
Nonostante il rallentamento del Pil e la crisi economica dovuta soprattutto alla politica del ‘Covid zero’, la Repubblica Popolare Cinese prosegue nel processo di rafforzamento e ammodernamento delle sue forze armate, e in particolare della flotta.
Quest’ultima, in quanto a numeri, ha già superato quella americana (355 navi contro 300). La Cina è particolarmente interessata alle portaerei, che rappresentano l’ossatura della flotta Usa. Pechino possiede la “Liaoning”, nave piuttosto vecchia, varata dai cantieri di Mikolaiv e poi ceduta dall’Ucraina alla Repubblica Popolare nel 1998, e la “Shandong”, più recente. Ne ha poi varato un’altra, che gli americani chiamano “Tipo 003”, che sarebbe dotata del sistema di decollo con catapulta che viene utilizzato da tutte le portaerei statunitensi, e che permette di far decollare e atterrare i velivoli in modo più rapido ed efficace.
Ha parlato con preoccupazione della situazione Carlos del Toro, ministro (di origine cubana) della U.S. Navy nell’amministrazione Biden, durante un incontro con i giornalisti del National Press Club a Washington. “I cinesi hanno una flotta più grande ora – ha affermato – quindi la dispiegano in tutto il mondo. Gli Stati Uniti hanno bisogno di più navi nel futuro, di navi più moderne, che possano rispondere in particolare a questa minaccia”.
In effetti gli americani, che hanno sempre basato la loro potenza militare proprio sulla flotta, hanno capito da tempo che la sfida cinese sui mari dev’essere presa sul serio. Si rammenterà, a questo proposito, che Biden cercò di giustificare (senza riuscirci) l’affrettato e disastroso ritiro dall’Afghanistan menzionando la necessità di contrastare l’espansionismo di Pechino.
In realtà, nel seguito del suo discorso, Del Toro ha concesso che la Marina Usa, pur inferiore numericamente a quella cinese, è tuttavia superiore dal punto di vista tecnologico essendo (almeno per ora) più moderna. Tuttavia ha invitato il governo americano a non sottovalutare il problema osservando, per esempio, che la Repubblica Popolare ha un numero di cantieri navali dedicati alla costruzione di navi da guerra superiore a quello degli Usa.
Le osservazioni di Del Toro sono comunque molto significative. Giungono in un momento assai delicato, quando c’è fermento in Senato e alla Camera a causa delle somme stratosferiche che gli Stati Uniti destinano al rafforzamento militare dell’Ucraina. Tale fermento è bipartisan, nel senso che coinvolge tanto i democratici quanto i repubblicani, con parecchi inviti a una maggiore prudenza rivolti a Biden e con l’accusa, spesso mossa al presidente, di “pensare più all’Ucraina che all’America”.
In ogni caso è chiaro che Xi Jinping non intende rompere i rapporti con Putin proprio perché ha bisogno di una sponda per perseguire il suo piano di diminuire l’influenza Usa nel Pacifico. L’ambigua alleanza con la Federazione Russa, assieme al rafforzamento della flotta, gli è quindi utile per tenere Washington sotto pressione.