La bussola morale del mondo

La Palestina è la bussola morale del mondo. Questa frase, disegnata da un artista di nome Mazen Kerbaj, libanese, l’ho trovata nella sezione graphic journalism di Internazionale, sezione che in questo numero è dedicata al racconto, alla resistenza e alla lotta contro la disumanità che sta radendo al suolo la Striscia di Gaza.

I leader del mondo occidentale, tra distinguo e qualche vergogna ben protetta dalle complicità e omissioni mediatiche, sono dalla parte di Israele (anche perché il vincolo di obbedienza all’alleato americano che sostiene Israele è un macigno).

I popoli del mondo occidentale sembra di no. Perché, nonostante tutto, è impossibile non cogliere la ferocia inaudita, la crudeltà immotivata di un massacro del genere. È impossibile non provare dolore per i civili presi a bersaglio dai cecchini israeliani, lasciati a morire dissanguandosi per strada. È impossibile non provare rabbia per i coloni che assaltano i camion con gli aiuti umanitari perché vogliono vedere tutti i palestinesi morti per fame se non per proiettili o bombe. È impossibile non pensare che l’uccisione di così tanti giornalisti nasconda la volontà di non avere testimoni dell’efferatezza.

Poi gli ospedali resi inservibili, le moschee e le scuole abbattute, i cimiteri dissacrati, interi quartieri rasi al suolo per rendere impossibile ogni forma di vita futura, per i palestinesi, nella Striscia. E i rapimenti, gli arresti di massa, le umiliazioni dei detenuti disumanizzati, denudati, lasciati al gelo.

Riflettendo sul fatto che di quelle torture gli autori stessi si vantano, e presi da una follia di massa in divisa festeggiano davanti alla morte che hanno procurato immortalandosi in foto e video. Cioè questa crudeltà che vediamo ogni giorno non rientra nella propaganda potenziale di Hamas, è spiattellata sui social direttamente dagli aguzzini, che evidentemente pensano che ogni tipo di ferocia sia giustificata e giustificabile.

Il più depravato esercito del mondo, scrive in una sua vignetta Kerbaj.

Ora non mi aspetto che dall’Italia istituzionale, colonia senza alcuna possibilità, si alzi una voce in difesa degli inermi, contro Israele e contro l’opacità politica e complice di Biden. Non me l’aspetto neanche da quel mondo culturale mediatico che da tempo vive gli agi dell’obbedienza triste, condita dai birignao da divanetto, dibattendo con forza sul niente e voltando la faccia dall’altra parte di fronte al dramma, se è poco conveniente per mantenere il posto nel salotto buono. Del giornalismo neanche a parlarne, anche se ce ne sono davvero tanti di giornalisti che lottano per la verità, che provano a raccontare e a battersi per non indossare l’orbace comunicativo.

Però me l’aspetto da chi non ha perso la voglia di pensare a un mondo migliore. Dai giovani, da chi non si arrende, da chi non ha smesso di pensare alla democrazia come a un sistema di regole che siano uguali per tutti. Da chi pensa che la pace vada conquistata e che adeguarsi alla bruttezza del tempo non potrà che portarci alla rovina. Per questo condivido Mazen Kerbaj: la Palestina è la bussola morale del mondo.
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