In Portogallo la destra vince di un soffio, boom dei populisti di Chega. Ma c’è il rebus governo. Il leader del partito socialista Pedro Nuno Santos ha concesso la vittoria al fronte conservatore di Alleanza Democratica, nonostante un margine molto ridotto. Exploit dell’estrema destra, con il partito di Ventura che quasi triplica i consensi.
Svolta a destra quando nel mese prossimo il Portogallo commemora il 50° anniversario della Rivoluzione dei garofani, che pose fine alla dittatura fascista e a 13 anni di guerre coloniali.
In un vero e proprio testa a testa, a spuntarla nelle elezioni portoghesi è il fronte conservatore moderato di Alleanza Democratica. In attesa dei dati definitivi ufficiali, la conferma della vittoria è arrivata dal leader del partito socialista Pedro Nuno Santos, che ha ammesso la sconfitta nonostante un margine di voti molto ridotto. Va registrato il boom dei populisti di estrema destra del partito Chega, guidato dall’ex commentatore sportivo Andre Ventura, che quasi triplicano i voti, rispetto al 7% del 2022. Tuttavia la formazione del nuovo esecutivo resta un’incognita e tutti gli scenari della vigilia restano aperti. Solo nei prossimi giorni si vedrà se si manterrà il patto tra tutte le forze politiche per tenere Chega lontano dal governo.
Mentre non sono ancora stati assegnati i quattro seggi nelle circoscrizioni straniere, l’Alleanza Democratica, centrodestra, 29,49% dei voti e 79 deputati su un totale di 230. Il Partito Socialista al secondo posto con il 28,66% e 77 seggi. Questo risultato non consente quindi al vincitore di formare da solo una maggioranza assoluta di almeno 116 eletti, e nemmeno in coalizione con un piccolo partito liberale arrivato al quarto posto con il 5% dei voti e otto seggi. Al partito populista Chega (Basta), il 18% dei voti e 48 deputati.
Se si manterrà la storica ‘conventio ad excludendum’ verso l’ultra destra di memorie dittatoriali, l’unica via che rimane al Portogallo per formare un governo è la formula delle larghe intese tra i socialisti e i moderati, con un esecutivo magari guidato leader di Alleanza Democratica, Luís Montenegro. Sarebbe il trionfo di un leader politico che è riuscito a sopravvivere politicamente per 25 anni e vedrebbe premiata la sua tenacia, rilevano molto osservatori. Tutti davano la sua carriera ormai giunta al tramonto, magari dopo le europee di questa primavera, ma a fine novembre, in vista di queste elezioni anticipate, era stato confermato come candidato premier.
Sul fronte progressista, Pedro Nuno Santos, classe 1977, -coetaneo di Giorgia Meloni osserva qualcuno da casa-, è diventato il capo dei socialisti portoghese lo scorso dicembre. Il suo arrivo era stato visto come il segno di un cambio generazionale nel partito, assieme ad una netta svolta a sinistra. Soprannominato ‘l’enfant terribile’ del Partito socialista, si è guadagnato la reputazione di ribelle e radicale più di dieci anni fa, quando il Portogallo era stato appena salvato economicamente dalla ‘troika Ue’: «O diventano gentili o non paghiamo. E se non paghiamo il debito tremeranno le gambe ai banchieri tedeschi», disse all’epoca in Parlamento, ci ricorda l’Huffington Post.
Ma il nuovo segretario generale socialista negli ultimi tempi ha moderato la sua linea per cancellare le differenze interne e fare appello al voto del centro. Tanto da non escludere un accordo bipartisan con la destra moderata pur di mantenere il ‘cordone sanitario’ ai danni degli estremisti di Chega.