Taiwan-Formosa, ritorno a Chiang Kai-shek col pronipote nazionalista

Nuovo sindaco di Taipei con tracollo elettorale dei progressisti. I nazionalisti trovano un leader, nonostante la pesante eredità familiare che fa storcere il naso a moltissimi taiwanesi. E la presidente Tsai Ing-wen, tanto apprezzata negli Usa ma scavalcata a destra dalle insistite visite anticinesi, si dimette.

Taipei al pronipote di Chiang Kai-shek

Terremoto politico a Taiwan, dove il Kuomintang, il Partito Nazionalista su posizioni concilianti con la Cina, trionfa alle elezioni locali, aggiudicandosi, a spoglio ancora in corso, 13 delle 22 tra città e contee dove si votava. La presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, che abbiamo visto in campo nel corso delle numerose e spasso discusse visite politiche statunitensi nell’ex isola di Formosa, riconosce la sconfitta e annuncia le dimissioni da leader del Dpp. Anche il primo ministro Su Tseng-chang annuncia l’addio ma resterà fino all’insediamento dell’ex ministro della Sanità e del Welfare, Chen Shih-chung che ha vinto con il 42,46% dei voti.

Kuomintang di antica memoria

Il Kuomintang si è affermato nella capitale, Taipei, con la vittoria del candidato Chiang Wan-an, “volto nuovo” del Partito Nazionalista e discendente di Chiang Kai-shek, il fondatore della ‘Repubblica di Cina’, a Taiwan-Formosa, dopo la sconfitta nella guerra civile contro le truppe maoiste. Il Kuomintang si è affermato anche in altri importanti centri di Taiwan, tra cui New Taipei, Taichung e Taoyuan, mentre il Dpp ha vinto a Kaohsiung, la città portuale nel sud-ovest di Taiwan, a Tainan e in altre città minori e contee.

Fallito anche il referendum

Oltre alla sconfitta del suo partito, Tsai subisce anche il fallimento del referendum per l’abbassamento dell’età per il diritto di voto a 18 anni, visto con forte sospetto da Pechino, per il rischio che potesse aprire a ulteriori modifiche costituzionali in futuro: con il 98% dei seggi scrutinati, sono solo poco più di 5,4 milioni i sì all’abolizione dell’articolo 130 della Costituzione, sugli oltre 9,6 milioni di voti favorevoli richiesti.

Voto locale ma test politico nazionale

Per quanto concentrate su temi locali, le elezioni amministrative testano il polso politico di Taiwan a poco più di un anno dalle elezioni presidenziali e legislative di inizio 2024, e segnano un ritorno del Partito Nazionalista, dai toni più concilianti con Pechino rispetto alla linea dura adottata dal Dpp e dalla presidente di Taiwan su spinta statunitense. Le dimissioni di Tsai dal vertice del partito sono state rilanciate anche dall’agenzia cinese Xinhua, anche se la Cina non commenta, per ora, l’esito delle amministrative. Pechino non ha mai nascosto la propria intolleranza verso la presidente di Taiwan e il suo partito, che Pechino accusa di “separatismo”.

Tensioni tra isola e madrepatria

Durante il doppio mandato di Tsai alla guida di Taiwan, la Cina ha innalzato le pressioni economiche, diplomatiche e militari nei confronti dell’isola su cui rivendica la sovranità: le tensioni hanno toccato il culmine ad agosto scorso, dopo la visita a Taipei della speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, a cui Pechino ha risposto con sette giorni di imponenti esercitazioni militari attorno all’isola e chiudendo diversi canali di comunicazione e cooperazione con gli Stati Uniti.

Tags: Cina Taiwan
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