
Nonostante gli innumerevoli guai giudiziari che lo affliggono, i sondaggi Usa indicano che Donald Trump vincerebbe in un’eventuale contesa elettorale con Joe Biden.
Non si tratta affatto di una sorpresa. L’attuale presidente viene considerato troppo vecchio per ricandidarsi da una larga parte dell’opinione pubblica americana. D’altronde è ovvio, viste le sue numerose cadute in pubblico e la crescente stanchezza che traspare dal suo volto. Molti elettori, inoltre, non gradiscono la sua politica estera piuttosto ondivaga, né l’incapacità di controllare il Congresso.
Anche Trump non è certo giovane. Tuttavia la sua foga retorica, abbinata all’abilità nel trattare con i mass media, lo fa ritenere più adatto come presidente in un periodo così difficile per gli Stati Uniti.
Tramontata la stella di Ron DeSantis, nel campo repubblicano il tycoon newyorkese non sembra avere rivali in grado di insidiarlo. E il vecchio establishment repubblicano, che gli è nettamente contrario, conta ormai poco nel Partito, nel quale la base trumpiana ha mantenuto una solida maggioranza.
Non a caso il presidente ucraino Zelensky, disperato per l’affievolirsi del sostegno Usa alla sua causa, lo ha invitato a Kiev per parlargli di persona. Non si sa ancora se il tycoon accetterà l’invito, ma c’è da dubitarne, visto che, con Putin, ha sicuramente rapporti migliori di quelli che può vantare Biden.
Trump, però, è l’erede delle tradizionali posizioni isolazioniste da sempre presenti tra i repubblicani, e la sua eventuale rielezione condurrebbe gli Usa a impegnarsi di meno in Europa. Ipotizzabile, invece, una maggiore attenzione per lo scacchiere del Pacifico, giacché la Cina è la vera ‘bestia nera’ del tycoon.
Per quanto riguarda il Medio Oriente, Trump probabilmente darebbe sostegno completo a Israele (il genero Kushner esponente di rilievo della folta comunità ebraica Usa). Sua, tra l’altro, l’idea di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico. Idea che scatena le ire dell’intero mondo arabo.
Ammesso che l’ex presidente riesca davvero a ricandidarsi, fatto per niente scontato, resta da capire quale candidato gli contrapporrebbero i democratici, tra le cui fila aumentano i dubbi sul secondo mandato di Biden.
Qualcuno prova a lanciare la candidatura dell’attuale segretario di Stato Antony Blinken che, a causa dei guai senili di Biden, sta gestendo la politica estera Usa viaggiando in continuazione tra le capitali del Medio Oriente per cercare di risolvere la tragedia di Gaza.
Il problema è che Blinken, abile diplomatico con aria vagamente kennedyana, non gode di grande supporto nell’apparato democratico.
A questo punto le prossime presidenziali Usa appaiono più che mai avvolte dall’incertezza, e non sono certo i sondaggi a fugare i tanti dubbi che turbano il mondo politico Usa, e non soltanto.