‘Scudo antimissile’ tedesco-Usa-Israele sull’Europa. Parigi e Roma si tirano indietro

La Germania insieme ad altri paesi europei vuole chiudere quello che ritiene il «buco» della difesa aerea europea. Uno scudo antimissile, battezzato European Sky Shield Initiative, ‘ESSI’, lanciato quasi di nascosto la scorsa settimana alla riunione dei ministri della Difesa della Nato, ma la Francia dice No. Anzi, si arrabbia, in nome dell’«autonomia strategica europea».
Strategia ed affari: lo scudo -quando mai sarà-, utilizzerà tecnologia tedesca, americana e israeliana, scartando quindi quella francese e soprattutto rinunciando all’idea di creare sistemi d’arma frutto di cooperazioni «made in Europe».

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Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ne aveva parlato in agosto a Praga, ma eravamo ancora ai buoni o cattivi propositi. Germania, Regno Unito, Belgio, Olanda, Norvegia, Finlandia, Bulgaria, Romania, i tre Paesi baltici, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Ora, la lettera d’intenti firmata giovedì scorso a Bruxelles e indirizzata alla Nato, ne segna l’avvio ufficiale, sottolinea Paolo Valentino sul Corriere. «E anche se non si parla ancora di costi, sicuramente altissimi, l’impegno della Germania, in piena febbre da riarmo con il fondo di 100 miliardi di euro stanziato in febbraio per la Bundeswehr, sembra un’ottima premessa perché lo scudo vada avanti».

La Francia, noi ed ESSI

L’ESSI sarà (forse) in un ‘ombrello a più strati’, in grado di proteggere i Paesi europei da attacchi con missili di diversa portata, droni o elicotteri. Nemico non nominato, ma o marziano o da Mosca. Tre i sistemi da mettere in campo ‘integrati tra loro’:

  • l’IRIS-T SLM prodotto dalla tedesca Diehl BGT, lo stesso consegnato di recente dalla Germania all’Ucraina e in grado di assicurare una difesa antimissile nel raggio di 30/40 chilometri;
  • i Patriots dell’americana Raytheon per una protezione più ampia fino a 200 chilometri;
  • il sistema israeliano Arrows-3, concepito per distruggere missili supersonici (come quelli balistici intercontinentali) anche nello spazio e in grado di garantire una «cupola di ferro» di 2.400 chilometri di raggio.

I frutti avvelenati dalla guerra in Ucraina

L’ESSI ha suscitato i commenti entusiastici del segretario generale aggiunto della Nato, Mircea Goana, secondo il quale «i nuovi mezzi saranno totalmente interoperabili e integrati nella difesa aerea e antimissile dell’Alleanza, rafforzando la nostra capacità di proteggerla da ogni minaccia». Ma da parte francese piovono critiche e distinguo, mentre l’Italia, benché coinvolta, tace.
«Attenzione a rilanciare la corsa agli armamenti», dicono fonti dell’Eliseo a Le Monde. In realtà, la Francia resta fuori per ragioni sia geopolitiche che industriali. Queste ultime sono condivise con l’Italia, un altro dei Paesi che per il momento non aderiscono al progetto.

Sistema SAMP/T, detto Mamba

Roma e Parigi, sviluppano insieme dal 2021 una nuova versione del sistema di difesa aerea terra-aria SAMP/T anche conosciuto come Mamba, che ha una portata di 120 chilometri. Sul piano politico, l’Eliseo non condivide l’impostazione sottesa al progetto a guida tedesca, che punta a rafforzare il ruolo della difesa europea dentro e non in alternativa alla Nato, rinunciando all’«autonomia strategica» tanto cara a Macron.

ESSI tra molte altre divergenze

Il progetto ESSI va ad aggiungersi a una lunga lista di divergenze profonde tra interessi tedeschi e francesi in tema di industria e difesa, dalla rinuncia della Germania al razzo Ariane-6 in favore dell’americano Space X, all’acquisto degli F-35, deciso in marzo dal governo di Berlino, che non promette nulla di buono per il progetto franco-tedesco-spagnolo del Future Combat Air System, il sistema di caccia multiruolo europeo di VI generazione.

Al di là della proclamata volontà di avanzare insieme nella costruzione europea, Parigi e Berlino si trovano sempre più spesso in rotta di collisione.

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