Intesa Russia-Cina ma gli Usa muovono il Giappone. L’Asia si schiera e si divide

Xi e Putin firmano l’accordo base del negoziato, e si lavora per una telefonata Xi-Zelensky. Mentre il premier nipponico, Fumio Kishida, ha fatto una visita a sorpresa a Kiev, dove ha incontrato Zelensky. Diplomazia ancora a mano armata. Londra invierà «armi all’uranio impoverito». Per Mosca, «così si avvicina la guerra nucleare». Noam Chomsky: «La diplomazia cinese fa paura agli Usa»

La partita tripolare Russia, Cina, Stati Uniti

La partita di tripolare tra Russia, Cina e Stati Uniti continua e, anzi, s’intensifica, avendo sempre come sfondo la guerra in Ucraina. Questa volta, la ‘mossa del cavallo’ l’ha fatta Washington, rispondendo, in tempo reale, all’offensiva diplomatica di Pechino. Mentre, infatti, Xi Jinping volava a Mosca, per finire di saldare la santa alleanza con Putin, in contemporanea il premier nipponico, Fumio Kishida, ha fatto una visita a sorpresa a Kiev, dove ha incontrato Zelensky. Se vi aggiungiamo le notizie che arrivano da Seul, sull’impegno della Corea del Sud a sostegno dell’Ucraina, allora il quadro diventa più definito: l’Asia si spacca e prende posizione. Si tratta di movimenti molto significativi, nel campo delle attuali relazioni internazionali. Attività che fanno capire come tutto il quadro geopolitico planetario sia in fibrillazione.

L’Asia con chi sta, alleanze e rotture

Si serrano i ranghi e si va alla conta degli alleati solo quando il gioco comincia a farsi duro. L’impressione, sempre più marcata, è che la guerra europea stia diventando un catalizzatore che unisce e divide. Fonde, cioè, più aree di crisi e allarga in maniera progressiva le distanze tra vecchi e nuovi ‘competitors’. Il Giappone è un alleato fondamentale dell’Occidente. Per storia, capacità industriale, forza economica e posizione strategica copre una regione molto vasta dell’Asia-Pacifico. Il suo compito è chiudere il cerchio del ‘containment’, con cui si cerca di arginare l’aggressività cinese e la presenza dell’orso russo. Ma il suo ruolo, ormai, è sdoganato territorialmente dalla portata globale della crisi ucraina. Kishida si è impegnato a continuare la politica di sostegno finanziario verso Kiev, anche se finora non si è parlato di ‘armi letali’.

Armi che la raffinata ed esperta industria giapponese, che vanta grandi tradizioni, potrebbe decidere di produrre e trasferire in qualsiasi momento. Specie in questa fase, quando, le aziende americane che lavorano per gli armamenti, non riescono a evadere la pioggia di commesse in arrivo dal governo di Washington.

Anche la Corea del Sud nonostante Kim

Proprio per questo, è scesa in campo anche la Corea del Sud, cercando di sostenere il blocco occidentale, ma senza impegnarsi in prima persona con l’Ucraina. A Seul, infatti, hanno deciso di intervenire con una ‘triangolazione’, anche per evitare pericolose polemiche con il permaloso vicino del Nord, Kim Jong-Un. I sudcoreani, dunque, fabbricheranno armi americane su licenza e le venderanno agli Stati Uniti stessi, che così potranno ricostituire riserve e scorte di magazzino, impiegate in precedenza per armare l’esercito di Kiev.

Il passo più lungo della gamba?

Certo, tornando al Giappone, il passo fatto da Kishida, rischia di essere più lungo della gamba. Tokyo ha deciso già da tempo di aumentare le sue spese militari e di rafforzare la sua politica di sicurezza nazionale. Oltre alla minaccia nucleare della vicina Corea del Nord, i giapponesi devono fronteggiare la crescente presenza militare della Marina da guerra cinese e hanno anche la necessità di guardarsi le spalle dalle unità della flotta russa del Pacifico, da Petropavlosk a Vladivostok. Tuttavia, la povertà di materie prime e soprattutto di energia, finora ha spinto il governo nipponico a muoversi in termini di ‘realpolitik’. I dati dicono che, solo nei primi due mesi del 2023, è stato importato gas naturale dalla Russia per l’ammontare di un miliardo di dollari.

Comunqque sia, sembra di capire che l’asse di ferro tra Tokyo e Washington sia destinato a rafforzarsi ulteriormente, specie in vista della riunione del G7, prevista per il prossimo maggio a Hiroshima. In quell’occasione, il Giappone, presidente di turno, probabilmente annuncerà importanti novità nella sua politica estera e nella sua strategia di difesa. A cominciare dai piani di riarmo.

Giappone nipponico da paura cinese

D’altro canto, raramente un premier nipponico, analizzando nodi scottanti di politica estera, si era lasciato andare a valutazioni e apprezzamenti decisamente ‘sbilanciati’, come quelli fatti recentemente da Kishida. Il premier, parlando in Polonia, alla vigilia del suo incontro con Zelensky, ha detto che «il Giappone condanna fermamente l’aggressione della Russia contro l’Ucraina e non la riconoscerà mai». Successivamente, Kishida ha fatto tappa in India, cioè in un altro Paese di fondamentale importanza, per la definizione degli equilibri geopolitici dell’Asia. Qui, il capo del governo nipponico ha voluto prendere una posizione dura ed inequivocabile, anche contro la Cina: «L’Ucraina oggi potrebbe essere l’Asia orientale domani», ha detto, facendo un chiaro riferimento alle tensioni che continuano a crescere intorno all’isola di Taiwan.

E, tanto per ricordargli che le sue accuse, almeno in Russia, sono state ben recepite, i primi due bombardieri nucleari Tupolev-95, di Putin, sono già andati a fare la prima visita davanti alle coste giapponesi.

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