Mar Rosso, attacco Usa contro gli Houthi, rischio nuovo fronte di guerra

Un’altra guerra. Mar Rosso, tutta la potenza di fuoco Usa con un centinaio di cruise e Tomahawk. In campo anche gli Eurofighter di Londra per mettere fine agli attacchi yemeniti alle navi commerciali. Un’altra piazza araba inferocita nello Yemen. Gli Usa: «Difendiamo il commercio mondiale nel Mar Rosso», ma anche Israele. E la guerra è sempre di più ‘nord contro sud’, con l’Occidente molto solo e sempre meno amato. Si teme l’escalation. Sale il prezzo del greggio. Rischio speculazioni e Italia nei guai.

All’alba nuovo attacco americano. Per Mosca è ‘un’escalation distruttiva. «L’Italia è stata avvisata dell’attacco’ ma non è stata chiesta la sua partecipazione. Il rischio di una guerra allargata, e le defezioni di Francia, Italia e Spagna»

All’alba il bis

Yemen, all’alba nuovo attacco americano contro gli Houthi. In azione anche Gran Bretagna e otto Paesi alleati. Per Mosca è ‘un’escalation distruttiva. ‘L’Italia è stata avvisata dell’attacco” ma non è stata chiesta la sua partecipazione

Medio Oriente islamico sempre più arrabbiato

«Gli attacchi guidati dagli Stati Uniti contro gli Houthi suscitano indignazione in tutto il Medio Oriente». Il titolo del New York Times già spiega efficacemente un dato di fatto: ogni intervento armato americano cerca forse di chiudere una crisi, ma ne apre di sicuro altre due o tre. Il blitz compiuto nello Yemen assieme agli inglesi, contro alcune basi dei ribelli Houthi, ha già prodotto un paio di inconfutabili risultati. Tutti negativi.

Problema Iran e subito petrolio

Quello più eclatante, anche se ritenuto ‘a bassa probabilità’, potrebbe venire per ultimo ed essere ciò che tutti temono di più: un coinvolgimento diretto dell’Iran in un conflitto allargato. Una evenienza che aprirebbe scenari apocalittici. Per ora, il primo evidente effetto è quello relativo al prezzo del petrolio, che si è subito impennato. L’economia è fatta di aspettative. E i mercati internazionali non credono affatto che Biden e Sunak, utilizzando solo e sempre la forza, possano magicamente rasserenare il clima infuocato esistente nel Mar Rosso, chiaramente influenzato da ciò che succede a Gaza.

Dunque, il costo del Brent è salito del 4%, sfondando la barriera degli 80 dollari. Per ora non è un contraccolpo allarmante, ma gli esperti dicono che nuovi guai potrebbero essere in arrivo. Dipende anche dalle foie belliche del Pentagono.

Allargamento del conflitto

Finora, gli Houthi avevano attaccato quasi sempre navi porta-container, evitando perlopiù di prendere di mira petroliere e unità cariche di GNL. Ma adesso, la decisione di bombardarli, presa dalla Casa Bianca e da Downing Street, rischia paradossalmente di complicare le cose. Esperti di geopolitica yemenita, citati dal New York Times, hanno dichiarato che, addirittura, «le milizie sciite Houthi hanno accolto con aperta gioia l’intervento aereo degli Stati Uniti». Insomma, la reazione armata di Biden è proprio quello che cercavano, e il Presidente americano sarebbe caduto nel loro trappolone.

«Sperano di vedere una guerra regionale allargata e sono ansiosi di essere in prima linea», sostiene Hannah Porter, della società britannica di consulenza ARK Group. Mohammed Abdul Salam, portavoce dei ribelli yemeniti, parlando ad Al Jazeera: «Ora la nostra risposta sarà senza dubbio ancora più ampia».

Terzo fronte di guerra

I guerriglieri sciiti dichiarano di essere gli unici ‘veri’ sostenitori armati di tutti i palestinesi, che muoiono a Gaza e nella Cisgiordania. Per questo, il blitz anglo-americano diventa un altro macigno gettato nella palude mediorientale. Detto semplicemente, anche i regimi arabi più moderati non sanno come spiegare alle loro popolazioni l’attacco fatto dagli anglo-americani. Il mondo islamico comincia a essere inferocito contro gli Stati Uniti e l’Occidente in generale, accusati di palese parzialità e di vergognoso utilizzo di un ‘doppio standard’, per quanto riguarda il diritto internazionale.

E ciò che Biden non capisce è che, inoltre, per tutto il Sud del mondo, la Palestina sta diventando la metafora di una ribellione contro questa sorta di ‘pensiero unico’ geopolitico, rappresentato dall’Occidente.

Alleati arabi sempre meno amici

«Molti in Medio Oriente, compresi alcuni alleati degli Stati Uniti – scrive il NYT – hanno condannato venerdì gli attacchi aerei guidati dagli americani e hanno avvertito che rischiano di provocare un conflitto più ampio nella regione».

  • Duro il comunicato dell’Oman che, pur essendo generalmente vicino alle posizioni Usa, questa volta ha dichiarato che «è impossibile non denunciare che un Paese alleato è ricorso a tale azione militare, mentre nel frattempo Israele continua a superare tutti i limiti nei bombardamenti, nella guerra brutale e nell’assedio di Gaza senza alcuna conseguenza».
  • Vivaci manifestazioni di protesta in Bahrein. Qui la popolazione è scesa in strada per criticare il governo, accusato di far parte della coalizione organizzata dagli occidentali per colpire gli Houthi.
  • L’Arabia Saudita ha chiesto moderazione e si è detta preoccupata, mentre il Presidente turco Erdogan ha considerato l’attacco anglo-americano ‘sproporzionato’. Con l’accusa agli Usa e Regno Unito, di «trasformare il Mar Rosso in un bagno di sangue».
  • Durissimo il Ministro degli Esteri della Giordania, Ayman Safadi, che dopo aver messo tutti in guardia per l’attacco nello Yemen, lo ha collegato al disinteresse mostrato invece nei confronti dei morti palestinesi di Gaza.
  • Tutto sommato misurata la reazione di Teheran, che ha parlato di «violazione del diritto internazionale».

Guerre americane senza Congresso

L’ultima grana per Biden (almeno per ora) è arrivata dal Congresso americano, dove diversi esponenti di entrambi i partiti hanno accusato la Casa Bianca di fare le guerre «senza chiedere il permesso del Parlamento». Ma una grande democrazia come gli Usa, non dovrebbe avere un sistema costituzionale chiaro, che funziona sempre e senza bizantinismi interpretativi?

 

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Mappa dei bersagli

Forze aeree e navali statunitensi e britanniche hanno colpito nelle prime ore del 12 gennaio hanno colpito circa 60 obiettivi (aeroporti, porti, depositi di armi, centri di comando, basi di lancio per droni e missili,) in almeno 16 siti dello Yemen controllati dalle milizie Houthi nelle regioni costiera di Hodeida, in quelle di Sa’da e Taiz e nei pressi della capitale Sanaa. Altre fonti militari statunitensi riferiscono di 30 obiettivi colpiti utilizzando più’ di 150 missili e bombe a cui gli Houthi hanno risposto lanciando almeno un missile antinave contro la flotta anglo-americana. Stamane il nuovo attacco aereo.

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