Cina-Usa frenano sui contrasti pericolosi e tornano a parlarsi

Blinken a Pechino sblocca l’emergenza diplomatica e i militari americani e cinesi torneranno a parlarsi. Antony Blinken e il Ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, incontro ‘Franco e costruttivo’. Terminologia asciutta, ma diplomaticamente molto eloquente, perché significa che si doveva parlare, per chiarire diverse e recenti occasioni critiche. Ma, nello stesso tempo, vuol anche dire che gli scambi di punti di vista sono stati abbastanza duri.

Sempre avversari, ma con maggior prudenza

Niente trionfalismi, ma un sano e cauto auspicio di poter reimpostare, su basi diverse e reciprocamente vantaggiose, un dialogo che in questo momento appare solo ‘forzato’. Indispensabile per scongiurare ‘miscalculations’, cioè gravi incidenti militari non voluti. In effetti, dopo gli azzardi tariffari di Trump, che hanno scatenato una guerra doganale col colosso asiatico, gli ultimi due anni di Biden hanno contribuito a peggiorare ulteriormente le relazioni tra Washington e Pechino. Lo scontro ha avuto come epicentro il contenzioso su Taiwan, anche se sullo sfondo, oltre alla guerra in Ucraina e ai rapporti con la Russia, è progressivamente emersa tutta la realtà di un conflitto globale di tipo tecnologico e commerciale. Così Stati Uniti e Cina sono entrati in violenta rotta di collisione.

La promesse tradite di Bali

Il Presidente Usa e Xi Jinping, al G20 di Bali, novembre scorso, avevano concordato di riannodare le fila di un rapporto che si stava logorando e avevano programmato una visita di Antony Blinken in Cina. Poi, però, proprio alla vigilia del viaggio, la famosa vicenda del pallone metereologico-spia, che vagava sui cieli di mezz’America, fece saltare tutto. Ora, il Dipartimento di Stato ha riorganizzato il viaggio con cura, cercando di evitare intoppi, che potessero far cambiare nuovamente il calendario fissato coi colleghi cinesi. E da subito a ritmi serrati e confronto diretto. Cronache filtrate dai portavoce. Quello Usa: «Il Segretario ha sottolineato l’importanza della diplomazia e del mantenimento di canali di comunicazione aperti su tutta la gamma di questioni, per ridurre il rischio di percezioni e calcoli errati». Insomma, rischi di incidenti militari arrivati a un punto tale che al vertice sulla sicurezza ‘Shangri Là’ di Singapore, il Ministro della Difesa cinese, Li Shangfu, aveva rifiutato d’incontrare il capo del Pentagono, Lloyd Austin. Di facile memoria i ripetuti ‘incontri troppo ravvicinati’ tra mezzi militari delle due superpotenze, nello Stretto di Taiwan e, più in generale, in tutto l’Indo-Pacifico.

La parte costruttiva del colloquio

Quando Blinken e Qin Gang si riferiscono alla parte ‘costruttiva del colloquio’, a questo fanno riferimento: d’ora in poi i militari dei due Paesi si parleranno prima. Lasciando perdere Taiwan, tema politico troppo scottante per la politica preelettorale delle presidenziali Usa che già incombono. E la retorica anticinese è così forte, nel Congresso, che secondo la britannica BBC qualsiasi accordo, anche vantaggioso per l’America, rischia di farlo attaccare da tutte le parti. Una posizione difficile. Per questo la Casa Bianca cerca il dialogo, ma per ora si concentra su aspetti politicamente più ‘redditizi’, ovviamente per lei, salvo ‘dare-avere’ segreti. Uno degli argomenti trattati da Blinken, per esempio, è stato quello di riuscire a bloccare l’export di sostanze farmacologiche di base dalla Cina, che negli Stati Uniti e in diversi altri Paesi vengono utilizzate per produrre il fentanyl, una droga poco costosa e micidiale, che sta avvelenando l’America. La devastazione indotta dal fentanyl è ormai considerata una piaga sociale, che alimenta criminalità, traffici illeciti, violenze e sta mettendo a soqquadro molte delle più importanti città degli Stati Uniti

Fronte interno ‘Fentanyl’ e meno Russia

La devastazione indotta dal fentanyl è ormai considerata una piaga sociale, che alimenta criminalità, traffici illeciti, violenze e sta mettendo a soqquadro molte delle più importanti città degli Stati Uniti. Secondo molti analisti, se da qui alle elezioni Biden non arginerà la devastante avanzata del fentanyl, potrebbe anche perdere la Casa Bianca. Blinken su questo è stato molto chiaro con Qin Gang e si aspetta che i cinesi agiscano di conseguenza.
Negli ultimi tempi, gli Usa hanno un po’ frenato con le minacce rivolte a Pechino, riguardanti la possibile cessione di armi letali alla Russia. Probabilmente i servizi di intelligence di Washington hanno confermato che il sostegno cinese è relativo alla componentistica, ai pezzi di ricambio e ai semilavorati, niente armi assemblate insomma e, per quanto se ne sa, niente munizioni. Almeno direttamente.

Poi, col gioco delle ‘triangolazioni internazionali’, ormai ogni lettore sa che tutte le sanzioni commerciali, anche le più severe, sono fatte in modo di tacitare le coscienze di chi le mette e di ingrassare i portafogli di chi le aggira.

Tags: Blinken Cina Usa
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