ucraini a forza non farà di loro dei combattenti ma solo carne da cannone. E prima di valutare di inviare truppe europee in Ucraina occorrerebbe chiedersi quanti caduti (nostri, non ucraini) sono considerati accettabili dalla nostra opinione pubblica e dalla classe politica». I fatti e le ciance. Quelle di Macron o del segretario NATO Stoltemberg, secondo cui «l’Ucraina non deve perdere la guerra e la Russia non deve vincerla». Ma la schiera dei politici ‘armiamoci a partire’ non va mai in crisi di arruolamenti.

L’ala destra del fronte anglo americano

Londra anche in conto Usa frena su truppe Nato coinvolte direttamente e insiste sulle armi in mano ucraina attraverso il ministro degli Esteri David Cameron, oggi favorevole all’uso delle armi fornite da Londra a Kiev per attaccare obiettivi all’interno della Russia, con riferimento all’impiego dei missili da crociera Storm Shadow forniti -lo abbiamo appreso da Londra- anche dall’Italia. Alla domanda sulla legittimità di attaccare obiettivi all’interno del territorio russo: «questa è una decisione che spetta all’Ucraina -dice Camerun-, che ne ha il diritto». Altri impegni stracciati.

Memoria di Brexit e di Libia

La valutazione se sia conveniente alzare ulteriormente l’escalation con Mosca per mettere nel mirino di armi occidentali obiettivi all’interno della Federazione Russa, dovrebbe essere molto attenta sia sul piano politico che su quello militare. Sempre Analisi Difesa, va oltre e rinfresca le memorie meno attente sul ministro britannico, da premier promotore del referendum britannico sulla Brexit.

«David Cameron, quando era premier, ha condiviso nel 2011 con il presidente francese Sarkozy e lo statunitense Obama la decisione di muovere guerra alla Libia di Gheddafi destabilizzando il Mediterraneo Centrale e l’intero Sahel».

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