Kiev ridotta allo stremo: incubo nuova Cernobyl e le milizie russe anti Putin

Mentre l’Aiea (l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) lancia l’allarme per il rischio che i continui attacchi alle strutture della centrale nucleare di Zaporizhzhia (da tempo sotto il controllo di Mosca) possano provocare un gravissimo incidente, il governo ucraino continua ad appellarsi alla ripresa del sostegno occidentale per evitare il collasso.
Sotto pesante attacco e quasi senza munizioni, Kiev tenta di infastidire l’avversario affidandosi, oltre che ad alcuni attacchi a lungo raggio in territorio russo, anche alle azioni di sabotaggio del Corpo dei Volontari Russi (Rvc), la più consistente delle tre milizie formate principalmente da cittadini russi che combattono al fianco dell’Ucraina, forte di alcune migliaia di militanti.

Le milizie russe anti Putin

«Allo stremo, Kiev si affida all’estrema destra russa» titola Pagine Esteri’. Mentre Marco Santopadre sviluppa la notizia, accurata persino nei dettegli, tra quelle in grado di stupire. Bersaglio di un pesante attacco russo che potrebbe essere solo un assaggio dell’attacco in forze che si potrebbe scatenare a maggio, Kiev senza armi e amici credibili attorno, fa quello che più per difendersi a replicare. Affidandosi, oltre che ad alcuni attacchi a lungo raggio in territorio russo, anche alle azioni di sabotaggio realizzate dal Corpo dei Volontari Russi (Rvc), la più consistente delle tre milizie formate principalmente da cittadini russi che combattono al fianco dell’Ucraina, forte di alcune migliaia di membri.

Una sorta di ‘Wagner’ all’incontrario, e molto ridotta. Nelle ultime settimane il gruppo è stato protagonista di diverse incursioni e attacchi nella regione russa di Belgorod, dove la milizia è penetrata il 12 marzo riuscendo a resistere per quasi due settimane.

Dal calcio alla milizia

Sul personaggio a capo della milizia, il 40enne Denis Kapustin, si concentra un approfondito reportage pubblicato nei giorni scorsi dal sito di informazione ‘Politico’, curato da Jamie Dettmer e trascurato da troppa stampa occidentale. «Nativo di Mosca, all’età di 17 anni Kapustin si trasferì con i suoi genitori a Colonia, in Germania, dove cominciò a frequentare alcuni gruppi di estrema destra all’interno delle locali tifoserie calcistiche. Kapustin si fece notare per la partecipazione a diversi scontri con tifosi avversari e nel 2016, nel corso degli Europei di Calcio del 2016, si fece notare per il suo ruolo in diversi episodi violenti registrati a Marsiglia»

In quegli anni l’emigrato russo diventa un ‘personaggio di spicco’ nella scena del teppismo calcistico europeo e nell’ambiente dei combattimenti di arti marziali di estrema destra. Con escalation inarrestabile sul fronte politico.

Tra i primi neonazisti in Europa

In seguito alla decisione di trasferirsi a Kiev, il governo tedesco cancellò nel 2019 il permesso di soggiorno di Kapustin e impose nei suoi confronti il divieto di ingresso nell’area Schengen. Attualmente, secondo le autorità di Berlino, Kapustin – noto anche come Denis Nikitin – è «uno degli attivisti neonazisti più influenti» di tutto il continente europeo.

Razzismo e abbigliamento

Politico ricorda che ‘Nikitin’ gestisce una linea di abbigliamento – la ‘White Rex’ – caratterizzata da messaggi razzisti e ultranazionalisti che inneggiano ad una «Russia etnicamente pura e omogenea», oltre che dall’uso del numero ‘88′ che si riferisce alle lettere iniziali del saluto «Heil Hitler». Ma andando oltre le paranoie naziste di ritorno, gli intenti pratici di quella teppaglia violente che è riuscita ad aggregarsi, hanno trovato più solidi per pericolosi fruitori.

La priorità: abbattere Putin

Intervistato da Dettmer, Kapustin afferma che la priorità per i nazionalisti russi, in questa fase storica, è abbattere il governo di Vladimir Putin, e questo obiettivo giustificherebbe la collaborazione con gli ucraini. «Essere un patriota, essere un nazionalista, significa ovviamente augurare il meglio per la propria gente, per i propri figli, per il proprio Paese. Ma so esattamente che Putin è la cosa peggiore che potrebbe capitare alla Russia. Ecco perché i miei ex compagni che combattono per lui e si considerano nazionalisti sono per me il peggior nemico. Mi considerano un traditore. Io considero loro dei traditori», afferma l’estremista di destra in un passaggio dell’intervista.

Ovviamente Kapustin rifiuta l’etichetta di ‘neonazista’ e si definisce «decisamente conservatore, decisamente tradizionalista, decisamente di destra». Con quell’«88 Heil Hitler» ridotta favola d’infanzia.

Dal 2o14 col Battaglione Azov

Anche la maggior parte dei membri del Corpo dei Volontari Russi sono ovviamente degli estremisti di destra. La milizia si è formata informalmente nel 2014, operando all’interno del Battaglione Azov (costituito da membri di diverse organizzazioni neonaziste e neofasciste ucraine), ma è stata riconosciuta dal Ministero della Difesa di Kiev e inglobata all’interno della forze armate ucraine nell’agosto del 2022, inquadrata nella «Legione internazionale di difesa territoriale dell’Ucraina», che comprende anche altri gruppi di volontari, come la «Legione per la Libertà della Russia»,  o il «Battaglione Siberiano».

‘Esercito Russo di Liberazione’

Il CVR utilizza alcuni dei simboli del cosiddetto «Esercito Russo di Liberazione», che durante la Seconda Guerra Mondiale collaborò con le truppe naziste tedesche contro Mosca e la popolazione sovietica. Il principale artefice della collaborazione tra gli ultranazionalisti russi e l’intelligenze militare di Kiev (Gur) sembra essere il direttore dell’intelligence di Kiev, Kyrylo Budanov, che nel corso di una diretta televisiva ha definito i miliziani «validi combattenti», suscitando la contrarietà di alcuni settori delle forze armate ucraine che invece guardano con sospetto agli uomini di Kapustin.

«Ci hanno aiutato sin dal primo giorno. Hanno combattuto in molte delle aree più calde dell’Ucraina. Cercheremo di aiutarli il più possibile» ha affermato Budanov.

Il Gur di Kiev ‘coordina’

A Politico Kapustin ha spiegato che le incursioni della sua milizia in territorio russo sono coordinate con il Gur, che fornisce assistenza logistica, fornisce le armi e sostiene economicamente il Corpo dei Volontari Russi. Intanto nei giorni scorsi, commentando la strage compiuta da alcuni membri dello Stato Islamico a Mosca, in una intervista a The Times il capo del «Centro per la Lotta alla disinformazione al Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina», Andriy Kovalenko, ha ammesso di puntare alle divisioni etniche tra le varie componenti della popolazione della Federazione Russa per indebolire l’avversario. Kiev vede ovviamente di buon occhio una possibile spaccatura nella società russa su basi etniche.

«L’attacco terroristico ha provocato la divisione tra le nazionalità in Russia e, naturalmente, è molto utile per noi sostenere eventuali divisioni nazionali e alimentarle con l’informazione. (…) Usiamo tutto il possibile perché sappiamo che fomentando le tensioni etniche indeboliamo la Russia» ha detto Kovalenko.

 

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