
Ambientalismo già poco nel secondo più grande porto di esportazione di carbone nello stato del ‘New South Wales’ del Quinto Continente. Carbone, dannazione storica per la regione, ma la nuova base per i sommergibili a propulsione nucleare sulla costa orientale in spregio ad altri accordi con la Francia (sommergibili vecchio modello senza propulsione nucleare) deciso dal Dipartimento alla Difesa senza consultare nessuno tra le organizzazioni civili cittadine, quello proprio No, segnala ‘Pagine Esteri’.
Ci sarà pure da prepararsi a fale la guerra alla Cina come insistono gli americani, ma voi australiani di Camberra, imparate l’educazione civica di casa e andare a nascondere i vostri pericolosi bersagli nucleari altrove, la sintesi della protesta tradotta dall’australiano.
I manifestanti con striscioni e bandiere di sindacati e gruppi politici pacifisti, ecologisti e di sinistra come accadrebbe ovunque ma non proprio, in quel lontano mondo meno consuete delle proteste di casa nostra, m da tenere anche in maggiore conto, perché quando si arrabbiano loro, picchiamo politicamente duro e subito, senza sconti. In più, la protesta nella cittadina a 102 km a sud di Sydney. Il cuore politico economico reale dell’Australia, dove i governi nascono e a volte inciampano a cadono lungo la strada amministrativa per Camberra.
«Sto capendo che l’energia rinnovabile che c’è in questa comunità continua a manifestarsi nelle strade» ha detto alla folla il senatore dei Verdi David Shoebridge, uno tra i principali critici nei confronti di Aukus, preannunciando un largo e più vasto seguito. Con il ministro della difesa, Richard Marles, che fa finta di dialogare sostenendo che non è stata presa alcuna decisione su un sito per una nuova base sottomarina della costa orientale. Ma se non è lì, è altrove, per quella base raccogli bombe nucleari.
Ma il primo ministro Anthony Albanese ha difeso il progetto che lui ha ormai giù firmato, alle spalle e nella tasche della popolazione. Oltre il pacifismo e il verde anti nucleare, i conti politici in tasca, dopo che due ex leader hanno criticato l’accordo per il suo enorme costo. La cifra iperbolica di 244 miliardi di dollari statunitensi della base per i sottomarini, oltre le complessità e i potenziali problemi che quella scelta di armamento comporterà per la sovranità dell’Australia.
L’accordo svelato a marzo vedrà l’Australia acquistare subito alcuni sottomarini di ‘classe Virginia’ degli Stati Uniti, prima di arrivare alla produzione congiunta britannica e australiana di una nuova classe di sommergibili da guerra da costruire in Oceania entro i primi anni ’40, salvo guerra nell’Indo-Pacifico che cancelli tutto prima.
Sottomarini a propulsione nucleare, imponenti esercitazioni congiunte, accordi militari. La Cina osserva con crescente fastidio le manovre degli Stati Uniti sul Pacifico e la disponibilità di diversi suoi vicini a rafforzare ‘partnership di sicurezza’ con Washington. A metà marzo la firma di un patto sulla fornitura e sviluppo congiunto di sottomarini a propulsioni nucleare che avranno il compito di pattugliare Pacifico e Atlantico.
Alla base navale di San Diego, in California, presenti Joe Biden, il premier britannico Rishi Sunak e l’australiano Anthony Albanese. L’accordo sotto l’ombrello della partnership Aukus, acronimo facile che unisce Stati Uniti, Regno Unito e Australia. Una partnership nata nell’intento di contenere l’ascesa militare della Cina sul Pacifico.
In base all’accordo, gli Stati Uniti vendono all’Australia tre sottomarini a propulsione nucleare della classe Virginia, costruiti dalla General Dynamics, all’inizio del 2030, il tempo per attrezzarsi ad assistere quei micidiali e complessi mostri marini. Per Canberra anche l’opzione per acquistarne altri due.
Si tratta della prima volta che Washington condivide la tecnologia di propulsione nucleare da quando lo fece con Londra negli anni Cinquanta. Biden ha insistito che i sottomarini saranno a propulsione nucleare, ma non armati con ordigni atomici.
Sapendo tutti che cambiare la testata ad un missile renderlo atomico basta un nulla, e tanta faccia tosta nel dire il contrario.