
Per Israele ultradestro, integralista e teocratico, una brutta notizia tira l’altra. L’Arabia saudita, candidata a favorire la normalizzazione dei rapporti tra paesi arabi e Stato ebraico, grazie alla diplomazia cinese si sta riconciliando con l’Iran nemico di Israele e a inizio settimana ha ricevuto a Riyadh i leader del movimento islamico Hamas. Il trattato di pace con il Sudan, ora precipitato in violenti scontri tra i militari golpisti, diventa il futuro del mai per la visita di Coheb a Khartoum prevista qualche settimana fa. Governo il stallo tra protesta democratica che riempie le piazze, e i ricatti della ultra destra religiosa e razzista, cerca qualche successo diplomatico che non trova più nel mondo, segnala Michele Giorgio su ‘Pagine Esteri’.
Ma chi è che vuole ‘sporcarsi’ con un governo moribondo? E Cohen, ieri ha dichiarato che è sul tavolo una sua visita a Riyadh anche se la data non è stata fissata. Classico coniglio dal cilindro, illusionismo. Un modo per parare i colpi e fare pressioni sulla monarchia Saud.
«A Baku invece le cose vanno sempre meglio per Israele e i suoi piani strategici militari ed economici», il messaggio ufficiale. Della delegazione al seguito di Cohen hanno fatto parte anche una trentina di imprenditori, precisa Michele Giorgio, a testimoniare l’intenzione israeliana di aumentare la vendita di armi all’Azerbaigian: sono stati droni killer israeliani che hanno consentito i successi militari di Baku a danno degli armeni nella regione contesa del Nagorno-Karabakh. Oltre a ‘normali’ scambi commerciali che si aggirano al momento intorno ai 200 milioni di dollari all’anno. In cambio, gli azeri coprono il 30% del fabbisogno israeliano di petrolio.
Visita di stato col presidente Ilham Aliyev e ministri, due settimane dopo l’inaugurazione dell’ambasciata azera a Tel Aviv, la prima in Israele di un paese a maggioranza sciita. I media israeliani hanno dato molto spazio al viaggio del ministro degli esteri a Baku descrivendolo come una risposta alla «crescente influenza dell’Iran nella regione». «Israele e Azerbaigian stanno rafforzando la loro alleanza politica e di sicurezza» si legge in un comunicato diffuso da Cohen, «ho incontrato il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e abbiamo parlato delle sfide strategiche che condividiamo, in primo luogo la sicurezza regionale e la lotta al terrorismo».
Quindi il ministro israeliano è andato al punto centrale. L’Azerbaigian, ha detto, gode di una posizione strategica nel Caucaso meridionale. Intenti sempre bellicosi e non velati.
Più volte si è parlato dell’Azerbaigian, che mantiene rapporti tesi con Teheran, come di una possibile base per un attacco israeliano alle centrali atomiche iraniane. Baku ha smentito, anche di recente, questa opzione. Tuttavia la distanza e la necessaria violazione dello spazio aereo di alcuni paesi, rendono complesso un raid di cacciabombardieri da Israele fino all’Iran. Problemi che si risolverebbero se gli aerei da combattimento dovessero decollare dall’Azerbaijan. Ma in quel caso Aliyev sa che il suo paese subirebbe la rappresaglia dell’Iran.
Al momento, e su questo non ci sono dubbi, Israele mantiene una forte presenza di intelligence a Baku e Tehran ha irrigidito ulteriormente la sua linea nei confronti dell’Azerbaigian. I due paesi hanno avuto colloqui di recente per allentare la tensione ma i rapporti restano difficili.