
L’Arabia Saudita rimane alleata chiave degli Stati uniti in Medio Oriente, ma si fa coccolare da Cina e Russia, si riavvicina all’Iran, dialoga con Israele, investe in Africa e tiene in piedi regimi amici. Un modello capitalista trasferito nel medioevo dei poteri del despota, in racconto, dove il Re assoluto «baratta privilegi economici con l’eguaglianza sociale, che non prevede diritto di sciopero e vieta per legge la formazione di sindacati dei lavoratori», insiste Chiara Cruciati. «Un sistema tenuto in piedi dalle risorse energetiche ma intenzionato a diversificare la propria economia, di cui il trattamento della popolazione migrante è uno degli specchi».
Ali al-Ahmed, analista saudita e fondatore del think tank Institute for Gulf Affairs, o è molto coraggioso e lontano da Riyadh o è incosciente, senza memoria del dissenso di Khashoggi. «L’Arabia saudita ha una storia di massacri. È successo spesso in passato, stavolta se ne parla perché i numeri sono elevatissimi. Ma ha sempre implementato un enorme sistema di sicurezza ai confini con lo Yemen. Da anni quella frontiera è attraversata a piedi, si paga qualcuno per passare attraverso i posti di blocco senza essere individuati. I sauditi hanno messo in piedi una barriera militare, moltissimi soldati e armi pesanti. Nel 2009 pubblicai un video su YouTube: sauditi che catturavano yemeniti, ne uccidevano alcuni, altri ne torturavano. YouTube lo ha rimosso».
Eppure il 35% della popolazione presente in territorio saudita è composta da lavoratori migranti. Sono fondamentali all’economia interna. I lavori manuali, nel regno, sono svolti da migranti. La maggior parte proviene dal subcontinente indiano, India, Bangladesh, Pakistan. Arrivano per lo più legalmente. Ma c’è stato anche un aumento della manodopera africana, persone provenienti da Uganda, Etiopia, Kenya, Somalia. Riyadh ha un sistema di quote per i lavoratori di diversi Paesi. Non ingegneri o lavoratori istruiti, ma poco qualificati.
Tra le follie del sistema. «Ora sono gli stessi migranti a dover pagare il permesso di soggiorno. In Arabia saudita e paesi del Golfo non ci si può muovere, non si può acquistare un telefono e nemmeno salire su un Uber se non si mostra una carta di identità».
«I sauditi hanno bisogno di migranti se questi sono legali, se hanno i documenti, se pagano. Altrimenti, non hanno pietà. In passato, se un lavoratore bengalese si ammalava, andava all’ospedale pubblico. Ora ha bisogno di un’assicurazione». Ma l’occidente dei diritti umani? Il governo statunitense e quelli europei non hanno detto nulla. «Viviamo in un mondo molto razzista: quegli etiopi non contano molto».
Il Venezuela ha molto più petrolio, è più vicino agli Stati uniti ed è più democratico dell’Arabia saudita. Washington acquista pochissimo petrolio saudita. Il Venezuela ha molto più petrolio, è più vicino agli Stati uniti ed è più democratico dell’Arabia saudita. Ma non vedremo Biden fare di Riyadh uno Stato paria, anzi: sta modernizzando le forze armate saudite, l’addestramento dei soldati, il sistema delle corti marziali…aiuta i sauditi a creare un più moderno esercito razzista.
A Usa, Regno Unito ed Europa non piace avere un governo nazionalista che mette i propri interessi davanti a quelli stranieri. Per molti versi vivono ancora nel periodo coloniale: l’occupazione per invasione forse è finita, ma l’egemonia no.
All’origine delle forzature sui lavoratori migranti di cui abbiamo detto, le città da fantascienza per un paradiso tecnologico senza precedenti da 500 miliardi di dollari che il principe-Re vuole realizzare entro il 2030. Poco importa delle 20.000 persone che dovranno lasciare le loro terre che vivevano da centinaia d’anni nella provincia nordoccidentale di Tabuk per fare spazio a Neom. Una città da sogno 33 volte più grande di New York , dove sarà inondata di scienziati, startup tecnologiche, ricchi investitori, ma anche turisti ad altissimo reddito. E anche il calcio con i campioni più costosi già arruolati.
Una città tecnologica di 26.500 chilometri quadrati sulle rive del Mar Rosso, qualcosa che il pianeta non ha mai visto prima. I funzionari sauditi promettono robot e macchine volanti. Il mezzo di trasporto qui sarà un aerotaxi autonomo, così come le strade saranno per le persone, e la città avrà anche un’enorme località balneare per turisti facoltosi.
Come lo descrivono, è «il piano più ambizioso del mondo». In attesa del futuro fantascientifico, il presente è socialmente vincolato al passato medioevale pre moderno.