
Il Senato americano ha approvato gli aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan, sfidando l’opposizione di Donald Trump, ma ora la legge passa alla Camera, dove lo Speaker trumpista Johnson si rifiuta persino di portarla in aula. Il presidente Biden ieri lo ha esortato a consentire il voto, avvertendolo: «Così fate il gioco di Putin. La storia vi guarda, le vostre azioni non verranno dimenticate». Poi, facendo riferimento a quanto sta accadendo sul fronte ucraino, «Vi sollecito a procedere con urgenza, perché i costi dell’inazione aumentano ogni giorno».
Con una mezza verità, Biden ha sostenuto che i fondi servono per ricostituire l’arsenale americano e verranno spesi negli Usa. Non tutti, certamente. «E serviranno anche per contrastare l’Iran e le milizie alleate di Teheran, che attaccano i soldati americani in Medio Oriente». Quindi Biden ha criticato direttamente il suo rivale: «Trump ha detto frasi scioccanti su Putin, vergognose, anti-americane. E la cosa più terribile è che ci crede. Si è inchinato a un dittatore. Ai repubblicani della Camera dico: schieratevi con la libertà, contro la tirannia». Sui 14 miliardi per Israele, non una parola. Tornaconti elettorali per tutti.
Lockheed Martin impiega 85mila americani, Boeing 105mila, Northrop Grumman 67mila, General Dynamics 75mila. L’industria militare porta migliaia di voti.
Fase precedente, settimana scorsa, sul noto quotidiano israeliano. «I media statunitensi ignorano le gaffe e l’ignoranza di Donald Trump mentre si fissano sull’età e sugli errori di Biden. Recentemente, l’ex presidente ha confuso il suo avversario alle elezioni repubblicane, Nikki Haley, con l’ex portavoce della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi. In precedenza aveva definito il primo ministro ungherese Viktor Orbán ‘il presidente della Turchia’, e aveva severamente avvertito che se il presidente degli Stati Uniti Joe Biden vincesse a novembre, potrebbe scoppiare la ‘seconda guerra mondiale’». S’era perso una guerra mondiale.
Ma che Trump sia un ignorantone, è cosa nota, e quindi, ‘non fa notizia’, denuncia con veemenza Alon Pinkas.
«A 81 anni, Biden è già il più anziano occupante della carica nella storia. Quindi, quando Robert Hur, il procuratore speciale incaricato di indagare sulla presunta cattiva gestione di diversi documenti riservati da parte di Biden nel 2017, la scorsa settimana ha descritto il presidente come un ‘uomo anziano, ben intenzionato e con scarsa memoria’, ovviamente sapeva che sarebbe stato dannoso per lui, soprattutto in vista di un’estenuante campagna contro un sedicente aspirante dittatore».. Una carognata politico giudiziaria, diremmo in Italia. Mr.Ur una ‘toga rossa’ (colore dei repubblicani)?
«Quando ha definito Putin un delinquente e un criminale di guerra, definito dittatore il presidente cinese Xi Jinping, si impegnò a difendere Taiwan nonostante non esistesse alcun trattato di difesa, e quando ha detto che non avrebbe invitato il primo ministro Netanyahu alla Casa Bianca durante il suo tentativo di colpo di stato giudiziario in Israele, Biden diceva sul serio». Aggettivi e intenti forse politicamente inopportuni, ma difficilmente contestabili nella sostanza. Sintesi del tutto, «per il futuro della democrazia in Israele, molto meglio un Biden di un Trump alla Casa Bianca». Salvo una ulteriore spinta a destra di una teocrazia ebraica modello Ayatollah a cui poi fare guerra.
Mentre, sempre su Haaretz, un altro reporter, Ban Samuels racconta chi sono i mega donatori ebrei che aiutano a finanziare la campagna di rielezione di Biden. «Joe Biden gode di un profondo sostegno da parte dei benefattori ebraico-democratici, con i giganti del mondo di Hollywood, Silicon Valley e Wall Street che costituiscono una parte significativa della raccolta fondi del presidente degli Stati Uniti mentre inizia seriamente la sua corsa alla rielezione».
Facile il sospetto che tanta generosità possa aver favorito il sostegno a Israele, assieme a troppo silenzi sulla contestata condotta di guerra di Netanyahu. Dare-avere in un difficile equilibrio tra interessi e valori.