Assemblea Generale Onu. Nazioni Disunite

Dopo due anni di pandemia, l’Assemblea Generale dell’Onu torna al Palazzo di vetro in presenza. Ma solo per constatare che il mondo è cambiato e le ‘Nazioni Unite’ sono in realtà sempre più divise. Nel 2020, per la prima volta in 75 anni, l’incontro annuale si era tenuto virtualmente, mentre l’anno scorso si era optato per un formato ‘ibrido’, con alcuni paesi che avevano inviato le loro delegazioni e altre che avevano scelto di collegarsi da remoto.

Il segretario generale Onu António Guterres

Assemblea generale dopo due anni

Siamo molto felici di riavere l’Assemblea Generale in presenza dopo due anni”, ha detto il portavoce delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric. «Eppure, la 77esima Assemblea Onu alla quale interviene anche il primo ministro uscente italiano Mario Draghi si apre in un’atmosfera cupa, oscurata dalla guerra in Ucraina, che sta polarizzando la comunità internazionale e dal moltiplicarsi di crisi, economiche, energetiche e ambientali, che sconvolgono l’ordine mondiale», la valutazione pessimistica di ISPI, Studi di politica internazionale.

157 capi di Stato e di governo

Circa 157 capi di stato e rappresentanti di governo si alterneranno sino a domenica sul podio per cercare delle soluzioni. Un compito arduo, forse impossibile. «Il nostro mondo è segnato dalla guerra, martoriato dal caos climatico, avvelenato dall’odio e svergognato dalla povertà, dalla fame e dalle disuguaglianze», ha sottolineato António Guterres, segretario generale dell’Onu, secondo cui «l’Assemblea si riunisce in un momento di grande pericolo, ma i leader riuniti devono fornire speranza attraverso il dialogo, i dibattiti e piani concreti per superare le divisioni e le crisi».

Un mondo diverso?

Lo scorso anno, nel suo primo intervento dall’arrivo alla Casa Bianca, Biden aveva ribadito il ritorno della leadership globale americana dopo quattro anni di ‘America First’ e difeso la decisione di ritirare le truppe americane dall’Afghanistan. Quest’anno – con ogni probabilità – il presidente Usa insisterà sull’esigenza di promuovere la democrazia in un’era di autoritarismi crescenti e sull’importanza di tenere salda l’alleanza tra Europa e Stati Uniti allargandola a tutti i paesi che ne condividono i valori.

Mondo sempre più diviso

Ma quando prenderà la parola – sottolinea il – lo farà in un contesto profondamente mutato dallo scorso anno. La guerra in Ucraina ha esasperato le divisioni in seno alla comunità internazionale, mai prima d’ora apparsa così fratturata

America-Russia e resto del mondo

«Il conflitto – scrive Le Monde-, ha svelato una nuova cartografia dei rapporti di potere globali». Da un lato, gli occidentali e i loro alleati, guidati dagli Stati Uniti, definita ‘potenza in declino’, ma in prima fila nel sostegno all’Ucraina, in un’Europa traumatizzata dal ritorno della guerra. Dall’altro, la Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, accusata di aver violato la Carta delle Nazioni Unite invadendo l’Ucraina e che gode dell’appoggio, seppure cauto, della Cina. In mezzo, o comunque in un terzo blocco, i paesi di Asia, Africa, Medio Oriente e Sud America: un gruppo eterogeneo rappresentato dall’India, che non vuole schierarsi e teme per le conseguenze diplomatiche, alimentari ed energetiche della guerra.

Frammentazioni di interessi

Una frammentazione emersa già il 3 marzo scorso quando, con il Consiglio di Sicurezza politicamente paralizzat, ben 35 paesi su 193 si erano astenuti dal condannare l’invasione russa in Ucraina. È alla luce di queste mutate geometrie che l’assenza a New York di alcuni leader di primo piano assume contorni ancor più significativi.

Assenti pesanti

Russia, India, Cina, Etiopia e Sudafrica non saranno presenti all’Assemblea se non a livello di ministri che, in accordo con il protocollo delle Nazioni Unite, terranno i loro discorsi dopo che tutti i capi di stato e di governo avranno parlato nella sala dell’Assemblea Generale.

Cambiare l’Onu?

Tra le tante crisi che l’Onu si trova ad affrontare, la più profonda riguarda la sua perdita di centralità. Una crisi che affonda le sue radici ben prima della guerra in Ucraina, e che ha portato molti a chiedere a gran voce una riforma dell’Organizzazione.

Dall’Afghanistan all’Ucraina

«In molte, molte occasioni, dall’Afghanistan alla Siria e ultimamente l’Ucraina – osserva Foreign Policy – le Nazioni Unite hanno dimostrato di non avere il peso politico adeguato per realizzare le idee del suo statuto originale».

Vero multilateralismo e non emanazione Usa

Oggi anche il Global Times invoca «un ritorno al vero multilateralismo» invitando l’Assemblea Generale a essere «una piattaforma in cui tutti i membri possono comunicare su un piano di parità e comprensione reciproca, piuttosto che uno strumento degli Stati Uniti».

Nuovi membri permanenti

Alcune riforme proposte finora includono l’aggiunta di nuovi membri permanenti, come India e Giappone, al Consiglio di sicurezza, o la limitazione del numero di veti a cui uno qualsiasi degli attuali cinque membri permanenti – Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti – può ricorrere.

Tutto vogliono la riforma ma propria convenienza

«Tutti vogliono la riforma. Non c’è un paese al mondo che non dica di ritenere che le Nazioni Unite debbano cambiare e mettersi al passo con una realtà che è cambiato», osserva Richard Gowan, del Crisis Group alle Nazioni Unite. «Ma ognuno ha la propria visione di come dovrebbe essere la riforma delle Nazioni Unite». Nazioni unite prigioniere dei cinque vincitori della guerra mondiale di quasi 80 anni fa e dei loro veti incrociati spesso di sfacciato opportunismo di parte.

Tags:
Condividi:
Altri Articoli
Remocontro