
In vista delle elezioni presidenziali di ottobre, che secondo tutte le proiezioni perderà, Bolsonaro è visibilmente preoccupato di essere arrestato, mentre mette le mani avanti con l’accusa di “atti antidemocratici”, e non i suoi che hanno segnato ogni passaggio della rovinosa presidenza. «Quella paura spiega i suoi disperati tentativi di screditare le elezioni prima che abbiano luogo; ad esempio, riunendo dozzine di diplomatici stranieri per delegittimare il sistema di voto elettronico del Paese».
Gli ambasciatori costretti ad ascoltare la sua selvaggia filippica per 47 minuti. E a dire il vero, Bolsonaro ha molte ragioni per temere di finire in prigione. In effetti, sta diventando sempre più difficile rintracciare tutte le accuse contro di lui e il suo governo.
Tanto per cominciare, c’è la questione dell’indagine della Corte Suprema Federale sui suoi alleati, per la loro partecipazione a una sorta di “gruppo paramilitare digitale” che inonda i social network di disinformazione e coordina le campagne diffamatorie contro gli oppositori politici. In una successiva indagine, lo stesso Bolsonaro è indagato per la sua “partecipazione diretta e rilevante” alla promozione della disinformazione, secondo il rapporto della Polizia Federale.
Gli scandali di corruzione che hanno segnato il suo mandato iniziano in casa. Due dei suoi figli, che sono anche dipendenti pubblici, sono stati accusati dai pubblici ministeri di aver sistematicamente sottratto fondi pubblici intascando buste paga parte degli stipendi di collaboratori e dipendenti inesistenti. Accuse simili relative al suo tempo come legislatore sono state mosse contro lo stesso presidente. A marzo è stato accusato di aver mantenuto un dipendente inesistente come suo consigliere al Congresso per 15 anni.
Le accuse di corruzione ruotano anche attorno a funzionari governativi di alto rango. A giugno, l’ex ministro dell’Istruzione Milton Ribeiro è stato arrestato per ‘spaccio di influenza’. Bolsonaro, citato per nome in registrazioni audio compromettenti, è subito venuto in difesa del ministro. «Metterei la faccia al fuoco per Milton», aveva dichiarato prima dell’arresto, correggendosi che al massimo sul fuoco ci avrebbe messo la mano. «Contro ogni prova disponibile, sostiene che non c’è “corruzione endemica” nel suo governo», la sempre severa Vanessa Barbara.
Poi c’è il rapporto della commissione speciale del Senato sulla risposta del Brasile al covid, che dimostra come il presidente abbia contribuito alla diffusione del virus e può essere ritenuto parzialmente responsabile dei 679.000 morti nel suo paese. Il rapporto raccomanda che sia accusato di nove crimini, tra cui appropriazione indebita di fondi pubblici, violazione dei diritti sociali e crimini contro l’umanità. Come risponde il presidente a questo elenco di accuse che si accumulano? Con l’ordine secretare il rapporto denuncia.
Questi ordini presidenziali di segretezza, sono stati applicati a tutti i tipi di informazioni personali ‘sensibili’: le spese dettagliate della carta di credito presidenziale di Bolsonaro; il procedimento disciplinare militare che ha assolto un generale e l’ex ministro della Salute per aver partecipato a una manifestazione a favore di Bolsonaro, e le relazioni dei pm sull’indagine per corruzione a carico del figlio maggiore. Questo dall’uomo che, all’inizio del suo mandato, si vantava di portare con sé “la trasparenza prima di ogni altra cosa!”
Se gli ordini di nascondere le informazioni non funzionano, resta l’ostruzione alla giustizia. Bolsonaro è stato spesso accusato di cercare di ottenere informazioni privilegiate dalle indagini o di ostacolarle. Il presidente è stato accusato dal suo stesso ex ministro della giustizia di interferire con l’indipendenza della polizia federale. Nella registrazione di una riunione ministeriale di due anni fa, Bolsonaro è stato sentito affermare che «non sarebbe stato “seduto a guardare la mia famiglia o i miei amici farsi fregare, quando tutto ciò che doveva fare era sostituire le autorità preposte all’applicazione della legge».
Ma per esercitare quel potere, Bolsonaro deve rimanere in carica. A questo scopo ha utilizzato una riserva di fondi, nota come “il bilancio segreto” per assicurarsi di avere il sostegno dei legislatori centristi. Data la forza delle cause di impeachment – più di 130 petizioni sono state presentate contro di lui da dicembre 2021 – ha bisogno di tutto il supporto che può raccogliere. Ma la sfida difficile è conquistare l’elettorato. E anche qui valgono la manipolazioni di potere.
A luglio, il Congresso ha approvato un emendamento costituzionale -soprannominato “disegno di legge kamikaze” dalloi stesso ministro delle finanze – che dà al governo il diritto di spendere altri 7,6 miliardi di dollari per il welfare e altri benefici fino al 31 giugno. Una sorta di ‘Super reddito di cittadinanza’ alla bnrasiliana nella mani del presidente per comprarsi sostegno e voti.
«Nessuno sa se questo aiuterà la causa del presidente. Ma i segnali che manda sono inequivocabili: Bolsonaro cerca disperatamente di evitare la sconfitta. E ha tutte le ragioni per volerlo evitare», la conclusione di Vanessa Barbara.