
Così, caro Ennio Remondino, giornalista fantastico che stimo, ho pensato di rileggere i testi che ho scritto in questi dodici mesi e tirar fuori degli spunti e dei temi. I poteri, le guerre, la vita, cioè ciò che è sacro. I dubbi. Ma andiamo per ordine, punto su punto, link dopo link.
“Il potere è una cosa seria. Va trattato con rispetto, combattuto sapendo che cosa si deve combattere. Altrimenti è farsa, è finzione scenica, gioco delle parti. Ci ragiono e penso alla P2. È esistita, ha operato, ha fatto danni alla democrazia, se uno pensa che la democrazia sia una cosa seria e non una pantomima, perché in quel caso è stata funzionale. E non per un periodo. Ha funzionato come schema, come ispirazione, come terreno di coltura di una precisa idea di sovranità limitata a livello politico e internazionale. Di obbedienza e gentile assuefazione sul piano economico, mediatico e culturale”.
[link: https://www.remocontro.it/2022/01/30/la-scatola-della-p2-e-la-memoria-senza-storia/]
Quello che addolora è il fatto che, dopo un conflitto segreto (e neanche troppo…) che ha devastato le basi stessa di una possibile democrazia compiuta a vantaggio di quella parvenza culturale e politica che abbiamo oggi sotto gli occhi, gli epigoni di quella stagione opaca fatta di fascisterie, servizi segreti e morte civile riscrivono la storia. Mentre i profeti dell’ex sinistra, moscia e arrendevole, aspettavano che il sole sorgesse dall’orizzonte del mare di Ostia. Quanti ne abbiamo visti, pronti alla pugna nei salotti giusti, pavidi, incolori, incapaci di cogliere le cause storiche e culturali di effetti che loro hanno sempre e solamente cavalcato per fini personali (volendo essere gentili…)
“Ci sono cose che non ci piace ascoltare, non ci piace leggere. Ci sono memorie, evidenze, storia che preferiamo veder scorrere su un piano obliquo, scivolare verso la dimenticanza, lasciando qua e là tracce irrilevanti, utili a tener presente dati inessenziali. Per meglio dimenticare, per meglio seppellire memoria e diritti, coscienza e dignità, in un opaco mondo di mezzo popolato da furbetti e non da sapienti, da sfruttatori eleganti, da politici capaci di meglio interpretare le necessità della modernità. Rottamatori, voltagabbana, indifferenti, salottieri di ogni salottino buono, figli di, amici di, profeti del merito il cui unico merito è stato quello di nascere nella giusta culla e di saper adeguarsi ai dettami di classe, per meglio rendere servigio a chi conta”.
[link: https://www.remocontro.it/2022/12/04/le-parole-chiave-perdute-della-democrazia/]
“Le guerre non servono per restaurare diritti, ma per ridisegnare poteri. Parafrasando Hannah Arendt, che altro si può dire su quello che stiamo vedendo in questi giorni? A dire il vero si potrebbe così affrontare filosoficamente ogni scenario bellico che abbiamo visto recentemente accendersi, per mille motivazioni diverse, nelle varie zone nevralgiche del mondo”.
[link: https://www.remocontro.it/2022/02/27/guerre-che-bruciano-la-memoria/]
“La guerra viene ancora trattata come un mestiere che ha la sua deontologia, perciò si distinguono i cosiddetti crimini di guerra dagli altri atti delittuosi perpetrati con indosso una divisa. Sarebbe invece ora, ed è sempre troppo tardi, che l’umanità interiorizzasse il concetto che la stessa guerra è un crimine e che essa non va fatta per nessun motivo”.
[link: https://www.remocontro.it/2022/04/10/il-crimine-della-guerra-e-la-nostra-vita-semplice/]
La gentilezza è rivoluzionaria, in questi tempi adrenalinici e bellicosi in cui l’etica del discorso è finita stritolata dal potere assoluto del bianco e del nero, delle prese di posizioni assolute e ringhiose, sempre e solamente virtuali. Nel tempo delle interpretazioni delle interpretazioni della realtà. Con un allontanamento dal senso della vita e dal rispetto che dobbiamo al nostro futuro, a quello dei nostri figli, alla comunità di donne e uomini in cui abitiamo nella realtà, al territorio che ci ospita, alla bellezza che – parafrasando Simone Weil – è un frutto che si guarda senza tendere la mano.
[link: https://www.remocontro.it/2022/06/05/la-sapienza-delle-mani/]
“Cantare in verità è un altro respiro. Un respiro a nulla. Un soffiare nel Dio. Un vento”.
Attraverso le parole di Rilke per parlare della poesia come rivoluzione.
[link: https://www.remocontro.it/2022/09/04/grandezza-dellalbero-in-ascolto/]
Negli ultimi testi spesso ho parlato della vita, delle cose semplici, del seme sotto la neve. Necessario per domani, per quando le macerie saranno evidenti e servirà, spero, aver tenuto la fiammella accesa. E i dubbi, quando vai controvento, sono forti: le certezze assolute non hanno bisogno di niente, sono dogmi, implicano obbedienza e sorrisi per celare il fastidio di non essere liberi.
Non ho altri link da aggiungere. Non so neanche se continuerò a scrivere, se invece non sarebbe meglio tacere in mezzo a questo frastuono. Polemos, da tanti anni, è una parte di me, vuol dire visioni laterali, sguardi che attraversano il tempo e non seguono l’onda mediatica. Senso critico, domande non precedute dalle risposte. Niente di moderno, di scintillante né scritto con l’inchiostro dell’autoassoluzione costante di fronte all’efferatezza che nobilita inutilmente chi dovrebbe continuare a battersi, a osservare, a rendere fertile il terreno delle conoscenze.
Rileggendo emerge paura, e coraggio. Disincanto, contro l’incantesimo mediatico. Poesia, come forza rivoluzionaria nell’agire di ogni giorno, mica nel rimeggiare e basta. Un tornare in montagna. Un riprendere i vecchi sentieri per prepararsi al domani. Per rischiarare uno sguardo puro fuori dall’opacità della comunicazione incessante e talvolta infestante che ci fa indignare a comando per quello che accade (anche giustamente talvolta), dimenticando tutte le vergogne sistematiche della nostra società, le ingiustizie profonde che hanno cause, cause precise. E che nessuno vuole più affrontare, tantomeno la politica, ripiegata su un giochino di ruolo per ottenere il massimo vantaggio dal minimo sforzo di blaterare slogan, senza alcuna pretesa di cambiare il mondo se non in peggio. Come se la strada fosse segnata verso la bruttezza, l’ingiustizia, la diseguaglianza, e che l’unica possibilità che rimane è scegliere in quale dosi sorbire questa medicina orribile.
Buon anno. Alla prossima.