Armi all’Ucraina e riarmo Ue fanno ricca l’America svela Wall Street Journal

La guerra in Ucraina è una vera boccata d’ossigeno per l’economia americana. Certo, nessuno pensava che la Casa Bianca stesse bruciando miliardi di dollari solo ‘per difendere la democrazia’. E il Wall Street Journal rivela che la guerra in corso in Europa rappresenta un moltiplicatore formidabile per un settore industriale statunitense che si stava arenando.

Armi all’Ucraina e riarmo europeo

Secondo i dati forniti dalla Federal Reserve, a partire dall’invasione russa la produzione americana di armi è aumentata del 17,5%. Il paradosso, però, è stato che questa offerta si è rivelata nettamente inferiore alla domanda. L’Ucraina ha dovuto essere sostenuta con le scorte di magazzino, che sono stati progressivamente e pericolosamente svuotati. E che adesso devono essere ricostituite. Ma, anche lavorando a pieno regime, le aziende degli Stati Uniti avranno ora seri problemi a raggiungere un plafond produttivo ottimale.

Ma non solo Ucraina

Ma esiste anche il problema di una crescente domanda di armi di ultima generazione che arriva dagli alleati europei. La ragione è semplice ed è sempre e comunque legata all’invasione russa dell’Ucraina. La Nato, per arginare le presunte tentazioni espansionistiche di Putin, ha invitato tutti i suoi Stati membri a rispettare l’obbligo di spendere il 2% del Pil per la difesa. Questo significa che molti Paesi del Vecchio continente stanno varando imponenti piani di riarmo, spesso troppo ambiziosi rispetto ai tempi di realizzazione annunciati.

Giganti armati di carta

È il caso, come ricorda il Wall Street Journal, della Polonia, il cui vecchio governo «ha deciso ordini per circa 30 miliardi di dollari. Una somma destinata all’acquisto di elicotteri di tipo Apache, sistemi missilistici d’artiglieria ad alta mobilità (Himars), carri armati M1A1Abrams e altro hardware». La Germania, che spenderà 100 miliardi di euro supplementari per migliorare i suoi armamenti, e che ha deciso di richiedere immediatamente l’acquisto di 8,5 miliardi di dollari di elicotteri Chinook. Mentre la Repubblica Ceca ha già acquisito aerei F-35 e munizioni, per un totale di 5, 6 miliardi di dollari. Tutti i quassi, armamenti Usa.

Il dare che non è ‘donare’

O voler guardare, è facile scoprire certe piogge di miliardi in ‘aiuti’, hanno forti ritorni per il donatore. In sostanza, tutto quello che spendo per fornire armi agli alleati (semplici cessioni, aiuti a perdere o prestiti agevolati) mi ritorna indietro con gli interessi. I dollari che varcano l’oceano sotto forma di missili, bombe, carri armati ed equipaggiamenti di ogni tipo, in definitiva, fanno crescere tutto il complesso militare-industriale, legato a doppio filo con la politica e gli esponenti della miriade di Stati a Washington.

I soldi crescono ma non per tutti

Il reddito nazionale sulla carta aumenta per tutti, ma i guadagni grossi vanno ai gruppi industriali che contano di più. Anche se, sull’immediato, quelle centinaia di miliardi in uscita, pagano la casse dello Stato e quindi i contribuenti. La battaglia campale al Congresso sul bilancio, tocca anche la legge sugli stanziamenti all’estero (95 miliardi), che comprende i 61 miliardi per l’Ucraina. E qui si esibiscono ‘piani moltiplicatori’, che dimostrerebbero come il 64% della somma spesa tornerebbe indietro, rafforzando l’economia nazionale. Con uno 0,5% di PIL in più.

Aiuti andata e ritorno a vantaggio di chi?

Solo nei primi 9 mesi del 2023, gli Stati Uniti hanno esportato armi e sistemi di difesa per 80 miliardi di dollari. Sempre l’anno scorso, l’import da parte dei paesi alleati europei è aumentato dell’astronomica percentuale del 500%.

Armi ed energia

L’analisi del Wall Street Journal si estende anche al settore energetico e, in particolare, a quello del GNL, che ha visto gli Stati Uniti diventare leader, proprio grazie alla guerra in Ucraina e alle sanzioni imposte alla Russia. Dall’articolo del quotidiano finanziario americano, emerge chiaramente come i danni collaterali più pesanti e quasi irreversibili del conflitto scatenato da Putin li stia pagando il Vecchio continente. Mentre gli Stati Uniti hanno trovato il modo di gestire al meglio, col minimo danno, una crisi che sembra non abbiano alcuna voglia di contribuire a chiudere.

Addirittura, scrive il WSJ, dalla corsa al riarmo americana, Biden potrebbe trovare anche un aiuto d’immagine per la sua campagna elettorale. Visto che si vota in due Stati in bilico, come Pennsylvania e Arizona, che riceveranno dal governo federale ben 2 miliardi di dollari di stanziamenti per l’industria della difesa.

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