Israele vuole costituire una ‘zona cuscinetto’ sul lato palestinese del confine tra Gaza e l’Egitto per prevenire ‘futuri attacchi di Hamas’. E ha informato delle sue intenzioni alcuni dei Paesi arabi con cui ha relazioni – in particolare l’Egitto e la Giordania – oltre all’Arabia saudita con cui intende normalizzare i rapporti e la Turchia, segnala Pagine Esteri. Ma Hamas non doveva essere cancellata come minaccia militare?
L’iniziativa non lascia intravedere una fine imminente dell’offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza – ripresa che in 24 ore ha ucciso 184 palestinesi. La ripresa dell’attacco anche aereo indica che Israele vuole ‘modellare il dopoguerra’, dopo circa due mesi di bombardamenti e di attacchi di terra che hanno provocato 15mila morti e 35mila feriti tra i palestinesi, tra i quali migliaia di bambini e donne, oltre ad aver raso al suolo intere aree urbane.
Sino ad oggi nessuno Stato arabo si è detto pronto ad ‘amministrare Gaza’ che, in futuro, secondo i piani del gabinetto di guerra israeliano, dovrebbe essere ‘senza Hamas’, imperativo israeliano ora solo nei propositi politici dell’estrema destra teocratica attorno a Netanyah. «Zona cuscinetto da nord a sud, per impedire a Hamas o ad altri militanti di infiltrarsi o attaccare Israele», ha detto all’agenzia di stampa Reuters un funzionario della ‘sicurezza regionale’. Quindi Hamas non è, e non sarà cancellata, come ha platealmente denunciato il francese Macron a Doha.
Interpellato sui piani per una zona cuscinetto, Ophir Falk, consigliere per la politica estera del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, all’agenzia britannica Reuters insiste: «Il piano è più dettagliato di quanto è emerso. Si basa su un processo a tre livelli per il giorno dopo Hamas». Precisando: «1 la distruzione di Hamas; 2, la smilitarizzazione di Gaza; 3, la deradicalizzazione dell’enclave». Ma più che realistici progetti politico militari, sembrano invocazioni da sacre scritture.
Più parti hanno ripetuto in queste settimane che è impossibile l’obiettivo di Israele di annientare Hamas che è qualcosa di più di una semplice forza militare e rappresenta una struttura complessa da un punto di vista ideologico, religioso e sociale.
Una altra ‘fonte della sicurezza israeliana’ (che sono poi i delegati a dire cose vuole il vertice facendo finta di farlo trapelare senza esporsi), ha detto che «l’idea della zona cuscinetto è in fase di esame», aggiungendo: «Non è chiaro al momento quanto sarà profonda, potrebbe essere 1 km o 2 km o centinaia di metri (all’interno di Gaza)… in questo modo Hamas non potrà organizzare capacità militari vicino al confine». Insomma, nel vertice militare si litiga e a Ten Aviv non sanno ancora per quanto converrà forzare una Casa Bianca clamorosamente beffata.
Se questa ‘zona cuscinetto’ sarà realizzata, di fatto 2,3 milioni di palestinesi si troveranno costretti, chiusi, in un territorio ancora più piccolo. Gaza è lunga appena 40 km e larga tra circa 5 km e 12 km. Un lembo di terra inferiore a 400 kmq con una delle densità di popolazione tra più alte al mondo. Già in passato Israele aveva pianificato di costituire una ‘zona cuscinetto’ proprio all’interno di Gaza da cui aveva ritirato le sue truppe e i suoi coloni nel 2005, nel «piano di ridispiegamento» -pulizia etnica detta in maniera più educata-, formulato dall’ex premier Ariel Sharon. Ma adesso forse esagerano.
Sempre secondo la Reuters, che è voce occidentale col certificato di garanzia, gli Stati uniti restano contrari a qualsiasi progetto disumano che porti a ridurre le dimensioni di Gaza. Da parte loro Giordania e Egitto mettono in guardia dall’intenzione di Israele di cacciare i palestinesi da Gaza, ripetendo la Nakba, la catastrofe del 1948, quando centinaia di migliaia di abitanti della Palestina furono cacciati dalla loro terre, esuli nei Paesi arabi vicini sotto la minaccia delle forze armate del nascente Stato di Israele.
Nelle scorse settimane era già emersa l’idea di Israele di creare una zona cuscinetto nel nord di Gaza. Gli Stati arabi sembra non si non si opporrebbero a una barriera di sicurezza tra le due parti ma c’è disaccordo su dove collocarla.
Da sottolineare che nessuna parte, da Israele agli Stati arabi fino ai Paesi occidentali più critici sulla gestione della questione palestinese da parte di Israele, ritiene di coinvolgere gli abitanti palestinesi delle terre coinvolte. Discussioni sul futuro di quanto resta di Gaza e, più pericoloso ancora, sul resto dei Territori palestinesi occupati che buona parte di Israele vorrebbe non solo tenersi, ma prenderseli del tutto.