Spetta a noi rifondare la democrazia

Perché mai dovremmo continuare a coltivare cultura in un Paese come l’Italia dove tutto sembra precipitare in una ignoranza stratificata, mediatica, accettata e funzionale? Me lo chiede il barbiere anarchico, alchimista rurale, ragionando su quello che si vede in giro, in tv, nelle strade, ai tavolini dell’happy hour, nei risultati di un voto disertato. E aggiunge, sforbiciando la frangetta di radi capelli bianchi a un avventore: talvolta questa ignoranza è ben vestita, ha titoli di studio, ruoli sociali, successo economico e un’ottusità da narcisi talmente ben confezionata da poter essere anche scambiata per qualcosa di diverso dal virus che rappresenta e che sta rendendo la nostra democrazia una parvenza a coprire il nulla. 

Si sa, il barbiere ha un rasoio affilato. In questi giorni sta leggendo il libro di Sara Lucaroni “Sempre lui”, su fascismo persistente e latente nella nostra società. Un bel lavoro d’inchiesta vecchio stile, che apre la mente, pone domande e accende riflessioni. È arrivato a un virgolettato di Umberto Galimberti che proprio parlando di cultura mette in relazione l’Italia del fascismo e quella di oggi: “ …il livello culturale comporta riflessioni, mediazioni, valutazioni per capire se colui che comanda propone delle cose sensate o meno. Un’acculturazione del paese che allora non c’era. Oggi perché resiste? Perché se allora c’era l’Italia analfabeta, oggi abbiamo un livello indotto di questa ignoranza. E la ragione è molto semplice: la scuola non funziona da trent’anni, il crollo dell’ideologia ha fatto sì che non ci fosse più un riferimento almeno ideologico e con le ideologie sono sparite anche le idee, naturalmente, le idee di uguaglianza, di fraternità, solidarietà, sparite tutte. Il 70% degli italiani sa leggere ma non comprende quello che legge. Quando c’è un livello culturale così basso, è chiaro che non si hanno gli strumenti per decidere se un esponente politico è capace o meno di governare”

Che fare allora? Accettare le retoriche del tempo, smettendo di sbattersi e di credere in un mondo migliore, dove parole come uguaglianza, bene comune e giustizia sociale abbiano un senso? Oppure no.

Sorride sotto i baffi, il barbiere. Certo che no, scintillano i suoi occhietti. Spetta a noi. Nella cura quotidiana e nell’esempio.  

Anche quando fuori fischia il vento e piove? Chiede l’avventore dalla frangetta fuori moda. Anche quando fuori fischia il vento e piove, replica il barbiere.

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