
La socialdemocratica Marin, ha fatto ancora recentemente un paio di dichiarazioni che hanno spinto al rialzo la tensione col permaloso vicino russo. La Marin si è spinta anche a promettere all’Ucraina aerei da guerra, quando gli altri Stati Nato, invece, facevano finta di discutersela, nel tentativo di prendere tempo. Alla spericolata premier, ovviamente, hanno subito risposto i suoi principali avversari: il conservatore Petteri Orpo (della Coalizione nazionale) e la “populista” di destra Rikka Purra (Partito dei finlandesi).
Naturalmente, l’hanno accusata di avere fatto il passo più lungo della gamba. Anche se nessuno si sogna di manifestare la benché minima simpatia per le tesi di Putin. È solo una questione di strategia o, se vogliamo, di opportunità. I due ‘competitors’ chiedono alla Marin maggiore prudenza, anche se sanno che l’80% dei finlandesi è ora, dichiaratamente, a favore dell’ingresso nella Nato. Sanno, però, di essere la ‘marca’ di confine, e che se le cose dovessero prendere una brutta piega, proprio la Finlandia sarebbe la prima a dover pagare dazio.
In questo momento, secondo i sondaggi, il partito conservatore di Orpo avrebbe una maggioranza relativa intorno al 21%. La Marin e la formazione populista di Rikka Purra vengono date entrambe al 19%. Segue un’altra squadra di gruppi politici frammentati, con alcuni dei quali bisognerà discutere per promuovere un eventuale nuovo governo di coalizione. Sempre che i ‘polls’ siano affidabili. Oltre ai temi di politica estera, sul tavolo c’è un ampio contenzioso, riguardante la crisi economica, la riforma del welfare, la pressione fiscale e l’atteggiamento da assumere nei confronti dei flussi migratori.
L’Economist ha fatto una analisi alle strategie di finanza pubblica della Marin, sottolineando come la premier perpetui le vecchie ricette di sussidi ed entrate ‘provenienti dalla crescita’. Peccato, però, che gli indicatori p5revedono che nel 2023 l’aumento del Pil finlandese dovrebbe fermarsi a un misero +0,2%. Il resto, ha fatto capire il governo, dovrebbe arrivare dalla lotta all’elusione fiscale. Che poi, tradotto in termini pratici, significherà aumentare la tassazione indiretta. Già ora, Helsinki sopporta un astronomico 29% del bilancio statale, rivolto alle spese per il welfare.
Un carrozzone che non è sempre un modello di efficienza. Anche la propensione alla spesa ‘allegra’ da parte della Marin, negli ultimi anni, non è un buon biglietto da visita nei confronti degli elettori, a cui ora si chiedono sacrifici. La spesa per la difesa è aumentata notevolmente, ma gli stessi Alti comandi finnici minimizzano la presunta minaccia russa. Il generale Sami Nurmi ha dichiarato che la maggior parte delle truppe di Mosca lungo la frontiera con la Finlandia, è stata ritirata per essere riposizionata altrove. E lo schieramento preesistente avrà bisogno di almeno cinque anni, per tornare a essere operativo.
Ragion per cui, al momento sembrano decisamente esagerate le voci di possibili ‘attacchi’ provenienti da est. Un’ultima considerazione va fatta sull’ingresso della Finlandia nella Nato. Ottenuta pregando e facendo mille concessioni a un autocrate senza scrupoli come Erdogan. Chi fa queste cose, non può certo poi impartire lezioni agli altri sul rispetto dei diritti civili.