Algeria del gas anti russo lungo il Transmed verso l’Italia

L’impennata dei prezzi del gas e i corteggiamenti europei per sostuire il gas russo nutrono le ambizioni geopolitiche di Algeri, ma la crisi col Marocco, la dipendenza alimentare dall’estero e il disperato bisogno di investimenti fanno dubitare della sua stabilità, la severa premessa di Brahim Oumansour, dell’IRIS, il ‘French institute for international and strategic affairs’, su Limes.

Storia recente

  • «Dall’inizio del 2019, l’Algeria ha attraversato diverse crisi politiche, economiche e sanitarie. Il tutto in un ambiente regionale instabile, ssegnato dall’escalation delle tensioni col Marocco sul Sahara occidentale, dall’epidemia di Covid-19 e dalle conseguenze dell’intervento militare russo in Ucraina».
  • Febbraio 2019, movimento di protesta ‘hirak’, con milioni di persone contro un quinto mandato del presidente Bouteflika, al potere dal 1999. Le dimissioni imposte dall’esercito e la protesta che continua, con lo slogan «Stato civile, non militare» (dawla madanya machi askarya).
  • Al voto del 12 dicembre 2019, l’ex primo ministro di Bouteflika, Abdelmadjid Tebboune, viene eletto presidente. Fine del regime di Bouteflika con l’arresto di diversi alti funzionari vicini all’ex presidente, compresi ex ministri e primi ministri, uomini d’affari e ufficiali dell’Esercito nella lotta alla corruzione.

Sempre l’esercito e il Covid di rinforzo

Il governo di Tebboune decide anche arresti e inchieste giudiziarie contro i militanti contrari al governo. Poi l’epidemia di Covid ha ridotto la capacità di mobilitazione dell’hirak, della protesta, facilitando la mano dura. Arresti a ripetizione. Oggi le proteste nelle strade sono completamente scomparse, sotto la minaccia di processi penali che in certi casi possono durare anni. E le accuse di terrorismo per alcune delle strutture che hanno sostenuto l’hirak.

Covid, economia, e chi può scappa

L’immigrazione illegale verso le coste spagnole e italiane, fenomeno diffuso in particolare tra i giovani, è l’espressione del malessere politico-sociale, aggravato dall’epidemia di coronavirus. L’Algeria non è sfuggita alla crisi sanitaria e alle sue conseguenze economiche, già indebolita dal crollo dei prezzi degli idrocarburi nel 2014 che aveva obbligato lo Stato a ridurre del 50% il bilancio pubblico. Paragonata all’Europa, la crisi virale non ha causato enormi danni umani, ma ha rivelato le fragilità strutturali dell’Algeria.

Petrolio e gas per il pane

Gli idrocarburi rappresentano il 97% delle esportazioni nazionali e il 60% delle entrate fiscali. Il grano comprato dall’estero rappresenta il 77% del fabbisogno, vulnerabilità vera di fronte a un mercato mondiale in subbuglio e ai grandi problemi degli approvvigionamenti. Ma l’evoluzione geopolitica mondiale dalla guerra d’Ucraina con la fiammata dei prezzi degli idrocarburi e le tensioni sul gas russo permettono allo Stato di ammortizzare lo shock e di consolidare il peso geopolitico nazionale nel medio-lungo periodo.

L’Algeria energetica necessaria

Dall’inizio del conflitto ucraino, l’Algeria è divenuta un’alternativa inaggirabile per la strategia Ue di uscire dalla dipendenza dall’import di gas dalla Russia. Decima al mondo per produzione e terzo fornitore all’Europa di questo combustibile, è sistematicamente corteggiata dai paesi europei per garantire la loro sicurezza energetica.

Gasdotti e oleodotti per tutti

Il governo algerino annuncia di essere pronto a fornire gas ai partner settentrionali attraverso i tubi di Medgaz (verso la Spagna) e Transmed (verso l’Italia). Obiettivo immediato è posizionarsi sul mercato energetico come partner affidabile dell’Unione Europea. Per questo cerca di rassicurare circa la capacità di aumentare il potenziale produttivo, forte della scoperta effettuata dal gigante nazionale Sonatrach, di un grande giacimento di gas naturale nel perimetro di Hassi R’mel, a 400 chilometri a sud della capitale.

Cooperazione con Roma

Algeri rafforza la cooperazione energetica con Roma contando sul fatto che Transmed ha capacità quadrupla rispetto a Medgaz (33 miliardi di metri cubi annui). Per sottrarsi alla dipendenza dalle forniture russe, l’Italia beneficia dell’amicizia storica con l’Algeria, intessuta sin dalla guerra d’indipendenza. Va ricordato che Transmed porta simbolicamente il nome di Enrico Mattei, fondatore dell’Eni e difensore dell’indipendenza del popolo algerino.

