Operazione verità sul peso dell’Italia in Europa

Tra le cose politiche ‘alte’ che vanno fatte, «dolorose ma necessarie» premette Limes, affidando al suo direttore e fondatore Lucio Caracciolo l’onere di farlo. E Remocontro ritiene utile proporlo al sui lettori, partendo dalla stressa rigorosa premessa di Caracciolo: «Quando Giorgia Meloni bolla con ‘inopportuno’ l’invito di Macron per ricevere Zelensky con Scholz all’Eliseo, prima del Consiglio europeo cui per la prima volta il leader ucraino ha direttamente partecipato, dimostra di non considerare i rapporti di forza».

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La misura di se stessi 

«La prima cosa da fare quando si partecipa a una competizione è sapere da dove si parte. Avere la misura di sé stessi. Quando poi la gara è fra noi europei, epigoni di nazioni che fino a un secolo fa dettavano legge nel mondo e che non hanno ancora finito di elaborare il lutto, l’operazione verità è assai dolorosa. Ma necessaria. E la realtà è che in ambito europeo l’Italia non è allo stesso livello della Francia o della Germania».

Francia e Germania

«L’unica potenza nucleare e membro permanente del Consiglio di Sicurezza nell’Ue, insieme alla maggiore economia continentale, hanno da tempo formalizzato il loro primato in ambito comunitario. Mascherando le fondamentali differenze di cultura e di interessi che le dividono. Ma sapendo che proprio per questo hanno bisogno l’una dell’altra».

L’Italia troppo spesso incerta, insegue

«L’Italia viene subito dopo, ma appunto dopo. Spesso si trova ad arrancare in categorie inferiori al suo peso causa la difficoltà a stabilire quel che vuole. Inoltre, se si soffre un’esclusione comunque scontata, forse lamentarsi in pubblico non è il miglior modo di reagire. Se fai l’offeso contribuisci ad autoridurti».

Macron cortesemente carogna

«Infatti Macron ha colto l’occasione di affondare il colpo. Il presidente francese ha osservato con gusto: ‘Come sapete, Germania e Francia hanno un ruolo speciale nella questione ucraina da otto anni. E poi credo che spetti a Zelensky scegliere il formato che preferisce’».

Sull’Ucraina mediatori fallimentari

«Sia chiaro: in quegli otto anni (2014-22) la “coppia” franco-tedesca non ha prodotto un successo. Ancora una volta per non aver misurato la propria potenza. È chiaro che Putin considerava e continua a considerare solo gli americani veri interlocutori sull’Ucraina».

‘Europa fottiti’

«Quanto agli americani, la loro opinione sulle velleità di mediazione franco-tedesca (allargata ai polacchi) nel 2014 a Kiev è stata lapidariamente consegnata alle cronache da Victoria Nuland, plenipotenziaria Usa impegnata a scatenare piazza Majdan contro il presidente pro-russo Janukovič: ‘Unione Europea fottiti!’».

L’illusione Draghi

«A ciascuno il suo. Ma solo se te lo puoi permettere. Certo, nella stagione di Draghi un marziano avrebbe potuto credere che Parigi e Roma fossero alla pari. Ma scambiare il rapporto personale fra due leader che se avevano un problema lo affrontavano improvvisando una cena “privata” con quello fra i rispettivi paesi porta fuori strada».

Aggiungi un posto a tavola?

«Infine, l’obiettivo di un paese serio non può essere il posto a tavola. Per essere invitato deve avere qualcosa da dirvi e da scambiarvi. Eventualmente tirando calci sotto il tavolo. Ma per questo serve appunto la coscienza dei propri interessi. Niente e nessuno ci impedisce di elaborarli e difenderli, salvo noi stessi. Le acidità verbali fra italiani e francesi, conditi da meno visibili sgambetti, non devono farci perdere di vista l’importanza di agire insieme sulle cose che contano».

Patto di stabilità, interessi comuni

«A cominciare dalla partita sul patto di (in)stabilità e (de)crescita – il “miracolo” della clamorosa crescita italiana proprio quando il patto è stato sospeso qualcosa dovrebbe insegnarci. Su questo gli interessi di Italia e Francia parrebbero allineati. Così come non è affatto scontato che sulle migrazioni e sulle politiche mediterranee si debba litigare. I prossimi mesi ci diranno se Roma e Parigi riusciranno a stabilire sull’essenziale una linea comune.

Tra parentesi: siamo in guerra. Non la stagione dei teatrini.

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