
Ambasciatori, l’uscente e il nuovo in arrivo
Razov è infatti piuttosto ‘rude’ e in più occasioni ha polemizzato, usando toni aspri, con mondo politico e mass media italiani. Considerato un ‘falco’, l’anno passato querelò La Stampa di Torino per la pubblicazione di un articolo di Domenico Quirico, anche se la querela non ebbe seguito. Accusò anche l’Italia di inviare truppe combattenti in Ucraina, ritirando poi l’accusa.
Paramonov è invece considerato moderato e dialogante ed è, tra l’altro, un esperto di affari italiani. Si è laureato nella famosa università moscovita “MGIMO” (Istituto Statale per le Relazioni Internazionali), che fu voluta da Stalin nel 1944 come fucina per la formazione del corpo diplomatico e della élite politica sovietica (in seguito russa). Il nuovo ambasciatore è pure in possesso di due prestigiose onorificenze italiane. Nel 2018 ha ricevuto la decorazione di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica, e nel 2020 è diventato Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia.
Mette conto notare che, nonostante parecchie pressioni, tali onorificenze non gli sono mai state revocate, neppure dopo l’invasione dell’Ucraina. In ogni caso il nuovo ambasciatore conosce il nostro Paese meglio del suo predecessore. Proprio per questo si ipotizza che il Cremlino l’abbia nominato per cercare di migliorare i rapporti con Roma, pessimi già con il governo Draghi, e per nulla migliorati con il governo Meloni.
Ovviamente gli ambasciatori non possono avere posizioni autonome e rispondono alle direttive dei rispettivi governi. Ciò significa che Paramonov, nell’attuale situazione, non potrà fare molto per migliorare i rapporti tra Mosca e Roma.
La sua moderazione, tuttavia, potrebbe facilitare un dialogo che, ora, è quasi assente, consentendo ai due Paesi di stemperare almeno le polemiche più aspre.