L’intelligence di Kiev, l’SBU, ‘Servizio di sicurezza dell’Ucraina’ (Služba bezpeky Ukraïny), o forse l’intelligence militare Gur, sarebbe riuscita a mettere in piedi una rete di sabotatori operativi in territorio russo, da Mosca e da altre città della federazione. Obiettivo, destabilizzare il quadro politico russo e a costringere la Difesa russa a distrarre uomini e mezzi dai territori occupati, scrive Mauro Indelicato su InsideOver. Tutto molto credibile, tutto mai dimostrabile. Salvo le rivelazioni più o meno innocenti dagli Stati Uniti.
Il report della Cnn ha tratto spunto sia dalle rivelazioni di funzionari dell’intelligence Usa –fonte fortemente sospetta-, ma anche dai documenti trafugati dalla Difesa nello scandalo sui leak del Pentagono trafugati da un estremista di 22 anni stupidamente arruolato. La convinzione dei servizi di sicurezza Usa è che in Russia operino delle cellule agli ordini di Kiev, e se non lo sanno loro che in Ucraina contano… Intelligence ma forse non proprio ufficiale. Diciamo una parte semi occulta dell’intelligence di Kiev. Qualcosa di più serio dell’italiana ‘Gladio’ della guerra fredda, che esisteva per pochi.
Le cellule operanti dal territorio russo riceverebbero istruzioni su quando, dove e come colpire. Secondo la Cnn, Kiev è arrivata a sviluppare questa rete dopo mesi di addestramento dei gruppi filo ucraini. La scelta di operare direttamente in territorio russo sarebbe stata presa da ristretti ambienti dei servizi di intelligence ucraini, con la benedizione però anche di parte delle autorità politiche.
Nel reportage americano è stato citato uno dei documenti trafugati dal Pentagono, in brano secondo cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky avrebbe personalmente suggerito a fine febbraio di colpire l’oblast di Rostov e, in particolare, i luoghi di raduno delle truppe russe poi impiegate nel sud dell’Ucraina. La rete di simpatizzanti filo Kiev in Russia sembrerebbe molto estesa: all’interno ci sarebbero ‘semplici sabotatori’, assieme a tecnici addestrati all’utilizzo dei droni.
Accettato che i servizi segreti ucraini sono riusciti a costituire una rete più o meno fitta e operativa di simpatizzanti in Russia, resta da capire in che modo Kiev sia riuscita ad addestrare, finanziare e armare le cellule a propria disposizione, si interroga Mauro Indelicato. Risposta ‘scandalo’ ma purtroppo credibile, la corruzione. «Il contante – spiegano alla Cnn due funzionari europei – può fare miracoli. Specie in zone dove la sopravvivenza è avvertita come un problema di tutti».
Kiev avrebbe fatto leva su questa debolezza di Mosca, riuscendo quindi a corrompere guardie di frontiera e altri funzionari della sicurezza. «In tal modo l’intelligence ucraina è riuscita a far passare dall’altra parte del confine i soldi e i materiali destinati alle cellule pro Kiev. Compresi i mezzi per costruire e assemblare i droni, circostanza che potrebbe spiegare gli attacchi compiuti nell’ultimo mese contro il Cremlino e contro quartieri residenziali di Mosca».
I principali alleati ucraini, quelli che certamente sanno –Usa e Gran Bretagna, forse Varsavia-, sembrano approvare le azioni oltre confine. Salvo non esagerare. Come nel caso dell’omicidio di Daria Dugina, la figlia del politologo Alexander Dugin uccisa ad agosto in un attacco a Mosca che gli Usa hanno attribuito a Kiev. In quell’occasione, il Pentagono si è mostrato irritato nei confronti dei servizi ucraini per via dei possibili danni di immagine e di eventuali rappresaglie.
Dal reportage della Cnn è emersa una posizione favorevole da parte degli Usa alle sortite di Kiev. Tra i documenti trafugati dal Pentagono ad esempio, c’è anche un’informativa della Cia indirizzata a Kyrylo Budanov, capo del servizio segreto militare ucraino, il Gur. Nel documento, i funzionari Usa hanno invitato Budanov ad autorizzare azioni in territorio russo solo a partire dal periodo successivo al primo anniversario della guerra. Altri funzionari ovviamente anonimi, a copertura, hanno dichiarato legittimi gli attacchi ucraini oltre confine per obbligare i russi a dirottare uomini e mezzi dai territori ucraini occupati.
Non è certamente un caso che nei giorni scorsi il ministro degli Esteri britannico, James Cleverly, abbia giustificato gli attacchi ucraini anche sotto il profilo giuridico. «L’Ucraina ha il diritto di proiettare la forza oltre i suoi confini per minare la capacità della Russia di proiettare la forza nella stessa Ucraina – ha dichiarato – Obiettivi militari legittimi oltre i propri confini sono riconosciuti a livello internazionale come parte dell’autodifesa di una nazione. Dovremmo riconoscerlo».
Dimenticata dal ministro è la differenza tra il ‘riconoscere’ e il ‘favorire’, se non addirittura ‘sollecitare’ o ‘aiutare ad organizzare’. La lettura possibile da parte dei pessimi a Mosca, con la tentazione di restituire.