
«In un raro consesso a porte chiuse, Pechino ha celebrato i successi delle attività dei propri apparati di sicurezza. E promesso di potenziarne le operazioni, in linea con i piani di lungo periodo della Cina», segnala su Limes Giorgio Cuscito. E scopriamo che gli apparati di sicurezza della Repubblica Popolare Cinese stanno acquisendo un ruolo sempre più evidente nei progetti geopolitici del presidente Xi Jinping. Con dettagli di non poco conto e nuovi equilibri tra gli ingranaggi dello Stato profondo.
Nuovi rapporti di forza tra l’Esercito popolare di liberazione (Epl), il Ministero della Sicurezza Pubblica (Msp), incaricato dell’intelligence domestica, e il Ministero della Sicurezza dello Stato (Mss). Apparentemente a vantaggio di quest’ultimo, incaricato delle attività di intelligence all’estero (la nostra Aise). Tutelare gli interessi della Cina lontano dai propri confini nella cornice della ‘globalizzazione con caratteristiche cinesi’ immaginata da Xi.
Ed ecco un simbolica e poco pubblicizzata ‘Conferenza di encomio’ al ‘sistema di sicurezza nazionale’ tenuta a Pechino il 14 luglio, quarantesimo anniversario della fondazione proprio dell’Mss. Secondo il resoconto ufficiale, il segretario del comitato centrale del Partito comunista per le Questioni politiche e legali (organo che presiede tutte le attività di intelligence e polizia) Chen Wenqing, e il capo dell’Mss, Chen Yixin, (appartenenti alla cordata di Xi) hanno celebrato i risultati conseguiti dagli apparati nei «fronti sotto copertura». Si tratta di una iniziativa piuttosto rara.
Contemporaneamente, il governo ha divulgato un video intitolato ‘you wo’ (‘con me’, ‘sono qui’, ‘prendimi’, la traduzioni possibili) che racconta di alcuni dossier di intelligence caldi per Pechino e ripercorre eventi storici in cui sono stati coinvolti i servizi segreti. Per esempio la restituzione di Hong Kong dal Regno Unito alla Cina nel 1997, considerata da quest’ultima come un significativo passo in avanti nel recupero della sovranità su territori sottratti dalle potenze straniere durante il «secolo delle umiliazioni» intercorso tra le guerre dell’Oppio e la fondazione della Repubblica Popolare. Recupero che dovrebbe culminare con la riunificazione di Taiwan.
Il video menziona anche le Olimpiadi del 2008, 2019 e 2021. Le prime hanno rappresentato una sfida in termini organizzativi, di preservazione della stabilità domestica e di tutela dell’immagine della Cina. Erano gli anni in cui l’Msp allestiva lo «Scudo dorato» (il suo sistema di sorveglianza digitale) e l’assimilazione dei tibetani e degli uiguri erano particolarmente criticate in Occidente. Per inciso, poco dopo, tra il 2010 e il 2012, l’Mss avrebbe compiuto una delle sue operazioni più significative smantellando una rete operativa della Cia in Cina. La vicenda è stata resa nota dai media occidentali solo nel 2017.
Poi il filmato sulle proteste hongkonghesi degli ultimi anni. La pellicola mostra un’ombra il cui profilo ricorda quello dello zio Sam, collaborare con i manifestanti. Quindi lascia intendere che il malcontento locale emerso dal 2014 in poi sia stato alimentato dagli Stati Uniti. Malcontento a cui Pechino ha replicato usando la forza e introducendo sul posto la legge sulla sicurezza nazionale, la quale dal 2020 poi ha permesso la presenza ufficiale delle agenzie dello ‘Stato profondo’ nel ‘Porto Profumato’.
Dettaglio, da questo 20 luglio Dong Jingwei, ex viceministro dell’Msp (la nostra Aisi), è a capo dell’ufficio per la sicurezza a Hong Kong.
Nel video, risalto anche alla restituzione nel 2021 di Meng Wanzhou, manager di Huawei e figlia del suo fondatore, fermata dal Canada su richiesta americana nel 2018. Dopo che Meng è tornata in patria, Pechino ha rilasciato i due canadesi Michael Kovrig e Michael Spavor accusati di spionaggio quello stesso anno. La vicenda, ha segnato profondamente i rapporti tra Pechino e Ottawa, sino ad un teso scambio di battute tra Xi e il primo ministro canadese Justin Trudeau al G20 di Bali. Huawei è uno degli attori che guida la sfida cinese all’America nel campo dell’Internet 5G e dell’intelligenza artificiale.
Il filmato fa riferimento anche a Yang Zhiyuan, uno dei fondatori del Partito nazionale taiwanese, arrestato nell’agosto 2022 nella Cina continentale, accusato di sostenere il separatismo e l’indipendenza di Taiwan. La citazione serve a trasmettere la fermezza di Pechino contro chi viola il principio «Una Cina», che dal 1992 regge il precario equilibrio con Taipei. Si tratta di uno degli argomenti più delicati per Xi, che considera l’unificazione con l’isola fondamentale politicamente e militarmente.
Dal 2015 Pechino ha introdotto oltre 20 leggi dedicate alla sicurezza nazionale, e non solo per Hong Kong. Centrali tra tutte la ‘cibersicurezza’, le ‘relazioni estere’ e il ‘controspionaggio’. Particolare a riforma proprio della difesa dallo spionaggio avversario avvenuta a inizio luglio, che estende la definizione di spionaggio al «trasferimento di qualsiasi documento, dato, materiale o strumento collegato alla sicurezza nazionale cinese». Esempi pratici le recenti ispezioni a società di consulenza quali Capvision (cinese), Mintz Group e Bain & Company (americane), accusate di trasferire informazioni sensibili ad attori stranieri.
Di interesse diretto anche di casa nostra, la rete di «stazioni di polizia d’oltremare» in oltre 53 paesi (Italia inclusa) particolarmente significativi per la diaspora cinese.
La riforma dell’Epl lanciata nel 2015. Secondo Limes, «Essa non ha solo modernizzato le Forze armate e – sulla carta – depotenziato il ruolo dell’Esercito a beneficio della Marina. Ha anche determinato la nascita della Forza di supporto strategico, nella quale sono confluite attività di raccolta informativa tecnologica prima svolte da altre unità». E siamo nuovamente all’intelligence.
Come nelle nuove vie della seta, pensate per potenziare la presenza politica, economica, culturale e tecnologica della Repubblica Popolare all’estero e per far fronte all’inasprimento della competizione con gli Stati Uniti e i loro alleati. Come tutti in tutte le maniere possibili.