L’altro ieri, il Consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha dovuto convocare di gran corsa, alla Casa Bianca, ben 20 senatori Democratici «in ribollente disaccordo con il Presidente, di cui non approvano la politica di cieco appoggio a Netanyahu», scrive il New York Times. I rivoltosi perentori e chiari, a quanto viene riferito: «Hanno espresso preoccupazione su come Israele ‘potrebbe utilizzare’ (stia utilizzando) ‘l’assistenza statunitense’ (gli armamenti) sul campo di battaglia». Molti degli stessi democratici hanno avvertito i loro colleghi che «qualsiasi pacchetto di aiuti a Israele dovrà aumentare l’assistenza umanitaria a Gaza e garantire che Tel Aviv faccia di più per evitare vittime civili».
Il folto gruppo di dissidenti è guidato dal senatore Chris Van Hollen, del Maryland, che già qualche settimana fa aveva messo in guardia la Casa Bianca, inviando una lettera-aperta, controfirmata addirittura dalla metà dei componenti del vertice senatoriale democratico. Nel messaggio spedito a Biden, un vero e proprio avvertimento, si chiedeva che le armi fornite dagli Stati Uniti a Israele «fossero utilizzate secondo le norme del diritto internazionale». Dunque, «mentre il Congresso valuta gli aiuti da concedere a Israele – scrive il giornale americano – alcuni Democratici vogliono che siano introdotti dei vincoli».
Un colpo duro per le strategie sui fronti di guerra aperti messe assieme dalla Casa Bianca. Biden, con uno scaltro artificio contabile, aveva legato gli stanziamenti indirizzati a Israele, a quelli destinati (ben 61 miliardi di dollari) all’Ucraina. I miliardi a Israele a facilitare quelli ormai discussi destinati alla voragine Ucraina. Ma se salta il consenso proprio attorno a Israele, salta tutto il meccanismo. E già i Repubblicani, capito il gioco di prestigio, sono sul piede di guerra, pronti ad affossare i piani della Casa Bianca per quanto riguarda Kiev, e ora quelli derivanti dalle arroganze bellicistiche di Netanyahu. Il lungo reportage del NYT dice che, storicamente, è la prima volta che uno stanziamento a favore di Israele viene così apertamente messo in discussione. E chiarisce, qualora ci fossero ancora dubbi, che «mentre il bilancio delle vittime civili è aumentato vertiginosamente, un numero crescente di Democratici esprime preoccupazione su come verranno utilizzati i dollari americani».
Già martedì prossimo, alla ripresa dei lavori in Senato, si prevede una vera e propria resa dei conti. Sarà un vero caos geopolitico-budgetario, che coinvolge Israele, Ucraina, le crescenti tensioni tra Repubblicani e Democratici e le spaccature dentro i singoli partiti. E, naturalmente, sullo sfondo si agitano, incombenti, le prossime elezioni presidenziali 2024. Anche se, bisogna sottolinearlo, nessuno nel Congresso americano si sogna di tagliare manco un dollaro dai fondi destinati a Israele. I Repubblicani fanno muro e lo stesso leader dei senatori Democratici, Chuck Schumer, ha detto che Netanyahu può dormire sonni tranquilli: i soldi gli arriveranno.
Resta da capire, dice il senatore del Vermont Peter Welch, che se ne fanno gli israeliani, come ‘autodifesa’, delle bombe da una tonnellata da sganciare su Gaza. Possibile qualche ‘piccolo vincolo’, sull’utilizzo delle armi acquistate con i fondi Usa.
Ma da cosa nascono le rivolte nel Partito Democratico? Probabilmente, Biden è molto più in difficoltà di quanto si potesse pensare. E i ‘polls’ che indicano il sorpasso di Trump dicono una parte della verità. L’altra parte la raccontano le analisi disaggregate degli orientamenti sondati: ultimamente il Presidente ‘perde pezzi’, soprattutto tra i giovani, i neri e gli ispanici. Quindi, il pensiero di molti esponenti ‘liberal’, dello Stato maggiore del Partito Democratico è rivolto alla ‘eterna irrisolta’ e boicottata questione palestinese da parte di Israele a cui gli Stati Uniti hanno sempre dato copertura.
All’inizio, dopo gli eccidi di Hamas, la condanna e la solidarietà con Israele erano totali. Poi qualcosa, lentamente, è cambiato. Sono cominciati i distinguo sull’ammontare delle vittime civili di Gaza. Secondo un numero crescente di Democratici di sinistra (tra cui Bernie Sanders e la Ocasio Cortez) l’operazione di ‘autodifesa’ di Netanyahu ha sfondato tutte le barriere, del diritto internazionale e di quello umanitario. E proprio la totale copertura offertagli da Biden, sta facendo perdere a quest’ultimo quella fetta di elettorato progressista che lo ha portato alla Casa Bianca.
Non è ancora la richiesta di un ‘cessate il fuoco’ vero nella Striscia di Gaza che molti sollecitano, ma l’ultimissima dichiarazione di Biden è la cosa che più le si avvicina fino ad ora. «Continuare la guerra è dare ad Hamas ciò che vuole – ha scritto Biden su X – Continuare sulla strada del terrore, della violenza, degli omicidi e della guerra significa dare a Hamas ciò che cerca. Non possiamo farlo. Hamas ha scatenato un attacco terroristico perché non teme altro che israeliani e palestinesi vivano fianco a fianco in pace». Senza dirlo direttamente, ‘Netanyahu fermati’.