Trump incriminato, primo ex presidente: pornostar e frode fiscale

Per la prima volta nella storia americana un ex presidente viene incriminato: nel mirino il pagamento alla pornostar Stormy Daniels. E spunta il caso di una ex modella di Playboy. Oltre a 30 capi d’accusa di frode aziendale. Il legale: «Dovrebbe consegnarsi martedì». L’ex presidente si trova nella sua residenza di Mar-a-Lago. L’entourage del tycoon è stato colto alla sprovvista e non si aspettava alcuna decisione da parte del Gran Giurì prima di fine di aprile.

Il Gran Giurì di Manhattan

Il Gran Giurì a sorpresa, dopo la notizia fatta trapelare ieri di una sua lunga vacanza pasquale, ha votato a favore dell’incriminazione di Donald Trump. L’annuncio è stato dato dal New York Times. Il tycoon sarà dunque il primo presidente della storia americana ad affrontare un processo penale. Le accuse precise non sono ancora note -ufficialmente note-, spiega il quotidiano statunitense, ma diffusamente pubbliche. Il caso ruota attorno a un pagamento alla pornostar Stormy Daniels durante la campagna elettorale per la Casa Bianca del 2016. Il denaro ‘elettorale’ avrebbe invece pagato il silenzio della pornostar per io supoi rapporti col miliardario. Il caso è tornato alla ribalta nei giorni scorsi, dopo che lo stesso Trump aveva anticipato pubblicamente la possibilità di un suo arresto.

Altre fonti giornalistiche Usa aggiungono il caso di una ex modella di Playboy. Oltre a 30 i capi d’accusa per  frode aziendale. Più di quanto era trapelato finora, e più problemi per l’ex presidente che rischia -teoricamente-, di concludere la campagna per la rielezione dal carcere.

Martedì in tribunale per le foto segnaletiche

Trump, che aveva preannunciato che sarebbe stato arrestato martedì 21 marzo, aveva poi iniziato a dire che forse la procura ci stava ripensando. Invece ieri pomeriggio a sorpresa, i giurati si sono riuniti e hanno votato per l’incriminazione. La sua apparizione in tribunale è prevista martedì, scrive la tv CBS. Trump  nell’ufficio del procuratore distrettuale:  improntedigitali e foto segnaletiche come da telefilm, poi di fronte a un giudice a dichiarare se si ritiene colpevole o innocente. Praticamente certo il suo rilacio in attesa dell’inizio del processo. Sono 34 i capi di imputazione per falsificazione di documenti aziendali, secondo la Cnn. I reati di cui l’ex presidente è accusato potrebbero includere comunque anche altre vicende.

Shock in casa Trump e repubblicana

Lo shock all’inatteso annuncio, e poi la reazione in perfetto stile Trump, sempre sul filo dell’azzardo. Il personaggio noto che non riesce a contenersi: «È una persecuzione politica, un’ingerenza nelle elezioni». E ancora: «Questa caccia alle streghe contro di me si ritorcerà contro Biden». Poi un attacco diretto al procuratore di Manhattan: «Alvin Bragg è stato scelto e pagato da George Soros ed è vergognoso. Invece di fermare l’ondata di criminalità senza precedenti che ha travolto New York sta facendo il lavoro sporco di Joe Biden». Contro il procuratore anche lo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy. Con Trump si schiera per ovvia opportunità anche il suo principale avversario in casa repubblicana, il governatore della Florida Ron DeSantis, che ha annunciato come la sua amministrazione «non risponderà alla richiesta di estradizione». Che sa berne non gli verrà mai richiesta.

Silenzio Casa Bianca e dipartimento Giustizia

Dalla Casa Bianca nessun commento. Come dal dipartimento di Giustizia, che a sua volta sta indagando sull’ex presidente per le vicende legate all’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 e per i documenti top secret ritrovati nella residenza di Mar-a-Lago, accuse politicamente molto più gravi e con ben altre possibili pene. L’accusa attuale davanti ad un giudice dovrebbe avvenire dopo il weekend, all’inizio della prossima settimana. Il procuratore distrettuale, riferisce in NYT, sta concordando con i legali dell’ex presidente su come Trump si consegnerà alle autorità. Ancora in campo ma improbabile il rifiuto di Trump  per spettacolarizzare un suo eventuale arresto e scatenare un movimento di protesta nel Paese, favorevole alla sua nuova corsa per la presidenza.

L’incriminazione non impedisce infatti all’ex presidente di partecipare alla campagna elettorale: la fedina penale pulita non è tra i requisiti previsti dalla Costituzione Usa per la candidatura alla Casa Bianca.

Fortino Trump e la Famiglia

Secondo fonti vicine all’ex presidente, citate dal New York Times e riferite dal Corriere, il suo entourage sarebbe stato colto alla sprovvista: non si aspettava alcuna decisione da parte del Gran Giurì fino alla fine di aprile. Prima reazione della famiglia di Trump è stata quella di uno dei suoi figli, Eric, rispondendo al tabloid britannico Daily Mail: «Lo attaccano perché ha osato sfidare l’elite politica, attaccano opportunisticamente un avversario politico in un anno di campagna elettorale». Più duro il fratello Donald Jr: «roba come questa farebbe impallidire Mao, Stalin e Pol Pot». E ha lanciato un sinistro avvertimento ai repubblicani che hanno preso le distanze dal padre e non lo hanno difeso: «Aspettate finché non verranno a prendervi, perché verranno». Senza precisare chi li andrà a cercare.

Legali prudenti

L’avvocato di Stormy Daniels, l’ex pornostar al centro delle accuse: «L’incriminazione di Donald Trump non è motivo di gioia. Ora prevalgano la verità e la giustizia. Nessuno è al di sopra della legge». Sulla stessa linea anche il commento di Michael Cohen, ex avvocato di Trump e testimone chiave nel caso che ha portato all’incriminazione: «Non sono felice di rilasciare questa dichiarazione e desidero anche ricordare a tutti la presunzione di innocenza. Tuttavia mi consola pensare che nessuno è al di sopra della legge, nemmeno un ex presidente. L’accusa di oggi non è la fine di questo capitolo ma l’inizio». E aggiunge: «Assumersi la responsabilità è importante e rivendico la mia testimonianza e le prove che ho fornito alla procura di New York».

Problemi repubblicani

Secondo la Cnn Trump avrebbe telefonato agli alleati chiave al Congresso, alla ricerca di sostegno dopo l’incriminazione. Il tycoon avrebbe parlato con alcuni leader del partito alla Camera e membri della commissione che vuole mettere sotto inchiesta il procuratore distrettuale Alvin Bragg, titolare dell’inchiesta che ha portato all’incriminazione di Trump. Nel corso delle telefonate, definite «di verifica», l’ex presidente ha detto ai suoi alleati che punta a portare avanti la sua battaglia contro le accuse.

Triste storia di ‘politica’ all’americana, in attesa del polpettone politico giudiziario che ci aspetta, a superare e distogliere attenzioni da una Ucraina sempre più incerta e difficile. 

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