I soldi di Mosca bloccati in Europa: come spenderli senza risultare ladri

A Bruxelles si litiga con la Bce sullo spendere i soldi di Mosca, le riserve valutarie russe in Euro depositate nelle banche europee e ‘sequestrate’ dall’Occidente dopo l’invasione dell’Ucraina. Quasi 200 miliardi di dollari in titoli a ‘Euroclear’, e di altri 100 miliardi di dollari, sempre appartenenti alla Banca centrale di Mosca, congelati tra Europa e Stati Uniti.
Ma se oggi ‘rubi’ quei soldi, quale altro Paese al mondo depositerà le sue riserve ancora in Euro-Europa? Allarme BCE

Spendere i soldi altrui senza passare per ladri

«Hanno scatenato la guerra? E ora devono pagare», la versione ‘diplomatica’ della vicenda. Un esproprio, col coperchio delle sanzioni. Certo, dal punto di vista del diritto internazionale la procedura non sembra affatto cristallina. Però, Cristine Lagarde, BCE (e non solo lei), si oppone. Non questioni di principio, ma di cassa. Se noi, che avevamo accettato e investito i soldi della Russia, adesso glieli sequestriamo, per qualsiasi motivo, anche ritenuto valido, gli altri Paesi che hanno depositato presso di noi potrebbero perdere la loro fiducia nell’euro». Così il Brasile, per fare un esempio, potrebbe temere di essere ‘sanzionato’ (cioè, espropriato) chessò… perché la foresta amazzonica viene disboscata. Insomma, prendersi ‘manu militari’ i soldi di Mosca, potrebbe essere visto, da molti Stati del Terzo mondo, come una rapina.

O, a voler essere più aderenti alla realtà e rispetto ai nobili motivi che sarebbero alla base del gesto (difesa della libertà, della democrazia o di qualsiasi altro valore ‘alto’), potrebbe essere interpretato anche come semplice furto.

L’allarme ex FMI e ora BCE. Solo gli interessi?

In ogni caso, ribadisce l’ex direttrice del Fondo monetario internazionale, dal punto di vista dell’immagine e della reputazione, l’euro pagherebbe pegno. Dentro la BCE, esiste un’ampia consapevolezza di questo pericolo, tanto è vero che il Financial Times cita la presa di posizione della Germania, contraria all’esproprio. Anche la Francia di Macron pare che sia sulla stessa linea. Un ‘piano B’, proposto in Commissione, potrebbe essere quello di non toccare formalmente il capitale russo, ma di appropriarsi solo degli interessi maturati. Stiamo parlando di circa 3 miliardi di dollari l’anno, che dovrebbero essere impiegati per la ricostruzione dell’Ucraina. Tuttavia, e lo può capire anche chi non ha studiato pianificazione economica, si tratta di una goccia offerta a una folla di assetati, messa in ginocchio da una guerra devastante.

E più dura la guerra, più gigantesco sarà il prezzo da pagare per ricostruire un Paese che viene senz’altro sostenuto dall’Occidente, ma senza un piano strategico ‘finalizzato’. Nessuno sa dire quanto potrà prolungarsi e dove potrà portare questo conflitto.

Rischio discredito per l’Euro

Alla BCE sanno che l’euro rappresenta, dopo il dollaro, la seconda valuta di riferimento per tutte le banche centrali del mondo e non vogliono perdere questo privilegio. Si stima che su un equivalente di circa 12 mila miliardi di dollari, custoditi nei caveau del pianeta, almeno un quinto sia costituito da euro. Una situazione vantaggiosa che, a parere degli esperti di economia internazionale, offre all’Europa minori costi di finanziamento e migliori flussi commerciali. In questa speciale classifica delle riserve valutarie, naturalmente il dollaro fa la parte del leone e conferisce un fortissimo potere geopolitico anche al suo Paese di emissione. Cioè, gli Stati Uniti.

Lo straripante dollaro e le altre valute

La straripante presenza del dollaro e il suo impiego come valuta ‘universale’ sono l’altra faccia di una stessa medaglia: l’espressione di un mondo che si regge ancora su equilibri sostanzialmente ‘unipolari’. La classifica dell’andamento valutario diventa così anche il termometro del posizionamento globale di ogni singolo Paese nella scala delle relazioni internazionali, indicandone la ‘caratura’. Nella speciale classifica, dopo l’UE, ci sono lo yen giapponese e la sterlina britannica. Subito dopo, arriva il renminbi cinese. Di fronte a questo quadro, si comprendono le forti riserve avanzate dagli organismi direttivi della BCE, il cui approccio puramente finanziario finisce per collidere con quello della Commissione, che invece deve mediare politicamente tra le diverse posizioni degli Stati membri, tenendo conto anche delle ‘esortazioni’ (per non dire i diktat) che arrivano dalla Casa Bianca.

‘Guadagnare tempo’ e pensarci bene

Le ultime notizie parlano di un aperto dissenso, all’Istituto di Francoforte, sulla possibilità di ‘sequestro’ effettivo dei beni russi in questa fase. Riserve sono state espresse anche sull’attuazione del ‘Piano B’, quello sull’impiego dei soli interessi maturati. L’invito rivolto alla Commissione è quello di ‘guadagnare tempo’.

Probabilmente, aggiungiamo noi, in pochi hanno letto uno dei capolavori di John M. Keynes: «Le conseguenze economiche della pace». Scritto dopo il Primo conflitto mondiale, è una vera Bibbia su come bisognerebbe fare le riparazioni di guerra. Per evitare che ne scoppi subito un’altra.

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