
La Svezia che ieri ha votato e stupito, chiunque vinca la difficile partita di governo, è un Paese avvelenato dalla paura e dall’insicurezza. Gli svedesi alle urne divisi, sia nei numeri che nei principi. Una campagna elettorale accesa dalla crisi energetica, ma dominata soprattutto dalla guerra tra le gang criminali e l’accusa di aver perseguito politiche troppo morbide sull’immigrazione. Mentre l’adesione alla Nato che interrompe la storica neutralità (di facciata) vecchia di 200 anni, non ha avuto grande parte nel dibattito pubblico. A tenere banco le disparità economiche e il futuro energetico.
Sintesi e per cogliere un indirizzo generale utile a tutto il resto d’Europa, meno paura della Russia che della crisi energetica-economica, e disagi sociali da Paese a Paese. Tendenza netta ad una radicalizzazione delle posizioni politiche dove gli estremismi trovano vantaggio. Ma volendo inseguire un interesse più generale oltre la lontana Scandinavia, diversi studi ci dicono che la crisi del costo della vita è destinata a provocare disordini sociali in tutta Europa. E un sondaggio sostiene che la maggioranza degli elettori dei quattro maggiori Paesi europei prevedono disordini sociali e proteste pubbliche nel prossimo mese.
Il sondaggio, pubblicato da More in Common, è stato condotto da YouGov che ha intervistato oltre 7.000 persone in Francia, Germania, Polonia e Regno Unito. Nel Regno Unito e in Polonia, oltre il 70% afferma che il costo della vita è il problema più importante per il proprio Paese. La crisi è anche destinata a far aumentare il numero di famiglie che vivono in povertà. In Francia e Polonia, solo una persona su 20 afferma di riuscire a far fronte all’aumento dei prezzi, rispetto a una su cinque nel Regno Unito e in Germania. Secondo l’indagine, nel Regno Unito, in Francia e in Polonia una persona su cinque dichiara di utilizzare i propri risparmi per pagare le bollette e una su 10 salta i pasti.
La maggioranza dei quattro Paesi ha dichiarato di essere preoccupata per i disordini sociali, con percentuali che vanno dal 57% nel Regno Unito al 75% in Polonia. In Francia, invece, quattro su dieci hanno dichiarato di voler vedere il ritorno dei Gilet Gialli, il movimento di protesta emerso nel 2018. Nel Regno Unito la nuova premier Liz Truss parte da un sussidio di 400 sterline per le bollette dell’elettricità, distribuito su sei mesi, ma serve ben altro. Tra le richieste più diffuse, taglio dell’IVA, tetti sulle bollette energetiche e rendere i trasporti pubblici più economici o gratuiti.
Gli elettori chiedono l’introduzione di tasse sugli extraprofitti delle società energetiche. L’85% nel Regno Unito, mentre tre persone su quattro la sostengono in Francia e Germania. C’è anche una diffusa insoddisfazione per la risposta dei governi alla crisi. In Polonia, gli elettori attribuiscono la maggior parte della colpa al proprio governo, mentre gli elettori del Regno Unito sono più critici nei confronti delle società energetiche ed elettriche. La Russia è la principale fonte di biasimo in Francia e Germania.
Il primo ministro belga Alexander De Croo a Bloomberg News: “Rischio deindustrializzazione e il grave rischio di disordini sociali fondamentali. Quello che state vedendo oggi è un massiccio drenaggio di prosperità dall’Unione europea”. Il premier belga dichiara e molto altri condividono. ma altri. “Purtroppo i 27 ministri dell’Energia UE a Bruxelles hanno discusso piani per un intervento nei mercati energetici che sono irrealistici”. E la domanda chiave che si poneva ognuno di noi: «Come si può solo pensare che l’Unione Europea (cliente) possa imporre un prezzo al gas russo?».
Imporre una riduzione obbligatoria dei consumi elettrici a privati e imprese, previsione facile, farà chiudere decine di migliaia di piccole aziende aumentando la disoccupazione, creando le basi per proteste popolari. E i segnali ci sono tutti, a saperli leggere. E non solo dall’estero, ad esempio i 75 mila in piazza a Praga contro le sanzioni incrociate. Sabato pomeriggio, nell’Italia ancora comiziante, si é svolta una manifestazione sotto il palazzo ENI a San Donato Milanese contro le speculazioni e il caro bollette.