
Vincono i due partiti di destra più o meno estrema, tutti a favore della Nato, ma con maggiori sfumature rispetto alla Russia vicina di casa, e perde la premier uscente e accesa sostenitrice della fine della storica neutralità del suo Paese con l’ammissione ormai decisa alla Nato. Il partito più votato è stato il ‘Partito di Coalizione Nazionale’ (PCN), di centrodestra, seguito dai ‘ Veri Finlandesi’, partito populista di estrema destra: entrambi nella precedente legislatura erano all’opposizione. Sono arrivati invece solamente terzi i Socialdemocratici della prima ministra uscente Sanna Marin, il partito che aveva vinto le elezioni del 2019, e che da allora governava con una coalizione di partiti di centrosinistra.
Il vero problema è che con questi numeri, nessuno è in grado di formare un governo da solo. Tradizionalmente in Finlandia all’esito delle elezioni, con sistema proporzionale e seggi assegnati per circoscrizioni in base alla popolazione, il partito più votato cerca di formare la coalizione di governo e indica il premier. Per la maggioranza servono 101 deputati sui 200 del parlamento. In questo caso il partito conservatore, con i suoi 48 seggi, dovrà chiedere il sostegno a uno degli altri due grandi partiti: il partito di destra nazionalista, 46 seggi, oppure i Socialdemocratici, guidati dalla premier uscente Sanna Marin con 43 seggi.
Marin ha escluso che i socialdemocratici possano allearsi con il partito ‘Veri finlandesi’ per differenze sostanziali nei valori e nelle politiche, visto che i candidati del partito populista e nazionalista hanno presentato una piattaforma anti-immigrazione e anti-Unione europea.
Petteri Orpo ha 53 anni, è sposato con due figli ed è stato eletto a capo del partito conservatore liberale finlandese ‘Kokoomus’ nel 2016. Ha fatto parte di diversi governi in cui ha ricoperto incarichi da vicepremier, ministro delle finanze, ministro degli interni e ministro delle politiche agricole. Uno dei punti principali su cui ha basato la sua campagna elettorale è stata l’economia, con la promessa di diminuire il debito pubblico. «La cosa più importante per il prossimo governo è sistemare la nostra economia, spingere la crescita economica, equilibrare l’economia pubblica. E la seconda questione molto importante è costruire la Finlandia della Nato», ha detto.
Il partito di destra nazionalista Perussuomalaiset è guidato dal 2021 dalla leader 45enne Riikka Purra. Tra i punti principali del programma ci sono le politiche migratorie, clima, criminalità ed energia con posizioni apertamente anti-migranti e euroscettiche, a partire dalla richiesta di non rispettare l’impegno per la neutralità climatica nel 2035, altre al vecchio obiettivo di ‘Fixit’, l’uscita della Finlandia dall’Unione europea.
Con i suoi 37 anni è tra i leader più giovani d’Europa, protagonista nella gestione della pandemia di Covid- e per il suo ruolo di primo piano, insieme al presidente Sauli Niinistö, nel sostenere la richiesta di adesione della Finlandia alla Nato. Sostegno acceso e a volte contestato per eccesso di veemenza. Il sostegno all’Ucraina nell’ultimo anno ha aumentato la sua visibilità internazionale. Ma neppure l’aiuto Nato col sì ufficiale di tutti all’ammissione nell’Alleanza deciso alla vigilia elettorale le è bastato per la riconferma.
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