Iran in difficoltà economiche e politiche, proteste di piazza, salta il capo delle spie

Che succede nelle segrete stanze dei palazzi del potere iraniano? Il grande paese sciita, piazzato dalla natura a guardia del Golfo Persico e del suo petrolio, ha un ruolo di primaria importanza anche si equilibri internazionali molto più complessi.
Proteste popolari nascoste in tutto il Paese. Partita di potere in corso, con il siluramento di Hossein Taeb, il potentissimo e temuto capo dell’intelligence delle Guardie Rivoluzionarie, secondo l’autorevole think-thank americano Stratfor.

Silurato il potentissimo capo delle spie

La rivelazione dall’autorevole think-thank americano Stratfor. Il siluramento, di Hossein Taeb, il potentissimo e temuto capo dell’intelligence delle guardie rivoluzionarie. Taeb avrebbe pagato i fallimenti della sua agenzia di controspionaggio. In particolare, la mancata protezione dei siti nucleari (anche da cyberattacchi) e il deterioramento dei rapporti con la Turchia, causati da alcuni mancati attentati iraniani scoperti a Istanbul. Più in generale, gli analisti statunitensi pensano che in Iran, da qualche tempo, sia in corso un gigantesco rischieramento di posizioni politiche, per la futura successione ad Alì Khamenei. Non solo. Dopo diversi anni dalla loro adozione, le sanzioni economiche, imposte per punire lo sviluppo del programma nucleare, stanno cominciando a squilibrare tutto il sistema-paese. La gente è stanca, così come i giovani, gli studenti, la classe media e gli imprenditori. L’opposizione, più o meno invisibile, riunita attorno al “partito del bazar”, comunque, si fa di giorno in giorno più esplicita.

Proteste diffuse e nascoste

violente proteste sono esplose, ripetutamente, a giugno, in grandi città come Tehran, Isfahan, Shiraz e nella provincia del Khuzestan. all’atto del suo insediamento, nel giugno del 2021, il presidente Raisi aveva promesso un deciso rilancio dell’economia del paese. La pandemia, l’alterazione dei cicli domanda-offerta, l’invasione russa dell’Ucraina, la devastante inflazione internazionale ed evidenti errori di gestione hanno invece reso cupo il presente e il futuro dell’economia iraniana. Oggi il paese è schiacciato da un’inflazione superiore al 52% e la moneta nazionale, il Rial, è praticamente carta straccia. Un dollaro vale oltre 420 mila Rial. E un operaio percepisce solo tra 15 e 25 milioni di rial al mese. Il governo aveva stanziato 100 miliardi di dollari per tagliare i prezzi dei beni alimentari di prima necessità, a cominciare dal pane. Ma a maggio scorso Raisi ha fatto un passo indietro e ha detto che questi sussidi in buona parte scompariranno. Apriti cielo. Sono cominciate le manifestazioni di piazza in tutto l’Iran. Gli ayatollah sanno che se accetteranno di firmare il trattato sul nucleare, di sicuro avranno una boccata d’ossigeno per la loro economia. Però il messaggio nazional-religioso, che per tanto tempo hanno propinato alla popolazione, ne uscirà in pezzi.

E il rapporto strettissimo, ormai costruito con la Russia e con la Cina, complica qualsiasi soluzione diplomatica. L’iran firmerà? beh, molto dipenderà da come evolveranno le lotte di potere al suo interno e, in primis, dalla capacità di sopportazione di un intero paese sull’orlo della fame.

Nelle segrete stanze dei palazzi del potere iraniano

Dunque, sotto l’anziana guida suprema, Alì Khamenei, si agitano le acque limacciose di un oceano fatto di piccoli e grandi conflitti. Certo, in ballo c’è il potere, ovverossia l’iran “che verrà”. E nel dossier delle crisi, ci sono mille ferite aperte, a cominciare dal trattato sul nucleare, stracciato da Trump, proseguendo con le deleterie sanzioni economiche occidentali, per finire con i rapporti di pessimo vicinato con gli stati sunniti del golfo e col nemico storico, Israele. E poi, il rapporto strettissimo, ormai costruito con la Russia e con la Cina, complica qualsiasi soluzione diplomatica. L’iran firmerà? beh, molto dipenderà da come evolveranno le lotte di potere al suo interno e, in primis, dalla capacità di sopportazione di un intero paese sull’orlo della fame. Sullo sfondo di questo scenario, s’inserisce l’ormai cronica guerra di nervi col “Grande Satana”, cioè gli Stati Uniti.

Contro il ‘Grande Satana’ tante anime diverse

Il regime degli ayatollah non è monolitico: il contenitore religioso, come abbiamo detto, mette assieme molte anime, che hanno specificità profondamente diverse. e, ovviamente, anche interessi assortiti. Insomma, dentro la teocrazia si combatte una feroce lotta per il potere, in cui lo spirito c’entra fino a un certo punto. Accanto alla struttura statale classica, sorgono istituzioni parallele, di ispirazione coranica, che godono di un’esondante autorità. Le Guardie Rivoluzionarie, diretta filiazione dei Pasdaran, sono la milizia paramilitare del regime. E sono organizzate come un esercito nell’esercito, con compiti non solo di forza armata, ma anche di controllo sociale e politico. La particolare architettura del potere iraniano fa il resto.

Il presidente della repubblica, Ebrahim Raisi, deve rendere conto e ragione di quello che fa alla guida suprema, Alì Khamenei. Governo e Parlamento (il Majilis), a loro volta, sono sotto il tiro di tutti gli altri consigli teocratici che li monitorano e, all’occorrenza, “suggeriscono” loro come muoversi.

Tags: Iran tensioni
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