La Gran Bretagna isola ad un braccio di mare dal Continente, affacciata sull’Atlantico e sul mare del Nord. Essere completamente circondata dal mare non sempre ha tuttavia garantito sicurezza, né ha costituito un baluardo impenetrabile contro le invasioni: i primi infatti furono i Romani nel 56 a.C. cui seguirono i danesi nell’Ottavo secolo. La più famosa invasione subita fu senza dubbio quella normanna condotta da Guglielmo il Conquistatore: nella battaglia di Hastings nell’ottobre 1066 un esercito composto da normanni, bretoni e francesi sconfisse i sassoni e cominciò una mal sopportata dominazione straniera, anche se per molti storici si trattò piuttosto di un lungo processo di reciproca assimilazione culturale e linguistica.
Fu tuttavia l’ultima volta in cui un esercito straniero sbarcò in forze sull’isola, ma si trattò anche di uno spartiacque fondamentale nella storia e nella cultura dell’isola. Incauti e baldanzosi, cinque secoli dopo, ci provarono gli spagnoli: nel 1588, durante il regno di Elisabetta I, una potente flotta di pesanti galeoni carichi di soldati fu respinta dalle più agili navi inglesi che furono però aiutate anche da una violenta tempesta.
Il mare, da fossato d’acqua, divenne così progressivamente la più grande opportunità britannica per sviluppare commerci oceanici e conquistare colonie in tutto il mondo. Altri tentativi di sbarcare in Inghilterra furono quello di Napoleone all’inizio dell’Ottocento che concentrò un’armata grandiosa a Boulogne e quello assai più maldestro dei nazisti durante la guerra mondiale: convinti che la sola superiorità aerea fosse determinante, martellarono di bombe le città inglesi suscitando al contrario un vivo spirito di resistenza che non riuscirono mai ad incrinare.
Nel punto più stretto il canale della Manica, il tratto di mare che separa le coste inglesi da quelle francesi, misura poco più una trentina di chilometri da Dover a Calais: per secoli, per questa sua limitata estensione, è stato considerato il punto di passaggio più comodo, ma anche il più pericoloso per eventuali sgradite sorprese. La stessa città di Calais del resto, conquistata dagli inglesi nella guerra dei Cento Anni nel 1360, tornò francese solo nel 1588, cioè oltre un secolo dopo, ma da quel momento in poi nessuno occupò più contemporaneamente ambedue città. Il braccio di mare si potrebbe quindi considerare una sorta di barometro delle relazioni anglo-francesi, come testimoniano tanti apprestamenti difensivi lungo le coste.
Nel 1785 lo stretto fu attraversato con un pallone aerostatico, ma – sebbene i protagonisti dell’impresa fossero un francese e un americano – la cosa non suscitò vive preoccupazioni; ben diverso fu quando nel 1802 si diffuse la voce che un ingegnere francese aveva progettato lo scavo di un tunnel sottomarino. All’epoca si trattava di un progetto a dir poco temerario, ma anche assai inquietante per gli inglesi che nutrivano scarse simpatie per Napoleone ed anzi stringevano la Francia in un blocco navale commerciale.
Altri progetti furono annunciati da ambo le parti nella seconda metà dell’Ottocento, ma difficoltà tecniche e costi smisurati fecero recedere dai propositi. In verità però l’eventualità di un passaggio attraverso lo stretto al di fuori delle consuete rotte marittime impensieriva non poco. Francia e Inghilterra negli stessi anni si stavano infatti spartendo il mondo conquistando colonie in Asia e in Africa e non erano intenzionate a stringere altri accordi. Passarono due guerre mondiali e l’impero britannico si ridusse drasticamente, ma nel 1955 ad emettere un giudizio netto sull’inopportunità di un tunnel intervenne perfino il ministero della difesa inglese.
Tra sogni e realtà si arrivò così al 1984, quando furono discussi alcuni progetti di collegamento terrestre tra Francia e Inghilterra. Scartate varie ipotesi, tra le quali un ponte sospeso, l’anno successivo si optò per un tunnel ferroviario per la cui realizzazione fu prima sottoscritto un accordo franco-britannico e poi costituito un consorzio tra imprese dei due paesi. A dare un segnale di fattibilità si aggiunse anche un altro accordo: i ministeri della difesa di Francia e Gran Bretagna stabilirono che in caso di guerra il tunnel sarebbe stato comunque bloccato. Prima della caduta del Muro qualcuno temeva ancora che i carri armati del Patto di Varsavia potessero dilagare nel Kent. Seguì infine una forte pressione da parte del primo ministro britannico dell’epoca, Margareth Thatcher, che, prima di iniziare i lavori, volle la certezza assoluta di escludere ogni possibilità di garanzie economiche da parte dello stato.
I lavori iniziarono in Inghilterra nel 1987 e l’anno successivo in Francia impegnando per sette anni quindicimila operai ed imprese di tutta Europa. Date le caratteristiche dell’opera, gli sforzi furono enormi e i costi preventivati furono superati, ma nel 1994 fu conclusa: due tunnel ferroviari a senso unico e un tunnel centrale destinato al traffico motorizzato e al soccorso collegano ora Coquelles in Francia a Folkestone in Gran Bretagna.
Quotidianamente sono attraversati da decine di convogli ferroviari destinati ai passeggeri e alle merci, ma – nonostante il traffico sia aumentato progressivamente – lo stesso non si è verificato con gli introiti della società di gestione che non hanno prodotto i dividendi sperati.
Ultime in ordine di tempo, Brexit e pandemia hanno reso più complicate alcune procedure doganali, ma andare in treno da Londra a Parigi e magari proseguire per Francoforte o Berlino è molto di più di un semplice viaggio.