
Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken al quartier generale della Nato a Bruxelles. «I primi segnali della controffensiva di Kiev sono positivi. Putin, però, ha dimostrato di essere disposto a utilizzare molti uomini e risorse nonostante questo implichi un prezzo enorme per il Paese». Il conflitto, pertanto – ha aggiunto – «può durare a lungo. La Russia ha molte risorse. In questo momento, non vediamo la volontà di quest’ultima di riprendere la strada della diplomazia». Per il segretario dell’Alleanza, Jens Stoltenberg si tratta di una «fase cruciale» della guerra in cui è necessario moltiplicare gli sforzi.
«Chiediamo di più, dobbiamo dare fondo alle riserve dei nostri magazzini e fornire a Kiev tutto ciò di cui ha necessità ora», ha detto, sottolineando come si sia di fronte a un «test per l’unità della Nato». In questo scenario di recrudescenza del conflitto, la Turchia cerca di salvare almeno l’accordo sul grano. Già nei giorni scorsi, Vladimir Putin aveva minacciato un passo indietro. E, ieri, di nuovo, il Cremlino, ha denunciato un’applicazione selettiva del patto. Secondo il presidente russo, solo il 3 per cento del cereale partito dai porti ucraini è stato inviato ai Paesi poveri.
Papa Francesco: «Guerra totale» a rischio escalation atomica. Non è una terza guerra mondiale «a pezzi», ma una vera e propria guerra totale. Papa Francesco si corregge e, ricevendo in udienza in Vaticano la Pontificia accademia delle scienze dedicata alla «scienza di base per lo sviluppo umano, la pace e la salute planetaria», denuncia che quella che si sta combattendo è davvero la «terza guerra mondiale» e che non è possibile escludere il rischio di «guerra atomica», da cui finora «il mondo era stato preservato», dopo le due bombe atomiche Usa sganciate in Giappone al termine del secondo confitto. Papa Francesco martedì sarà in Kazakhstan per il settimo congresso dei capi delle religioni tradizionali mondiali, ma non ci sarà l’incontro con l’ortodosso russo Kirill.
La controffensiva ucraina nel Sud e nel’Est, circondata da una cortina di silenzio e di dissimulazione, mentre Mosca negava le difficoltà, sembra avere preso forza e slancio, con un’avanzata di decine di chilometri e la conquista di territori per almeno un paio di migliaia di chilometri quadrati, forse 4mila. Nel giorno 199 della guerra, dopo che le truppe di Kiev avevano diffuso le foto della conquista di Kupiansk, a nord-est di Kharkiv, in serata è arrivata la conferma del ministero della Difesa russo: ritiro delle forze della Confederazione anche da Izyum e Balakliya. «è stata presa la decisione di raggruppare le truppe di stanza nella regione e intensificare gli sforzi nel Donetsk al fine si raggiungere gli obiettivi prefissati con l’operazione militare speciale e liberare il Donbass».
«Lo sfondamento nella zona di Balaklija è un grande successo tattico per Kiev, che ridà morale anche agli stressati reparti ucraini nel Donbas», scrive Mirko Mussetti. «Concentrata a resistere efficientemente all’annunciata controffensiva di Kherson nel sud del paese, Mosca ha abbassato la guardia laddove riteneva di essere meno vulnerabile. Tra i prigionieri catturati dagli ucraini attorno al grande capoluogo orientale potrebbe esserci anche il colonnello generale Andrej Sychevoi, a capo del gruppo ‘Ovest’ delle Forze russe: sarebbe una perdita importante per la catena di comando russa». Le armi, l’addestramento e la supervisione occidentali iniziano a generare vantaggi significativi per l’Ucraina e ferite dolorose per la Russia, come pronosticato dal segretario della Difesa Usa Lloyd Austin.