Israele e la rabbia palestinese fomentata. Chi cerca di cavalcare lo scontro

La morte di Khader Adnan, vittima palestinese segnata, infiamma lo scontro tra Israele e Palestina, segnala Pierre Haski, France Inter, lasciandoci intendere che a qualcuno quello scontro e un altro po’ di guerra civile in casa farebbe politicamente comodo. Benjamin Netanyahu e tutto il formidabile apparato repressivo israeliano ora gestito dalla destra religiosa e razzista ebraica.
Nella foto di copertina, un soldato israeliano che spara proiettili di gomma (ma con l’anima d’acciaio, che se ti prendono bene ti ammazzano), contro i manifestanti palestinesi.

Khader Adnan, 10 galere, vittima predestinata

Chi era Khader Adnan? Un uomo di 45 anni, esponente dell’organizzazione radicale palestinese ‘Jihad islamica’, che era arrivato alla sua decima incarcerazione in Israele e al suo terzo sciopero della fame per protesta di atti amministrativi senza giusto processo. L’ultimo sciopero gli è stato fatale. 86 giorni di digiuno che i carcerieri gli hanno lasciato fare, dal 5 febbraio, al suo decimo arresto. Un po’ come certa galera in Italia in tempi di dittatura ero segnalato come ‘anti quslcosa’. E Adnan, contro lo era davvero. Adnan e la sua famiglia, vedova e orfani, abitava a Jenin, in Cisgiordania. Il 2 maggio, ieri, è stato trovato da suoi distratti carcerieri privo di sensi nella sua cella e dichiarato morto al suo arrivo in ospedale.

Soccorso negato di fatto, e la vittima eroe

Le autorità sostengono che il prigioniero avesse rifiutato qualsiasi forma di alimentazione e di cure, ma una ong medica israeliana –israeliana ripetiamo-, afferma che lo Stato, l’autorità politica in qualche modo espressa, ‘aveva invece respinto una richiesta di ricovero chiesto dai familiari e altri detenuto per l’ormai evidente deterioramento del suo stato di salute’. La Jihad islamica ha subito definito Adnan, un martire, e accusato in Israele di avere sostenuto, praticato di fatto il ‘vero terrorismo”. E subito diversi razzi sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza, dove l’organizzazione ha la sua maggiore forza.

La legge del taglione

La vedova del militante si è rivolta ai vertici del gruppo: «Non avete fatto niente per salvarlo da vivo, dunque non dovete fare niente nemmeno dopo la sua morte. Spetterà ai miei nove figli vendicare il padre, quando sarà il momento». La legge del taglione, l’occhio per occhio biblico letto con la fede del Corano.
«La vicenda di Adnan segna l’ennesimo episodio drammatico nel grave deterioramento della situazione in corso ormai da mesi. Dall’inizio dell’anno si contano più di cento morti, quasi tutti palestinesi». Ancora Haski si Internazionale. Il peggioramento delle tensioni forte già dall’anno scorso, in assenza di qualsiasi prospettiva politica per gli abitanti dei territori occupati, ha poi subìto una formidabile accelerata con la formazione del governo più sbilanciato a destra nella storia di Israele.

L’esecutivo, presieduto da Benjamin Netanyahu, comprende un’estrema destra amante delle maniere forti nei confronti di ogni genere di attivismo palestinese.

L’intransigenza, coloni e dintorni politici

L’intransigenza nei confronti di un esponente di un gruppo estremista-terrorista in sciopero della fame fa parte della tipica posizione dell’estrema destra israeliana in merito alla sicurezza, sempre si France press. «I rappresentanti di questa corrente, legati al movimento delle colonie, ritengono che i territori occupati costituiscano il ‘grande Israele’ e che i residenti palestinesi dovrebbero togliersi di mezzo». ‘Togliersi di mezzo’ o toglierli di mezzo.

Conflitti paralleli e dei palestinesi meglio non parlarne

In Israele sono in corso due conflitti paralleli: il primo, che attira l’attenzione dei mezzi d’informazione, oppone una parte della popolazione ai progetti istituzionali della coalizione di governo, considerati illiberali; il secondo, invece, riguarda il destino dei territori palestinesi, ormai in stallo da anni. Tra queste due crisi al momento non esistono punti di contatto. I manifestanti israeliani che si oppongono alla riforma della giustizia voluta dal governo evitano di sollevare la questione palestinese, anche per mantenere un consenso più ampio possibile. Anche perché, di fatto, non hanno una soluzione da proporre.

Estremisti della peggior specie

«Parte dell’equazione deriva dalla durata di questa coalizione, di cui fanno parte estremisti che non accettano di fare alcuna concessione, né sulle riforme né tantomeno sui palestinesi. La tregua per la Pasqua ebraica decretata da Netanyahu è terminata, e l’ora della verità si avvicina».

Dalla prospettiva palestinese, invece, si tratta di un conflitto strisciante, quotidiano e senza speranze. Khaled Adnan è l’ennesimo morto in una lista che si allunga ogni giorno che passa.

 

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