
Il presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev, sta cercando di trovare un difficile equilibrio tra la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese. Impresa tutt’altro che semplice.
Si rammenterà che dopo la giubilazione del “presidente eterno” Nursultan Nazarbayev, fedelissimo a Mosca, dopo una sanguinosa rivolta popolare, Vladimir Putin in persona approvò la nomina di Tokayev. Lo riteneva, infatti, garante della continuità dell’alleanza russo-kazaka. Si trattava, in realtà, di un rapporto di subordinazione, fatto comune a tutte le Repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale.
Tuttavia l’invasione dell’Ucraina ha completamente cambiato il quadro. Notando le inattese difficoltà incontrate dall’esercito di Mosca Tokayev, come altri leader delle suddette Repubbliche, ha iniziato da subito a cercare spazi di autonomia e nuove alleanze.
Si trattò di un vero e proprio schiaffo allo zar moscovita, il quale aveva inviato truppe che aiutarono a stroncare la rivolta nel quadro dell’alleanza “CSTO” (Collective Security Treaty Organiztion) che lega alla Federazione Russa gran parte delle Repubbliche ex sovietiche dianzi citate.
Putin, impantanato nel conflitto ucraino, non ha reagito con azioni concrete, pur manifestando la sua grande irritazione. Come, del resto, nulla ha potuto fare per soccorrere la fedele Armenia, nel frattempo attaccata e parzialmente invasa dall’Azerbaigian (che è supportato dalla Turchia di Erdogan e alla “CSTO” non aderisce),
Tokayev, pur non prendendo alla leggera l’irritazione putiniana, ha comunque continuato per la sua strada. Ha modificato in senso più democratico l’organizzazione politica del Paese, procedendo inoltre all’epurazione degli uomini di Nazarbayev il quale, dopo decenni di potere assoluto, manteneva ancora una certa influenza.
Il “nuovo Kazakistan di Tokayev stenta però a decollare, mentre i rapporti con la Federazione Russa toccano livelli di tensione un tempo inimmaginabili. Il presidente kazako ha per esempio chiesto di esportare petrolio nella Ue (e nella Germania in primis) utilizzando l’oleodotto russo “Druzhba” (detto anche “oleodotto dell’Amicizia”). La risposta russa non è stata completamente negativa solo perché di lì passano anche le forniture all’Ungheria di Viktor Orbàn, notoriamente favorevole a Putin.
Un aiuto a Tokayev è giunto dai cinesi, che da sempre cercano di avere maggiore influenza in Kazakistan. Durante l’ultima riunione della Organizzazione di Shanghai per la Sicurezza, infatti, Xi Jinping ha detto in modo esplicito che la Repubblica Popolare s’impegna a sostenere Tokayev nella difesa dell’indipendenza, sovranità e integrità territoriale del Kazakistan.
Messaggio ovviamente rivolto a Putin, nonostante i due siano legati da un rapporto di amicizia “senza limiti”. Lo scenario dell’Asia Centrale è insomma in pieno movimento. L’avventura ucraina è costata molto cara al leader russo, che ha certamente sopravvalutato il livello di preparazione del suo esercito.