Quei razzi di Kim finiti a Kiev e sempre più armi Usa a Taiwan

In attesa della diplomazia, si muovono solo armi: «Da occidente a oriente e in senso opposto, anche se non sempre finiscono nelle mani di chi ci si attende. È il caso di alcuni razzi della Corea del Nord utilizzati dall’esercito ucraino», segnala Lorenzo Lamperti da Taiwan sul Manifesto, e la cosa si fa decisamente curiosa. La armi Usa a Taiwan non fanno quasi notizia, salvo dettagli di cui diremo. Ma i razzi di Kim finiti a Kiev?

 

I razzi di Kim finiti agli ucraini

Secondo il Financial Times, si tratta di armi sequestrate da una nave di un ‘Paese amico’ –amico occidentale-, prima di essere consegnate a Kiev. Soldati ucraini che equipaggiano sistemi di razzi a lancio multiplo vicino a Bakhmut hanno mostrato le armi nordcoreane. Lecito pensare che i razzi avrebbero dovuto arrivare a Mosca, che si è sempre sospettato possa aver ricevuto rifornimenti nordcoreani di munizioni. Sappiamo per certo con foto di copertina del ministro della difesa russo Sergei Shoigu in visita a Pyongyang per le celebrazioni del 70esimo anniversario dell’armistizio della guerra di Corea. Un viaggio che secondo il segretario di Stato americano Antony Blinken sarebbe servito anche a ottenere armi. Shoigu e Kim Jong-un si sono visti due volte e hanno espresso la volontà di «rafforzare la cooperazione militare».

Armi Usa sul fronte anti cinese

Dubbi sulle armi coreane, certezza su quelle Usa verso Taipei. Con una prima assoluta di Washington a preoccupare ancora di più: «Finora solo vendite, adesso aiuti militari da 345 milioni di dollari in droni, armi leggere e sistemi di difesa aerea». La Casa Bianca ha annunciato il primo storico invio di aiuti militari (345 milioni di dollari) grazie alla ‘Presidential Drawdown Authority’, la stessa autorità che Joe Biden ha usato a più riprese per l’Ucraina. Altra guerra in vista? per le modalità non sono d’emergenza come per Kiev, ma è in ogni caso una primizia preoccupante da quando Washington ha interrotto i rapporti diplomatici ufficiali con Taipei nel 1979, riconoscendo l’esistenza di una sola Cina.

Armi a Taiwan-Formosa contro Pechino

Da allora -diplomazia va e vieni-, sono sempre state effettuate vendite armi americane, l’ultima da 440 milioni solo poche settimane fa. Ma Taiwan spesso e volentieri ha lamentato ritardi nelle consegne, segnala Lamperti dall’isola: «secondo la repubblicana Young Kim, ci sarebbe addirittura un arretrato di 21 miliardi di armi già pagate ma non consegnate». Tra cui i droni ‘SeaGuardian’, che non dovrebbero essere previsti anche nel ‘nuovo pacchetto’ in cui sarebbero inclusi sistemi di difesa aerea, munizioni per armi leggere, sostegno alla formazione e quattro droni da ricognizione.

Salto di qualità

«Se non sul tipo di armi, il salto di qualità è nel modo in cui queste verranno inviate», anche se non è uno sviluppo imprevisto. Nel bilancio 2023, il Congresso Usa ha autorizzato fino a un miliardo di dollari di aiuti per Taipei. Pechino aveva criticato già allora. E nei giorni scorsi il ministero della difesa ha parlato di «atti dolosi che danneggiano seriamente la sicurezza nazionale della Cina e sono una minaccia per la pace». Lecito attendersi nuove tensioni e manovre militari sullo Stretto, anche in corrispondenza del doppio passaggio negli Stati uniti del vicepresidente taiwanese Lai Ching-te.

Il viaggio disturba politicamente Pechino perché proprio Lai Ching-te è il candidato a lei più ostile alle presidenziali del 2024.

Esercitazioni Han Kuang

Nei giorni scorsi, si sono svolte a Taiwan le esercitazioni annuali Han Kuang, per testare la capacità di reazione militare e civile di fronte a un ipotetico attacco. Per la prima volta sono stati impiegati anche gli aeroporti civili, compreso quello internazionale di Taoyuan. Tra le urgenze, per i funzionari taiwanesi c’è dotarsi di un sistema satellitare: non ‘Starlink’, vista la sfiducia meritata verso Elon Musk. Secondo il South China Morning Post, si starebbe trattando l’acquisizione del sistema di comunicazioni tattiche ‘Link 22’, dotato di tecnologie Nato.

Nel frattempo è partito per gli Usa Terry Gou. «Andrò a convincere i falchi a non trasformare Taiwan nella prossima Ucraina», ha detto il patron della Foxconn, primo fornitore di iPhone per Apple. In molti a Taipei sono convinti che Gou si candiderà alle elezioni contro Lai, magari in tandem con l’ex sindaco Ko Wen-je.

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