
Quest’anno Varsavia ha deciso di escludere quei primi liberatori, quando di quell’orrore in casa, nessuna notizia di fonte polacca era trapelata, e tanti hanno notato che l’assenza russa è un’imperdonabile anomalia. Ovviamente la decisione è legata all’invasione putiniana dell’Ucraina, e all’appoggio totale che la Polonia continua a fornire alla resistenza di Kiev.
Come tutti sanno, polacchi e russi sono nemici storici e non si sono mai amati. Anche perché la Polonia ha subito l’occupazione russa tanto nel periodo zarista quanto in quello sovietico.
Vi sono poi numerosi episodi oscuri che coinvolgono i due Paesi. E’ sufficiente citarne un paio. Il massacro di un gran numero di ufficiali polacchi, avvenuto nel 1940 nel campo di prigionia sovietico di Katyn. E poi il fatto che l’Armata Rossa, giunta alla periferia di Varsavia nel 1944, lasciò che i tedeschi radessero al suolo la città senza intervenire.
Tuttavia occorre chiedersi se tali episodi, unitamente alle occupazioni che la Polonia ha dovuto subire a più riprese, giustifichino davvero l’esclusione dianzi menzionata.
A me non pare, poiché essa rappresenta una negazione della storia. Nonostante i molti crimini di cui il regime staliniano si è macchiato, non si può disconoscere l’importanza del contributo russo alla liberazione dell’Europa intera. In sua assenza, inglesi e americani avrebbero faticato molto di più a sconfiggere Hitler, e qualcuno sostiene addirittura che non vi sarebbero riusciti.
In celebrazioni come queste, è essenziale che tutti i protagonisti della liberazione siano presenti. L’invasione dell’Ucraina va fermamente condannata, ma in questo caso non c’entra. L’omaggio alla memoria non può essere soggetto ad avvenimenti storici dei nostri giorni.