
La notizia del ricorso al Wto arriva nel giorno in cui presidente Xi Jinping incontra i rappresentanti delle comunità imprenditoriali e accademiche americane. «Il nostro rispettivo successo è l’opportunità reciproca. Finché le due parti si considereranno partner, si rispetteranno a vicenda, coesisteranno in pace e coopereranno per ottenere risultati vantaggiosi per tutti», la perorazione-avvertimento.
Janet Yellen, la responsabile del Tesoro Usa, in arrivo a Pechino, controbatte. «La Cina sta esagerando, con le esportazioni di componenti legate alla produzione di energia verde a basso costo. Tradotto, significa che si è messa su una strada sbagliata, perché sta facendo una concorrenza feroce all’America». Eccesso di capacità produttiva e prezzi troppo bassi.
Xi col premier olandese Mark Rutte, per discutere se Asml, il colosso olandese delle macchine per fabbricare microprocessori, con miliardi di euro di chip venduti ai cinesi. Pechino ha deciso di vietare l’uso di chip prodotti dalle statunitensi Intel ed Amd come ritorsione. Avvertimento a Bruxelles che sta ragionando su tariffe doganali contro le vetture elettriche prodotte in Cina.
Mosse e contromosse statunitensi. Dopo Trump, Biden. Con l’Inflation Reduction Act, il Presidente Usa ha messo a disposizione del ‘settore energetico verde’ oltre 400 miliardi di dollari, in crediti d’imposta e sussidi indiretti «per forme di produzione di energia a bassa emissione di carbonio». Almeno 200 miliardi sono già stati impegnati. Splendido e vietatissimo ‘aiuto di Stato’.
In questo ping pong di ostacoli e offerte, il presidente cinese ha incontrato alcuni importanti dirigenti di aziende Usa. Tra questi anche gli amministratori delegati di Apple (Tim Cook), Qualcomm (Cristiano Amon), ExxonMobil (Darren Woods) e FedEx (Rajesh Subramaniam), a Pechino per il Forum annuale sullo sviluppo. L’incontro dopo la presentazione del governo cinese di un piano per attirare gli investimenti stranieri, anche americani.
«La Cina – sostiene il New York Times – che lo scorso anno ha investito più di 130 miliardi di dollari nel settore solare, ha espresso la propria frustrazione per gli investimenti manifatturieri americani. Gli acquirenti di veicoli elettrici che contengono componenti fabbricati in Cina, Russia, Corea del Nord e Iran non hanno diritto ai generosi crediti d’imposta statunitensi».
«Le imprese tedesche si riversano negli Stati Uniti – titola il Financial Times – con impegni record di investimenti di capitale». Le somme sono addirittura raddoppiate in un anno, da 8 a 16 miliardi di dollari. Annunciati ben 185 progetti tedeschi in America: Volkswagen (2 miliardi di dollari); Mercedes-Benz (1,9 miliardi): e-VAC Metalli (500 milioni); ZF Friedrichshafen Auto (500 milioni) e Merck K GAa (300 milioni).
«I capitali arrivano in America attratti dagli aiuti di Stato concessi sotto l’Inflation Reduction Act e il Chips and Science Act voluti dalla Casa Bianca. Per combattere senz’altro la Cina e, scusate la franchezza, per togliere un po’ di terreno sotti i piedi anche all’Europa».