
A dare il via al ribasso della sterlina, quasi un crollo, è stato l’annuncio del nuovo governo Truss del più grande taglio delle tasse degli ultimi 50 anni, che cancella in un colpo l’aumento dell’aliquota sui profitti aziendali e riduce quella sui redditi sopra le 150 mila sterline. Misure tutte a carico delle casse pubbliche, da 45 miliardi di sterline, con cui favorire la produzione di ricchezza di grandi imprese e fasce abbienti, sperando che il ricavato ‘sgoccioli’ sul resto della popolazione. Rabbia popolare permettendo.
«Da un lato Truss ammicca quindi alle politiche thatcheriane, ma dall’altro rafforza l’interventismo statale contro il caro bollette», analizza Ispi. Super bollette energetiche congelate per due anni con una spesa da 130 miliardi di sterline per il prossimo biennio. Spesa finanziata, a differenza dal resto d’Europa, non con una tassa sui sovraprofitti energetici ma con nuovo debito.
Agli annunci di Liz Truss ha reagito negativamente il mercato valutario e anche quello dei titoli di Stato. Il rendimento dei bond britannici a 10 anni è volato sopra il 4% per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008, con un aumento da 131 punti base che non si vedeva dal 1979. Un trend al rialzo che ha contagiato anche il Vecchio Continente, con aumenti dei rendimenti (e quindi dello spread) in Grecia, Spagna e Italia.
L’ufficio britannico per la gestione del debito pubblico ha fatto sapere che a seguito dell’annuncio ha rivisto al rialzo i piani di emissione del debito di 72,4 miliardi di sterline (circa 80 miliardi di euro), per un totale di 234 miliardi di sterline in più nel solo 2022 (circa 250 miliardi di euro).
Il dollaro forte sta quindi indebolendo più di un’economia. Come a metà degli anni ‘80, quando, con gli accordi del Plaza, i Paesi dell’allora G5 (USA inclusi) decisero interventi coordinati sul mercato dei cambi per cercare di svalutare la moneta americana.
«È l’inizio di una nuova era», aveva vantato venerdì in Parlamento il nuovo Cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng, il corrispondente del nostro ministro dell’Economia, presentando le misure per trasformare «il circolo vizioso della stagnazione nel circolo virtuoso della crescita». Lunedì il crollo della sterlina e della sua credibilità e quella già discussa neo premier.
Anche a livello politico le riforme economiche di Truss sono una scommessa rischiosa, che ha provocato gravi contestazioni non soltanto dall’opposizione del Partito laburista. Favorire così tanto le fasce più ricche può perfino mettere a rischio la maggioranza parlamentare dei conservatori, perché rischia di farle perdere l’appoggio dei parlamentari delle aree più operaie e sindacalizzate del paese.