
Frontex è l’agenzia europea più grossa, più costosa e anche più discussa, negli ultimi anni coinvolta spesso illegittimamente nella politica migratoria dell’Unione Europea, la premessa necessaria di Luca Misculin. E il tema del “pull factor”, è alla base dell’ostilità sostenuta e spesso organizzata dagli ambienti conservatori europei alle ONG che soccorrono le persone nel Mediterraneo, accusate sostanzialmente di favorire l’immigrazione irregolare verso l’Europa. Ma cosa dice realmente Frontex, ripulita dalle strumentalità di parte? I rapporti in cui Frontex condensa le sue valutazioni e le condivide con i governi europei, per tenerli aggiornati sulle tendenze nei contesti di cui si occupa.
Il problema è che il governo italiano legge poco e male. Fermo ancora ai rapporti del controverso direttore dell’agenzia Fabrice Leggeri, accusato di molte brutte cose e finalmente costretto alle dimissioni. Da quando Leggeri se n’è andato, nei documenti di Frontex non compare più alcun riferimento al “pull factor” ma a Roma, certo al Viminale orfano Salviniano, non se ne sono accorti. Eppure i documenti sono condivisi col rappresentante del governo italiano dentro Frontex.
Frontex, l’impegno, per un approccio più attento e trasparente sui diritti umani. E ora Frontex condivide ciò che sostengono da anni gli esperti di immigrazione. «La presenza delle ONG – per quanto piaccia poco ai partiti europei di destra ed estrema destra, che le accusano di trasportare migliaia di migranti irregolari in Europa e sottolinea il Post – non alimenta le partenze dalla Libia».
Un articolo degli studiosi Matteo Villa ed Eugenio Cusumano del 2019, aveva rivelato come nel corso dei cinque anni precedenti e nei giorni in cui le navi delle ONG erano presenti al largo della Libia non si era notato alcun aumento di partenze. Villa ha continuato a monitorare la questione aggiornando i suoi dati, ma la tendenza non è cambiata: nei primi cinque mesi del 2021, cioè il periodo del vecchio rapporto citato dal governo Meloni, le partenze dei migranti dalla Libia sono state addirittura superiori nei giorni in cui le navi delle ong non si trovavano al largo.
I rapporti di Frontex sulla Libia citano altri fattori per spiegare l’aumento delle partenze verso l’Italia registrato nel 2022. Esempio le ottime condizioni meteo degli ultimi tempi. In un rapporto di fine settembre Frontex cita anche «una quota minore di interventi da parte delle autorità libiche». Stessa spiegazione ribadita ancora più esplicitamente a fine novembre: «Le scarse prestazioni delle autorità libiche nell’est della Libia stanno condizionando direttamente i numeri degli arrivi in Italia».
ONG neppure nominate mentre il governo italiano lo accusava di essere dietro all’aumento degli arrivi via mare in Italia, tanto che il vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, chiese loro di smettere di «organizzare il trasporto di immigrati clandestini». Dichiarazione azzardate a parte, va anche detto che non tutti dentro Frontex, ovviamente, hanno cambiato idea: a fine novembre una fonte interna dell’agenzia ha ribadito al sito di news Euractiv che, a suo dire, la presenza delle ONG continua a rappresentare un fattore di attrazione per i migranti che partono dalla Libia per cercare di arrivare in Italia via mare.
Il ministero degli interni italiano
Una fonte anonima, sentita dal Post, racconta che a ogni riunione tenuta col ministero dell’Interno italiano negli ultimi anni, il “pull factor” è sempre emerso come un elemento certo e indiscutibile, un dato di fatto. A i fatti raccontano una realtà diversa: al momento non esiste nessun dato a sostegno di questa tesi (anche Frontex, nei documenti precedenti al marzo 2022 in cui cita il “pull factor”, lo ha attribuito a ‘informazioni di intelligence’, nulla di più antiscientifico e sospettabile.
Non è nemmeno chiarissimo da dove sia emersa questa teoria. Alcuni la fanno risalire a una lettera che nel 2016 alcune guardie di sicurezza nell’equipaggio di una nave di Save the Children inviarono ai servizi segreti italiani e ad alcune procure, ipotizzando rapporti fra ONG e trafficanti di esseri umani. Infiltrati e spie. E a dicembre di quell’anno il Financial Times riportò dei primi sospetti dell’agenzia sulle ONG che Frontex aveva costruito durante il mandato di Leggeri, «cioè di un’agenzia che aveva come obiettivo quello di chiudere un occhio e agevolare le guardie di frontiera europee nel tenere fuori dal territorio dell’Unione Europea il numero più alto possibile di persone». A prescindere da leggi e umanità.
Il governo italiano però non sembra avere recepito il riallineamento di Frontex, contenuto in diversi documenti pubblicati da marzo fino a poche settimane fa. La scorsa settimana la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervistata dal Corriere della Sera, ha detto: «non sono io ma l’agenzia europea Frontex a dire che alcune ONG rappresentano un fattore di spinta dei flussi di migranti illegali, con conseguenze sia sugli arrivi che sui morti in mare. Penso che uno Stato serio non possa tollerare questi fenomeni di illegalità». Uno Stato serio non racconta neppure frottole su documenti scelti a proprio comodo politico, e non i più aggiornati.