
All’alba il bis
Yemen, all’alba nuovo attacco americano contro gli Houthi. In azione anche Gran Bretagna e otto Paesi alleati. Per Mosca è ‘un’escalation distruttiva. ‘L’Italia è stata avvisata dell’attacco” ma non è stata chiesta la sua partecipazione
«Gli attacchi guidati dagli Stati Uniti contro gli Houthi suscitano indignazione in tutto il Medio Oriente». Il titolo del New York Times già spiega efficacemente un dato di fatto: ogni intervento armato americano cerca forse di chiudere una crisi, ma ne apre di sicuro altre due o tre. Il blitz compiuto nello Yemen assieme agli inglesi, contro alcune basi dei ribelli Houthi, ha già prodotto un paio di inconfutabili risultati. Tutti negativi.
Quello più eclatante, anche se ritenuto ‘a bassa probabilità’, potrebbe venire per ultimo ed essere ciò che tutti temono di più: un coinvolgimento diretto dell’Iran in un conflitto allargato. Una evenienza che aprirebbe scenari apocalittici. Per ora, il primo evidente effetto è quello relativo al prezzo del petrolio, che si è subito impennato. L’economia è fatta di aspettative. E i mercati internazionali non credono affatto che Biden e Sunak, utilizzando solo e sempre la forza, possano magicamente rasserenare il clima infuocato esistente nel Mar Rosso, chiaramente influenzato da ciò che succede a Gaza.
Dunque, il costo del Brent è salito del 4%, sfondando la barriera degli 80 dollari. Per ora non è un contraccolpo allarmante, ma gli esperti dicono che nuovi guai potrebbero essere in arrivo. Dipende anche dalle foie belliche del Pentagono.
Finora, gli Houthi avevano attaccato quasi sempre navi porta-container, evitando perlopiù di prendere di mira petroliere e unità cariche di GNL. Ma adesso, la decisione di bombardarli, presa dalla Casa Bianca e da Downing Street, rischia paradossalmente di complicare le cose. Esperti di geopolitica yemenita, citati dal New York Times, hanno dichiarato che, addirittura, «le milizie sciite Houthi hanno accolto con aperta gioia l’intervento aereo degli Stati Uniti». Insomma, la reazione armata di Biden è proprio quello che cercavano, e il Presidente americano sarebbe caduto nel loro trappolone.
«Sperano di vedere una guerra regionale allargata e sono ansiosi di essere in prima linea», sostiene Hannah Porter, della società britannica di consulenza ARK Group. Mohammed Abdul Salam, portavoce dei ribelli yemeniti, parlando ad Al Jazeera: «Ora la nostra risposta sarà senza dubbio ancora più ampia».
I guerriglieri sciiti dichiarano di essere gli unici ‘veri’ sostenitori armati di tutti i palestinesi, che muoiono a Gaza e nella Cisgiordania. Per questo, il blitz anglo-americano diventa un altro macigno gettato nella palude mediorientale. Detto semplicemente, anche i regimi arabi più moderati non sanno come spiegare alle loro popolazioni l’attacco fatto dagli anglo-americani. Il mondo islamico comincia a essere inferocito contro gli Stati Uniti e l’Occidente in generale, accusati di palese parzialità e di vergognoso utilizzo di un ‘doppio standard’, per quanto riguarda il diritto internazionale.
E ciò che Biden non capisce è che, inoltre, per tutto il Sud del mondo, la Palestina sta diventando la metafora di una ribellione contro questa sorta di ‘pensiero unico’ geopolitico, rappresentato dall’Occidente.
«Molti in Medio Oriente, compresi alcuni alleati degli Stati Uniti – scrive il NYT – hanno condannato venerdì gli attacchi aerei guidati dagli americani e hanno avvertito che rischiano di provocare un conflitto più ampio nella regione».
L’ultima grana per Biden (almeno per ora) è arrivata dal Congresso americano, dove diversi esponenti di entrambi i partiti hanno accusato la Casa Bianca di fare le guerre «senza chiedere il permesso del Parlamento». Ma una grande democrazia come gli Usa, non dovrebbe avere un sistema costituzionale chiaro, che funziona sempre e senza bizantinismi interpretativi?
Forze aeree e navali statunitensi e britanniche hanno colpito nelle prime ore del 12 gennaio hanno colpito circa 60 obiettivi (aeroporti, porti, depositi di armi, centri di comando, basi di lancio per droni e missili,) in almeno 16 siti dello Yemen controllati dalle milizie Houthi nelle regioni costiera di Hodeida, in quelle di Sa’da e Taiz e nei pressi della capitale Sanaa. Altre fonti militari statunitensi riferiscono di 30 obiettivi colpiti utilizzando più’ di 150 missili e bombe a cui gli Houthi hanno risposto lanciando almeno un missile antinave contro la flotta anglo-americana. Stamane il nuovo attacco aereo.