Le operazioni statunitensi per destabilizzare l’Ucraina e allontanarla da Mosca hanno preso il via già nelle fasi iniziali della Guerra Fredda, almeno a livello di pianificazione. Secondo gli analisti americani una rivolta antisovietica avrebbe goduto di ampio sostegno in diverse aree della Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina e la linea di demarcazione tra ‘pro’ e ‘contro’ «Mosca avrebbe seguito all’incirca lo stesso confine che separa oggi le repubbliche popolari del Donbass di Donetsk e Luhansk e Crimea dal resto dell’Ucraina».
Testuale, da uno studio su «I fattori di resistenza e le aree di operazioni delle forze speciali in Ucraina – 1957”, commissionato dall’US Army al Georgetown University Research Project».
«Uno studio che ricorda nei temi e nell’approccio analitico quelli sovietici emersi dopo la caduta dell’URSS e del Patto di Varsavia in cui si valutavano le possibilità di infiltrare incursori e sobillare rivolte negli stati europei membri della NATO», e anche questo andava detto subito.
La CIA ha declassificato questo studio nel 2014 (l’anno in cui i fatti del Maidan, la piazza di Kiev, portarono al rovesciamento del governo di Kiev vicino a Mosca), che è stato citato nel dettaglio anche dalla BBC in un articolo del 2017 rintracciabile oggi sul web nella versione in lingua russa mentre la versione in inglese appare rintracciabile solo dopo una ricerca sommaria sul sito Stalkerzone, dichiaratamente filo-Mosca. Rimozione politicamente opportuna, con colpevoli facilmente sospettabili.
Gli Stati Uniti durante la presidenza di Harry Truman fecero fronte alla Guerra Fredda intraprendendo la politica di “trasformazione” dei nemici sconfitti (Germania e Giappone) in amici e degli alleati nella Seconda Guerra Mondiale (l’URSS) in nemici.
In risposta all’Operazione Barbarossa, l’invasione nazista della Russia sovietica era stato Harry Truman, nel 1941 ancora senatore, a dichiarare che «se vedessimo la Germania vincere dovremmo supportare la Russia, ma se fosse la Russia prossima alla vittoria dovremmo aiutare la Germania e in questo modo lasciare che ne uccidano il maggior numero possibile». (McCullough, David, 15 June 1992. Truman. New York, New York: Simon & Schuster. p. 262. ISBN 978-0-671-45654-2).
La CIA, istituita proprio da Truman presidente nel 1947, divenne il principale strumento delle operazioni clandestine che hanno caratterizzato la politica estera di Washington.
Lo studio americano del 1957 divideva l’Ucraina in 12 zone, in base alla loto lealtà nei confronti dell’URSS o al sostegno di un’eventuale rivolta contro il governo sovietico tenendo conto che dal 1945 alla metà degli anni ’50 rimasero attive (in Ucraina come nelle Repubbliche Baltiche annesse all’URSS) organizzazioni della resistenza anti-sovietica. Il report riferisce che dopo il 1955 era rimasta in attività solo una sacca di resistenza, nella regione montuosa dei Carpazi.
«La parte occidentale dell’Ucraina – in particolare le regioni di Volyn e di Lutsk, che comprendono città come Kovel, Lutsk, Kostopol e Vladimirovets – venivano giudicate dagli analisti statunitensi le “più promettenti” per scatenare un’insurrezione e per infiltrarvi forze speciali». Il rapporto attribuiva sentimenti antisovietici soprattutto in Galizia (Lvov, Ternopil e Ivano-Frankovsk) nell’area che comprendeva le regioni di Kiev, Cherkasy, Zhytomyr e Khmelnytsk, dove la popolazione locale poteva fornire «un supporto significativo alle forze speciali statunitensi poiché in quest’area ci fu un potente movimento ucraino nel 1917-1921 e durante la collettivizzazione si registrò una forte resistenza armata».
Di interesse per l’infiltrazione di forze speciali, anche l’Ucraina di confine con Ungheria e Romania. Secondo i dati statunitensi in Transcarpazia, dopo la seconda guerra mondiale, operavano formazioni della resistenza antisovietica ucraina a nord di Uzhgorod e nelle zone montuose. Una situazione simile si rilevava nella regione di Chernovtsyi dove ribelli ucraini erano attivi nelle zone montuose. Al contrario, la Crimea e il Donbass venivano definiti come “poco promettenti”, perché la popolazione locale, nella sua maggioranza, era filo-governativa considerandosi, di fatto, russa piuttosto che ucraina.
Nello stesso rapporto la CIA riteneva che anche le ZONE 3, 4, 5 (Odessa, Kharkiv, Zaporozhye) si sarebbero schierate a fianco del Donbass se si fosse scatenato un simile conflitto.
La mappatura dell’Ucraina creata dalla CIA nel 1957 in un contesto in cui si immaginava l’impiego di unità di forze speciali statunitensi a supporto dell’insurrezione. Dopo circa 60 anni non si possono che rivelare diverse similitudini rispetto alla situazione attuale. Dalle regioni certamente filo russe del Donbass a quelle “tendenzialmente” filo-russe di Odessa, Kharkiv, Zaporozhye (e Kherson), fino agli oblast centro occidentali abitati da una popolazione oggi in buona parte ostile a Mosca come poteva esserlo durante la Guerra Fredda nei confronti dell’URSS.
Dopo aver analizzato geografia, sentimento della popolazione e gli obiettivi strategici eventuali per il sabotaggio, il rapporto Cia evidenziava cinque aree dove le forze speciali avrebbero potuto condurre attacchi efficaci, principalmente nelle regioni settentrionali e occidentali ma anche lungo la costa meridionale della Crimea, area ricca di obiettivi militari e infrastrutturali dove secondo il rapporto le forze speciali americane avrebbero contato sul supporto dei tartari di Crimea considerati antisovietici.
«In questo contesto la regione economica più importante, il Donbass, veniva definita assolutamente inadatta a causa della mancanza di posti per mascherarsi, dell’elevata densità di popolazione e di un gran numero di popolazione russa e ucraina russificata».
Il rapporto Cia non contiene indicazioni su tempistiche o condizioni per dare il via a operazioni delle forze speciali statunitensi nell’Ucraina sovietica, ma appare soprattutto come un contributo di analisi utile ad operazioni da attuare in caso di conflitto. Con la conferma storico-politico e strategica che, già nei primi anni della Guerra Fredda l’Ucraina venisse considerata dagli USA «la cerniera che univa la Russia all’Europa in cui evidenziare e prepararsi a colpire i punti deboli e le vulnerabilità di Mosca».
Nel 1997, quarant’anni dopo lo studio commissionato dall’US Army, Zbigniew Brzezinski, politologo statunitense di origine polacca che fu Consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, nel libro “La Grande Scacchiera” teorizzò che senza il controllo dell’Ucraina la Russia avrebbe perso il ruolo di potenza in Europa.
https://www.cia.gov/readingroom/docs/CIA-RDP81-01043R002300220007-1.pdf