Thailandia, monarchia caricatura, militari servi cattivi, democrazia beffa

Il vincitore delle elezioni e l’illusione della democrazia

Monarchia e militari in aggiunta al Covid. Uscita relativamente indenne dalla Pandemia ma con pesanti conseguenze su quello economico, la Thailandia mostra eccezioni e conferme. Nel Paese dove si è registrato ufficialmente il primo caso di Covid-19 al di fuori dei confini cinesi bloccano la ripresa post-pandemia per colpa di una monarchia caricatura, militari complici, e democrazia beffa.
Il Senato di sola nomina militare e la monarchia caricatura che detta così, saremmo già passibili di pena di morte. Non andremo in Thailandia.

Re Maha Vajiralongkorn e Sineenat Wongvajirapakdi, la nobile ‘consorte reale’,  moglie ‘minore’ oltre la regina Suthida. Il re, 71 anni, ha sette figli avuti da tre matrimoni precedenti, tutti finiti con un divorzio. Trascorre gran parte dell’anno in Germania, spesso nella località turistica alpina di Garmisch-Partenkirchen dove ama trattenersi col suo harem di 20 concubine.

Nel ‘Paese del sorriso’, spento

Ancora una volta il Paese, tra quelli di medio sviluppo con la maggiore disparità di benessere, si è trovato diviso tra chi doveva cercare di soddisfare le necessità immediate, e coloro che restano favorevoli al mantenimento dello status quo e dei privilegi, e infine quanti promuovono l’impegno per un rilancio e un rinnovamento attesi da lungo tempo.

Nove anni di governo militare

L’uscita dalla pandemia dopo nove anni di governo dei militari, camuffato dal passaggio formale nel 2019 dalle divise agli abiti civili indossati dagli stessi individui, denuncia Stefano Vecchia su Avvenire, «ha risentito della loro incapacità di gestione e della mancanza di attenzione verso le reali difficoltà e potenzialità del Paese». Proprio su questi antichi visi ed errori, su uno svecchiamento complessivo del Paese e su maggiori libertà e democrazia reale, molti avevano puntato nella fase post-pandemica, che ha coinciso con la campagna elettorale per il voto del 14 maggio del Parlamento di Bangkok.

Potere stile ‘thai’

Dalle urne è scaturita però una situazione in «stile thai»: come manipolare o aggirare la volontà popolare al fine di legare ancora una volta le sorti della popolazione agli interessi della monarchia caricatura, e dei poteri oligarchici delle forze armate.

Re fantoccio, militari fascisti

Dopo il voto, il Paese si è trovato di nuovo a subire la negazione della volontà di cambiamento mostrata prima nelle piazze e poi, senza ombra di dubbio, nei seggi. La candidatura a capo del governo di Pita Limcharoenrat, leader del partito ‘Move Forward’, che le urne avrebbero legittimato a sostituire alla guida del paese i partiti filo-militari al potere dal 2019, ma che è stata bocciato d’autorità. Dal senato di sola nomina militare. Il 12 luglio Pita era stato proposto all’unanimità alla carica di primo ministro, ma era stato sconfitto per poche decine di preferenze dal voto congiunto di deputati e senatori, questi ultimi di sola nomina militare. Poi le divergenze favorite dall’alto con il secondo partito della maggioranza, il ‘Pheu Thai’, per la legge sulla ‘Lesa maestà’. Una revisione che coinvolgerebbe la monarchia in una contesa politica a rischio –dati i campioni noti di democrazia- in conflitto sociale e repressione.

Voltafaccia a pagamento

l Pheu Thai (secondo partito), hanno poi sconfessato l’alleanza con Move Forward, con un voltafaccia difficile da spiegare ai suoi stessi elettori avviando colloqui ad ampio raggio per porsi al centro di una nuova maggioranza che includa anche parte degli avversari filo-militari e filomonarchici. Inoltre, l’incertezza della situazione e soprattutto le trattative in corso tra varie parti politiche e l’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, personaggio controverso per le sue politiche populiste.

E qui la furbata del Re

Thaksin, la favola dorata di un imprenditore che amava contadini e pescatori e faceva man bassa dei loro voti. Ma poi la fa grossa, vendendo il piatto ricco delle telecomunicazioni a Singapore, e scatta la reazione. Un golpe lo caccia. Un altro golpe caccia la sorella che gli era subentrata al potere. Poi arriva la figlia e ci riprova alle ultime elezioni. Lei governerà con gli antichi nemici mentre il re, con gesto di magnanima bontà, ha perdonato l’ormai vecchio e malato Thaksin. Così che tutti i thailandesi vivano felici e contenti, ironizza amaro Emanuele Giordana sul Manifesto. La favola è realtà dalla pubblicazione ieri sulla Gazzetta Reale del perdono che il monarca, su richiesta di Thaksin.

Re Maha Vajiralongkorn, Rama X

L’unica cosa che non torna è forse la felicità dei thailandesi che il 14 maggio avevano premiato nelle urne un partito anti-militare non in sintonia con il Palazzo reale e un re non molto amato. Sulla scia di suo padre Rama IX, cui molti perdonarono due golpe a ripetizione per mandare a casa, o meglio in esilio, la famiglia Shinawatra, re Vajiralongkorn, in carica dal 13 ottobre 2016 col nome di Rama X, tratta e concorda una partita di giro, dare avere, e la popolazione langue tra le braccia di questa ‘democrazia’ fedelmente filo Occidentale.

Ma chi si fida è perduto

La fiducia dei tradizionali investitori internazionali di Tailandia ora vanno delocalizzando nei vicini Vietnam, Malaysia e Filippine. In una situazione di precarietà del lavoro, con un’estesa area di sommerso e di compensi bassi anche per mantenere più ampia possibile la platea dei salariati, ha portato a una situazione debitoria del 90,6% del Pil, in media 3.800 dollari per abitante. La pandemia ha fatto il resto, incrementando quelle di privilegio, mentre il rapido invecchiamento della popolazione si è ancora più evidenziato sul piano medico e assistenziale.

In Thailandia gli ultrasessantenni sono 12 milioni su 67 milioni di abitanti, una proporzione tra le più alte in Asia, e cresceranno ulteriormente fino a sfiorare il 30% della popolazione entro il prossimo decennio. Una sfida che come altre nessuno sembra al momento in grado di accogliere.

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