Aiuti Usa d’emergenza a Kiev e attacco di ‘sospetti partigiani’ in Russia

Kiev, 300 milioni di dollari di armi Usa in emergenza. Una goccia nel mare dei bisogni con la Casa Bianca costretta a forzare un’altra volta le regole per superare un’altra volta l’opposizione del Congresso. Poi la «Legione Libertà per la Russia, Corpo di volontari russi, Battaglione Siberia», incursione in territorio russo anti elezioni, respinta con perdite.

 

Confessione del peggio

Il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan ha annunciato a sorpresa che gli Stati Uniti invieranno un pacchetto di aiuti di armi anticarro, missili antiaerei, proiettili d’artiglieria e munizioni, comprese quelle per il lanciarazzi multiplo leggero M142 Himars. Armamenti per trecento milioni di dollari che non armano neppure un reggimento, dicono gli specialisti. Tuttavia, lo stesso alto funzionario avvisa che gli aiuti decisi oggi «potranno soddisfare le esigenze delle Forze armate di Kiev solo per qualche settimana in assenza di fondi aggiuntivi».

Ucraina strumento elettorale Usa

Noto al mondo come, la Camera dei rappresentanti Usa, il Congresso a maggioranza repubblicana, non ha ancora votato il pacchetto da 61 miliardi di dollari di auto statunitensi in armi e munizioni già approvato al Senato. La mossa della Casa Bianca avviene in seguito alla visita del presidente e del primo ministro della Polonia a Washington, al discorso del presidente Joe Biden sullo Stato dell’Unione e all’audizione dei vertici dell’intelligence al Congresso, i quali hanno enfatizzato l’importanza di continuare a sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina.

Sedicenti ‘partigiani russi’ al confine

L’incursione del 12 marzo dei ‘sedicenti partigiani russi’ al servizio dell’Ucraina decisamente sospettabili che dall’Ucraina attribuiscono ad una non meglio nota «Legione Libertà per la Russia, Corpo di volontari russi, Battaglione Siberia», che avrebbe condotto una azione armata nelle ‘oblast’, le regioni di frontiera di Belgorod e Kursk è stato respinto dalle Forze armate della Federazione Russa in poche ore. «Gonfiando certamente i numeri –riferisce Mirko Mussetti su Limes-, il ministero della Difesa di Mosca ha riferito dell’eliminazione di sette carri armati nemici, della distruzione di tre veicoli corazzati per fanteria di produzione statunitense Bradley e dell’uccisione di 234 combattenti». Armamenti ‘made in Usa’ chiaramente provenienti dall’Ucraina.

Un micro esercito di infiltrati, l’ipotesi diffusa

Altra informazione esterna alle poco notizia di fonte russa, l’intensificarsi degli attacchi ucraini con droni kamikaze nelle regioni russe di confine lascia supporre la preparazione di ulteriori tentativi di incursione. «Questi atti perlopiù dimostrativi servono primariamente a mettere in cattiva luce il presidente della Russia Vladimir Putin alla vigilia delle elezioni politiche, che lo vedranno quasi certamente riconfermato alla guida del paese». I ‘partigiani russi’ invitano infatti a boicottare le urne, dichiarando illegittime le consultazioni popolari.

Sospetta ‘distrazione di massa’

Una simile incursione nel territorio della Federazione Russa si era già verificata nel maggio 2023, senza alcun risvolto bellico concreto, ricorda ancora Mussett. Lo scopo primario dei vertici ucraini era allora distogliere mediaticamente l’attenzione dalla caduta di Bakhmut. Lettura di attualità, una possibile/probabile crisi militare in corso da cui distrarre l’attenzione internazionale.
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