La visita di Tebboune a Roma a maggio 2022 si è conclusa con la firma tra Eni e Sonatrach per lo sviluppo di giacimenti gasieri e la produzione di idrogeno verde, ed aumentare l’export di gas di 9 miliardi di metri cubi annui a partire da subito. Con l’Italia che punta a diventare un hub per il resto del continente.

National Oil Corporation libica e Nigeria

Sonatrach ha inoltre siglato un accordo con la National Oil Corporation libica per riprendere lo sfruttamento delle riserve petrolifere e gasiere ai confini tra i due Paesi, sospese dal 2014. Momento propizio per rilanciare il progetto di gasdotto ‘trans-sahariano’ di 4 mila chilometri che attraversi Nigeria (detentrice delle maggiori riserve di gas in Africa), Niger e Algeria, destinato a incanalare il gas verso l’Europa.

Rilancio economico e sociale algerino

A marzo il governo ha riproposto il progetto di investimento da 7 miliardi di dollari per lo sfruttamento dei fosfati, cofinanziato dai cinesi con la società mista Algerian Chinese Fertilizers Company. Anche la Francia cerca di riconquistare un ruolo nel mercato algerino dopo le accuse di Macron al sistema politico-militare algerino di godere di una «rendita della memoria» contro la reporeessiva colonizzazione francese, gettando dubbi sull’esistenza di una nazione algerina prima della Francia.

Da Macron coloniale allo ‘stile Mattei’

La visita di Macron a fine agosto 2022 ha iniziato lo scongelamento, assieme a diversi gesti simbolici sulla memoria coloniale, creando un clima accettabile per il rilancio della cooperazione. Parigi umile con accordi bilaterali in diversi settori: idrocarburi, energie rinnovabili, agroalimentare, insegnamento superiore, turismo. La domanda europea di gas rafforza il peso diplomatico del Paese tra Nord Africa e Sahel. Dossier regionali, principalmente Mali e Libia, ai quali Algeri si propone come mediatore affidabile per uscire dalle rispettive crisi interne che destabilizzano i vicini ormai da diversi anni.

Concorrenza spietata

Algeri ha buon margine di manovra per aumentare le forniture all’Europa attraverso gasdotti che non sono sfruttati al massimo delle capacità. Ma è lontana dal poter compensare le importazioni europee dalla Russia, circa il quintuplo di quelle dall’Algeria prima della guerra. L’incremento produttivo necessario comporterebbe investimenti colossali per sviluppare le infrastrutture energetiche. Inoltre, ci sono concorrenti potenti, come Stati Uniti, Qatar, Iran, Israele. Lo stesso rivale marocchino fa concorrenza, proponendo alla Nigeria un progetto simile a quello algerino, per estendere il gasdotto dell’Africa occidentale all’Europa.

Questione Sahara Occidentale

Irrisolta la questione del Sahara Occidentale col Marocco. Algeri, storica sostenitrice del Fronte Polisario che chiede un referendum per l’autodeterminazione del popolo saharawi, e il Marocco che in questi anni ha ottenuto il riconoscimento della sovranità sul Sahara Occidentale da parte di diversi paesi arabi e africani, e dall’americano Trump in cambio della normalizzazione dei rapporti tra Rabat e Israele. Queste tensioni hanno colpito le relazioni tra Algeri e Madrid, col primo ministro spagnolo Pedro Sánchez in favore della posizione marocchina e l’Algeria che ha sospeso il ‘Trattato d’amicizia, buon vicinato e cooperazione’ del 2002.

Algeri e Mosca

Il conflitto ucraino e i rapporti tra Algeri e Mosca, in particolare nel campo degli armamenti (la Russia fornisce il 67% dell’import bellico). Dall’inizio della guerra, l’Algeria ha preferito tenersi in disparte dalle tensioni tra russi e occidentali e si è astenuta nella votazione all’Onu sulla condanna dell’offensiva russa. Ha resistito alle pressioni degli occidentali ma se i combattimenti dovessero durare ancora a lungo gli Stati Uniti e gli altri paesi occidentali potrebbero indurire la pressione affinché Algeri si distanzi da Mosca.

Algeria all’incrocio fra tre continenti

Algeria all’incrocio fra tre continenti, ricca di risorse energetiche e minerarie, dispone di punti di forza geopolitici innegabili. Lo Stato algerino –conclude l’analista Brahim Oumansour-  deve ora trarre importanti lezioni dalla crisi sanitaria e dalla guerra d’Ucraina per comprendere quanto sia urgente sviluppare l’agricoltura per ridurre la dipendenza alimentare e per sottrarre il paese dalla dipendenza dagli idrocarburi e dalla sua vulnerabilità sui mercati mondiali.

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