Biden si era impegnato ad agire, in qualche modo, se al fiero oppositore di Putin fosse successo qualcosa durante il periodo della sua detenzione. Lo aveva promesso ai giornalisti, nel giugno del 2021, subito dopo il vertice di Ginevra. Il suo intervento di ieri è arrivato a coprire questa ‘esigenza politica’ di risposta da dare al Cremlino, in sincronia con i crescenti problemi che arrivano dal teatro ucraino. Non esattamente ‘le conseguenze devastanti per la Russia’, promesse allora, con la sola aggiunta di ‘figlio di puttana’, aggiunta ai titoli Usa nei confronti di Putin, che probabilmente se la ride pensando a come restituire il complimento con gli interessi oltre la mamma, guardando magari ai figli.
Ucraina in grave crisi militare e morale dopo la caduta di Avdiivka. Ma le cose vanno male anche al Congresso Usa, per l’erogazione degli stanziamenti promessi a Zelensky. Per cui, spiega un vecchio esperto come Charles Kupchan (del Council on Foreign Relations) «un ordine esecutivo presidenziale», diventa una soluzione molto più semplice e diretta, rispetto a una lunga battaglia parlamentare, dagli esiti incerti. È questo il motivo che ha spinto Biden a sanzionare altri 600 obiettivi russi, tra importanti istituzioni finanziarie, funzionari governativi, dirigenti aziendali, compagnie di navigazione e produttori.
Ma, come dicevamo all’inizio, l’esito atteso da tutta questa ‘grand strategy’, di stretto controllo sulle attività commerciali e sui flussi di cassa, non è significativo. Anzi, proprio a parere del Wall Street Journal, e confrontando i risultati ottenuti fin qui, dalle ben più poderose sanzioni adottate ormai quasi due anni or sono, le aspettative sembrano scoraggianti. Ecco come l’autorevole giornale finanziario americano, demolisce le speranze sull’efficacia della ‘strategia delle sanzioni’, adottata dalla Casa Bianca:
«Alcuni funzionari dell’Amministrazione Biden hanno minimizzato in privato il potenziale impatto delle nuove misure. E hanno indicato che il pacchetto, nel suo complesso, si concentra principalmente sull’erosione della capacità di Mosca di eludere le sanzioni esistenti per finanziare la sua guerra».
I critici della politica delle sanzioni degli Stati Uniti affermano che si tratta di un altro passo utilitaristico di efficacia solo politica, che crea l’illusione di azioni decise da parte degli Stati Uniti mentre le difese dell’Ucraina si stanno sgretolando contro l’invasione di Mosca. Le valutazioni del Wall Street Journal fanno anche il conto dell’analisi costi-benefici, rispetto alle sanzioni precedentemente imposte alla Russia. La sintesi è che le aspettative di danno inflitto a Mosca, con l’andare del tempo si sono rivelate sempre più flebili. La Russia, già nel corso del 2023, aveva dimostrato una sorprendente resilienza economica.
Il problema, adesso, è che le opzioni a disposizione degli Stati Uniti e dell’Occidente diminuiscono. La lunga guerra di logoramento, il fallimento della controffensiva ucraina, il crescente esborso di finanziamenti, il continuo trasferimento di armi sono tutti elementi che pesano nelle valutazioni del Congresso Usa, quando si tratta di deliberare stanziamenti aggiuntivi per il governo di Kiev. Dall’altro lato, dicono gli esperti, il tetto del prezzo imposto al petrolio russo, in qualche modo ha funzionato. Ma fino a un certo punto. Mosca ha continuato a incassare valuta pregiata, compensando gli introiti diminuiti del settore del greggio, con aumenti in altri comparti dell’economia.
Un efficace sistema di ‘triangolazioni’ commerciali, poi, il non rispetto delle sanzioni Usa-occidentali da parte di Paesi come Cina, Iran, Emirati, Turchia e tutto il blocco dell’Asia centrale, hanno consentito a Putin di scavalcare, senza alcun problema, molti degli ostacoli posti dalle sanzioni. Occorrerebbe imporre un embargo totale sul petrolio russo, ma questo Biden non lo farà mai, perché vorrebbe provocare un catastrofico aumento dei prezzi a livello planetario. Una cosa che lui non si può permettere, perché il prezzo della benzina, in America, è uno degli elementi principali di ogni campagna elettorale.
Quesito del senatore repubblicano del Kentucky, Andy Barr. «Perché il Presidente Biden sta dando il via a miliardi di dollari per finanziare la guerra di Mosca (autorizzando la vendita del suo petrolio a prezzo calmierato), mentre chiede al Congresso di fornire finanziamenti di bilancio supplementari all’Ucraina?». Domanda ingenua e risposta facile: perché a novembre si vota per la Casa Bianca.