
La guerra russo-ucraina resterà in fattore chiave nei processi politici ed economici su scala mondiale nel 2023. Nei tre decenni successivi alla fine della Guerra Fredda, in Europa non sono mancati conflitti militari, nei Balcani occidentali, nel Caucaso meridionale e settentrionale e nel Donbass. Guerre che hanno avuto un’influenza limitata sulla vita sociale ed economica del continente e del mondo. L’invasione russa in Ucraina ha invece favorito numerosi cambiamenti nell’assetto geopolitico globale. Quali scenari prossimi possiamo immaginare?
Se la guerra andrà avanti e tutte le parti in conflitto continueranno ad aumentare le dotazioni di armi e personale delle proprie truppe, lo scenario più probabile per il 2023 sarà il protrarsi della guerra in Ucraina. Né Kiev né Mosca comunicano direttamente ed entrambe le parti sembrano ancora impreparate a entrare nella fase dei colloqui di pace. Conseguenze, un’escalation del numero di vittime tra civili e combattenti. Problema emigrazione dall’Ucraina verso l’Europa e la Russia e ritorni dei emigrati nel 2022. Le sanzioni contro la Russia avranno anche ripercussioni per le economie occidentali. Nessuna delle economie del continente europeo sarà in grado di sostenere il tenore di vita che aveva prima del 2022.
«C’è tuttavia ancora la possibilità di una sorta di accordo che potrebbe rallentare o congelare il conflitto per qualche tempo», afferma lo studioso di politica e storico ucraino Mikhail Minakov. La guerra ucraina ha minato la reputazione delle forze russe ‘secondo esercito più potente del mondo dopo gli Stati Uniti’. La sua debolezza potrebbe motivare il Cremlino ad accettare una qualche forma di armistizio provvisorio con Kiev. Lo stesso per parte ucraina, per far cessare la distruzione delle sue città, del sistema energetico e delle infrastrutture critiche. Tuttavia, le parti coinvolte nella guerra non hanno raggiunto i loro scopi e la pace in Ucraina potrebbe essere solo temporanea.
La guerra in Ucraina ha un impatto anche sulla sicurezza dei paesi europei ed eurasiatici. Tre i gruppi di paesi per grado di insicurezza. I paesi del primo gruppo, Bielorussia, Moldavia e almeno sette regioni della Russia occidentale e sud-occidentale, a rischio che la guerra in Ucraina finisca per coinvolgere anche il loro territorio. Nei paesi del secondo gruppo, Moldavia, paesi dell’Asia centrale, Caucaso meridionale e Balcani «dove i conflitti congelati di un tempo rischiano di uscire dal loro stato di ibernazione, e possono scoppiare con rinnovato vigore». Nel terzo gruppo, altri paesi europei, diverso modello socioeconomico e cambiamenti politici legati alla guerra possono favorire la presa di potere da parte di gruppi populisti.
Questo fenomeno potrebbe (come già accede) accelerare la corsa agli armamenti e portare le nazioni libere a una svolta illiberale o a una terza ondata di ‘autocratizzazione’ in entrambi i continenti.
Fallimenti bellici e un’economia in declino, la Federazione Russa è una potenza che rischia un pesante indebolimento, una lettura molto severa. E un possibile vuoto di potere nell’Europa orientale e nell’Eurasia settentrionale. Nuovi spazi per l’Occidente, la Cina, la Turchia e l’Iran, col rischio di nuovi conflitti tra di loro per contendersi l’influenza sulla regione. «Una Russia isolata e impoverita entrerebbe molto probabilmente nell’area di sempre maggiore influenza della Cina. E se ciò accadrà, con una Grande Eurasia guidata da Pechino, la prospettiva europea per i paesi dell’Europa orientale diventerà molto probabilmente irrealistica».
Il 2022 è stato un anno all’insegna della guerra e dell’inflazione. La ripresa della domanda repressa durante la pandemia, i colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento e i prezzi dell’energia alle stelle hanno spinto l’inflazione fino al 10% nelle nazioni industrializzate, un livello inconcepibile da quando, inizio anni ’90, sono applicati regimi monetari studiati proprio per il controllo dell’inflazione. Problema 2023, «possibili alcune sorprese positive per l’economia cioè una crescita superiore alle stime e inflazione più bassa del previsto a condizione che non si verifichi una escalation della guerra», la previsione dell’economista ungherese Zsolt Darvas per Ispi.
I prezzi dell’energia continueranno a essere alti e molte aziende potrebbero non essere in grado di sostenerli, vedendosi costrette a chiudere. Ciò porterebbe a una riduzione della produzione e a un rialzo dei prezzi.
I colli di bottiglia delle catene di approvvigionamento continueranno.
La ‘inflazione core’ (un indicatore che non tiene conto dei prezzi degli alimenti e dell’energia) è arrivata quasi al 5% nell’Eurozona, mentre negli USA e in Regno Unito si registrano tassi più elevati
Il potere di acquisto delle famiglie si riduce.
Gli indicatori di fiducia rilevati dai sondaggi sono in calo.
I tassi d’interesse delle Banche Centrali sono al rialzo.
Le previsioni di ottobre 2022 dell’FMI suggeriscono che il 2023 vedrà il tasso di crescita più basso dal 2001 a oggi – ad eccezione della crisi finanziaria internazionale e della pandemia di COVID-19 – e che un terzo del mondo potrebbe registrare almeno due trimestri consecutivi di crescita negativa. Anche le previsioni di dicembre 2022 della BCE vanno nella stessa direzione: crescita negativa nell’Eurozona per il quarto trimestre del 2022 e il primo trimestre del 2023.
Primo, il consumo di gas nella UE è letteralmente crollato del 23% nel novembre 2022, rispetto al precedente anno, ma le imprese e le famiglie sono state capaci di adeguare e ridurre l’utilizzo della fonte di energia più scarsa, e questo è un segnale incoraggiante per il futuro.
Secondo, i timori, emersi nella primavera del 2022, per cui una grossa fetta dell’industria europea, compresa l’industria tedesca, sarebbe crollata a seguito dell’interruzione delle importazioni di gas russo si sono rivelati decisamente infondati. La Russia ha tagliato la fornitura di gas all’Europa dell’80%, ma i volumi di produzione industriale dell’Eurozona sono aumentati del 3,4.
Terzo, il mercato del lavoro si mostra solido da entrambe le sponde dell’Atlantico, con il tasso di disoccupazione ai minimi storici. La partecipazione della forza lavoro è ai massimi storici in UE.
Quarto, i timori sull’aumento dei tassi da parte della BCE. Ma i tassi attuali e attesi son ben lontani dai livelli storici di altre crisi, vedi quelle petrolifera degli anni ’70. Pertanto, l’impatto nel medio termine dell’attuale inasprimento monetario sarà ridotto rispetto al passato.
Quinto, l‘inflazione e i salari restano i segni negativi ancora irrisolti. L’inflazione elevata del 2022 probabilmente rimarrà ancora alta nel 2023, mentre il valore reale dei salari continuerà a essere ben inferiore ai valori pre-2022 nel 2023 e oltre.
Alcune sorprese in materia d’inflazione dagli Stati Uniti. Entro la fine del 2022, il calo dell’inflazione è stato più rapido rispetto alle attese degli analisti di mercato. A far sperare in belle sorprese per l’Europa nel 2023: una crescita oltre le aspettative e inflazione più bassa del previsto. Salutiamoci con un po’ -non troppo-, di realistico ottimismo