L’annuncio di Biden atteso durante un video-discorso alle Associazioni sindacali edilizie del Nord America. Occasione e l’uditorio scelti con cura, perché, uno dei leit-motiv della campagna elettorale del Presidente, sarà la legge sulle infrastrutture da un trilione di dollari, mossa politica molto popolare tra i lavoratori delle costruzioni. Dal canto suo, Donald Trump, che ha già annunciato da tempo l’intenzione di correre ancora per la Presidenza degli Stati Uniti nel 2024, si prepara a rispondere fulmineamente all’annuncio di Biden. Secondo i commentatori politici Usa, il ‘tycoon’ repubblicano comincerà a martellare l’Amministrazione Democratica su alcuni temi specifici: inflazione, prelievo fiscale, criminalità, immigrazione clandestina e politica estera, innanzi tutto.
Il problema vero, però, è che l’America è spaccata in due, con la popolazione quasi equamente divisa tra Repubblicani e Democratici. Diviso in due è pure il Congresso (i conservatori del GOP controllano la Camera, mentre il Senato e in mani ‘liberal’), e addirittura ‘fratturata’ la struttura sociale: tra città e campagna; tra East and West Coast e lo sterminato interno fino alle Montagne Rocciose; tra etnie portatrici di visioni politiche ed esistenziali, spesso molto difficili da ‘catturare’. Se a ciò si aggiunge la farraginosità del sistema elettorale Usa, allora ci si renderà conto di quanto sia arduo fare delle previsioni affidabili. Ergo, i sondaggi non fotografano le tendenze, ma semplicemente le determinano. Discorso fondamentale se si vuol capire come oggi, a 18 mesi di distanza dalle elezioni per la Casa Bianca, i ‘polls’ (attuali) stiano influenzando tutte le mosse dei potenziali candidati.
Biden in casa democratica, per ora può dormire sonni tranquilli. Secondo la media nazionale elaborata da ‘RealClearPolitics’, che analizza i dati di almeno una trentina di istituti, ‘Sleepy Joe’ guida le Primarie con un 34,5%. Gli unici candidati capaci di arrivare quasi alle due cifre sono Kamala Harris e Buttigieg, entrambi al 9,5%. Il resto raccoglie le briciole e fa cadere sul nascere tutte le obiezioni sull’età di Biden e, soprattutto, sui suoi presunti disturbi cognitivi. Bernie Sanders (8,8%) e Hillary Clinton (5,5%), per esempio, hanno percentuali di partenza così basse da renderli, in prospettiva, candidati senza speranza. Questo può anche far capire perché, alla fine, quella di Biden sia una scelta obbligata, che finirà per mettere tutti d’accordo. Dentro il Partito Democratico, che è un grande scatolone di scuole di pensiero (molto più di quanto si possa credere) non c’è, di fatto, una figura ‘unificante’ che possa sostituire efficacemente l’ottuagenario.
Intendiamoci, non è che la situazione sia migliore nel Partito Repubblicano. Perché tutti lo capiscano, il Grand Old Party è prigioniero delle carnevalate di Trump. Politicamente parlando è un arruffone che fa venire i brividi, ma ha nel suo Dna la qualità del ‘bravo elemosiniere’. Raccoglie i soldi per il partito, insomma. E a volte tiene la cassa. Questo gli dà grande potere amministrativo sulle candidature. Di tutti i tipi: a livello federale, dei singoli Stati e pure distrettuali. Pensate, è talmente forte coi dollari da imporre candidati già perdenti in partenza. Alle ultime elezioni di Medio termine, sono state le sconfitte degli uomini di Trump a far vincere il Senato ai Democratici. Avere come avversario un personaggio simile, che usa la testa solo per dare capocciate, in definitiva è il regalo migliore che il Partito repubblicano possa fare a Biden. Per questo i liberal tifano perché sia lui il ‘front runner’, lo sfidante del GOP.
Lo ritengono più facilmente battibile o, forse, destinato a soggiornare forzatamente in luoghi meno ameni della Casa Bianca. Ed i processi civili e penali di cui ancora non si parla sono i più pericolosi.
Gli ultimi ‘polls’ su un nuovo scontro Biden-Trump, vedono l’attuale Presidente vincere per 48 a 45. Il rapporto si inverte se è Ron DeSantis a sfidare Biden, e in questo caso prevale il Governatore della Florida. Ma la vera notizia è che, da due mesi a questa parte, in tutti i sondaggi per la Casa Bianca, Ron DeSantis batte costantemente il Presidente Biden.
Il problema, per il GOP è però che, attualmente, Trump alle Primarie repubblicane raccoglierebbe il 52%, mentre DeSantis si fermerebbe al 23%. La ‘forbice’ tra i due si stava chiudendo, quando è arrivato l’arresto di Manhattan. Da allora la popolarità di Trump dentro il partito è risalita, quanto basta per fargli vincere le eventuali Primarie. Ma non a sufficienza per farlo tornare alla Casa Bianca.