
«Erano i combattenti internazionali venuti in Ucraina per arruolarsi nella ‘Legione internazionale’ che Zelensky aveva creato con decreto presidenziale il 27 febbraio. Tra loro molti inglesi e americani, identificabili dagli strap con le proprie bandiere nazionali senza colori tranne il verde chiaro e il verde scuro», precisa Sabato Angieri sul Manifesto.
Il presidente ucraino ha più volte ringraziato pubblicamente i legionari dichiarando, a metà marzo, che «circa 20 mila combattenti stranieri avevano risposto alla chiamata». I media ucraini a sostenere e propagandare l’iniziativa, con il ‘Kyiv Independent’ in lingua inglese che aveva addirittura ospitato sul proprio sito il link per arruolarsi. Ma dal 17 agosto, il ‘pentimento’. La stessa testata pubblica una lunga inchiesta dalla quale esce fuori che parte della «Legione internazionale» è diventata una banda armata a guida criminale.
«Incompetenza e comportamenti criminali. Accuse non rivolte ai volontari internazionali, bensì ai comandanti ucraini», scrive il Kyiv. «Missioni suicide, abusi, minacce, azioni illegali come razzie e furti, contrabbando di armi, peculato e abusi verbali sui membri femminili della legione». Queste e molte altre le accuse contenute in un rapporto di 78 pagine compilato da oltre una dozzina di legionari, sia ex-combattenti sia attualmente in servizio, e in diverse interviste.
Secondo quanto hanno spiegato i soldati, la «Legione internazionale» è composta da due branche: una gestita dall’esercito ucraino e l’altra dalla Direzione per l’intelligence del ministero della Difesa, nota con l’acronimo ucraino «Gur». L’intera denuncia si riferisce alla parte della legione gestita dal Gur. Circa 500 unità, ovvero un terzo dell’intero personale operativo della «Legione internazionale». Quindi circa 1500 uomini. «Infinitamente lontani dai 20 mila sbandierati da Zelensky a inizio marzo».
I legionari Gur hanno spiegato che i loro comandanti dipendono direttamente dal capo del Gur, Kyrylo Budanov, che Zelensky ha anche nominato a capo del comitato dell’intelligence all’ufficio presidenziale a fine luglio. Ufficialmente, il reparto Gur della legione è comandato dal maggiore Vadym Popyk. Tuttavia, il potere sarebbe di fatto amministrato da tre figure: «il maggiore Taras Vashuk (chiamato dai soldati ‘giovane Taras’), un ufficiale dei servizi segreti tra i 20 e i 30 anni che è il braccio destro di Popyk; lo zio di Vashuk (chiamato ‘vecchio Taras’), anch’egli ufficiale dei servizi segreti; e il 60enne Sasha Kuchynsky». Questi tre personaggi decidono la strategia e le modalità delle missioni e si coordinano con i servizi. Kuchynsky, inoltre, è anche responsabile della logistica e dei rifornimenti.
I volontari –riporta ancora Sabato Angieri-, accusano il trio al comando di diverse malefatte. Dei due Taras si denuncia soprattutto la tendenza a inviare i soldati in missioni suicide. Significativo il racconto di un americano operativo nella zona di Mykolayiv, che spiega come per l’incompetenza del ‘vecchio Taras’ almeno 8 legionari siano morti nella stessa postazione ormai scoperta dai russi e uno di loro catturato. Si tratta di Andrew Hill, che ora dovrà affrontare un processo (ed eventualmente la pena capitale) nella repubblica separatista del Donetsk con l’accusa di essere un mercenario.
Il peggiore del trio sarebbe Sasha Kuchynsky, secondo la testata ucraina un criminale polacco il cui vero nome è Piotr Kapuscinski, fuggito in Ucraina per evitare il carcere in patria a causa dei suoi legami con una delle più importanti organizzazioni criminali del paese. Non è chiaro come Kapuscinski sia arrivato ai vertici della branca Gur della legione ma si sa che si fregia del grado di colonnello pur non essendo neanche ufficiale. Kapuscinski avrebbe più volte ordinato ai volontari di razziare negozi e centri commerciali con la scusa che l’ordine venisse dal quartier generale di Kiev.
Molto volontari accusano Piotr Kapuscinski di aver trattenuto armamenti destinati alla truppa e di aver tentato poi di rivenderli ai soldati per cifre altissime o di averli fatti sparire. Alcuni legionari raccontano di essere stati minacciati direttamente da Kapuscinski con una pistola al volto nel momento in cui si sono rifiutati di eseguire ordini considerati illegali. Sempre il ‘Kyiv Independent’ ormai pentito, riporta che per circa quattro mesi «i combattenti stranieri hanno bussato alle porte delle alte cariche chiedendo aiuto».
Il rapporto denuncia di 78 pagine è stato presentato al parlamento e le testimonianze scritte sono state inviate all’ufficio di Zelensky. Alyona Verbytska, commissario del presidente per i diritti dei soldati, ha confermato di aver ricevuto le denunce dei legionari e di averle trasmesse alle forze dell’ordine. Tuttavia, non solo il presidente che aveva chiamato i legionari a combattere per l’Ucraina non ha risposto, ma secondo i legionari le autorità sarebbero riluttanti ad aprire un’indagine ufficiale.