Ieri pomeriggio sul canale ufficiale del ministero della difesa ucraino su Twitter è apparso il messaggio «F-16 for Ukraine!». Neanche tre giorni dall’annuncio di Germania e Stati uniti sulle forniture di carri armati all’Ucraina, che il governo di Zelensky ha già iniziato un’altra campagna mediatica per i cacciabombardieri. «La paura, inutile nasconderlo, nasce dal fatto che per la prima volta tale richiesta non è ignorata», annota Sabato Angieri sul Manifesto. Il famoso «rischio di escalation» che ormai sembra definitivamente entrato nel campo delle possibilità, non solo per i pessimisti. E per la prima volta si sentono anche accuse alla Russia di aver iniziato una guerra contro la Nato, e questo stupisce e preoccupa ulteriormente.
Il segretario generale dell’Alto commissario per esteri e sicurezza Ue, l’italiano Stefano Sannino, in una occasione diplomatica ha accusato la Russia di aver portato la sua guerra contro l’Ucraina a «un altro stadio costringendo Germania e Stati Uniti a inviare carri armati avanzati all’Ucraina». Sempre secondo il diplomatico, il presidente Vladimir Putin sarebbe passato «dal concetto di operazione speciale al concetto di guerra contro la Nato e l’Occidente». Affermazione decisamente audace in cui la politica litiga con la logica, a meno di non considerare l’Ucraina come parte dell’Occidente già da prima del conflitto iniziato il 24 febbraio scorso.
Almeno finora, la Nato non sembrava proprio aver voglia di iniziare una guerra a tutto campo contro la Russia. C’è voluto un anno per far decidere a due dei leader della Nato e dell’Ue l’invio di carri armati a Kiev. Quesito da porci già da adesso, prima che la politica sempre un po’ ipocrita e bugiarda, si decida ad informarci correttamente. Stando all’ufficialità di mesi e mesi di dichiarazioni, gli aerei non sono ‘neanche contemplati nelle possibili forniture militari’. «Il cancelliere tedesco ha già detto nel Bundestag molto chiaramente che fin dall’inizio si è spiegato che i caccia non sono in gioco», garantisce la portavoce del governo tedesco. Salvo che Schulz, assieme a noi, non sia stato preso in giro.
Certo sorprende sentire l’amministrazione Biden che ora dichiara di «non essere sorpresa dalla richiesta ucraina di cacciabombardieri e di velivoli in generale». Secondo il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, al momento «non ci sono annunci da fare ma siamo in costanti conversazioni e discussioni con gli ucraini riguardo alle loro necessità». Detta più chiaramente, «Noi stiamo decidendo». Poi lo diranno anche a Scholz e a tutti noi. Intanto il portavoce dell’aviazione militare di Kiev, Yuri Ignat, dichiara, che ci vorrebbero/vorranno circa 6 mesi per addestrare i piloti ucraini a combattere sugli F-16 americani. I sei mesi prima di avere a disposizione i carri armati promessi. Ma forse siamo noi maliziosamente impauriti.
«Qual è l’obiettivo della Nato? Impedire una vittoria russa oppure sconfiggerla e aiutare l’Ucraina a vincere? Nel primo caso la guerra dovrebbe essere portata avanti solo fino a quando Mosca accetterà un accordo. Nel secondo significa dare a Kiev armi per liberare i territori: ma che debba essere l’Ucraina a decidere appare un esercizio retorico dei politici occidentali. Sono solo canzonette. O qui finisce male, come canta Bennato».